“It’s the start of a new era for
Ecuadorean oil. In this new era, first comes care for the environment and
second responsibility for the communities and the economy, for
the Ecuadorean people”
Jorge Glasvice vicepresidente dell’Ecuador
.
Fa male al
cuore. In Ecuador, nel cuore della foresta amazzonica hanno iniziato a
trivellare. Per ora saranno 3.000 barili al giorno. Nel 2022 si arriverà a 300.000.
Siamo a Tiputini C, il primo di duecento pozzi di petrolio
programmati al confine con l’area ITT (Ishpingo, Tambococha, Tiputini) e
dentro nel parco nazionale dell’Ecuador Yasuni a pochi chilometri dal confine
con il Perù. Lo Yasuni è una biosfera
in teoria protetta dall’Unesco con una grande biodiversità fatta di
numerose specie di uccelli, anfibi, insetti e alberi. Secondo Amazon Watch ci
sono qui in un ettaro più specie che in tutti gli Usa e il Canada messi
assieme. Nello Yasuni ci sono specie che sono riuscite a sopravvivere dai
tempi glaciali.
Oltre alla flora e alla fauna, vivono qui i Tagaeri e
Taromenane, due popoli indigeni isolati dal resto
della “civiltà” o almeno quella civiltà che intendiamo noi. Si
programmano trivelle tutt’attorno il loro territorio, appunto l’area ITT.
Come sempre, l’inquinamento non conosce confini, e il fatto che si trivelli
dentro la foresta ma non direttamente dentro l’area ITT non è garanzia di
grande protezione ambientale. La foresta sarà danneggiata, l’inquinamento
arriverà in forma di aria o di acqua o di cibo contaminato anche dentro alla
zona ITT e i Tagaeri e i Taromenane sicuramente ne sentiranno le conseguenze.
Come sempre, il tuttapposto continua anche in Ecuador. Il governo dice che PetroAmazonas
userà trivelle orizzontali che seguiranno i più alti standard internazionali. Mmh.
Questa l’ho già sentita.
Il ministro delle trivelle Rafael Poveda dice che stanno ottimizzando le
risorse e le strategie per estrarre petrolio nel modo più sostenibile
possibile. Ma… non
avevano deciso di lasciare Yasuni libera dalle trivelle? Nel 2007 il
governo di Rafael Correa aveva chiesto 3.6 miliardi di dollari da vari governi
mondiali per un impegno a tenere il petrolio sottoterra. Si chiamava la
“Yasuni initiative” e era gestita dall’Onu, un modo
innovativo per non estrarre petrolio da zone sensibili. Pagamenti
internazionali in cambio di rispetto dell’ambiente.
Si calcola che sotto Yasuni ci siano 1,67 miliardi di barili di petrolio.
Il colpo di scena arriva nel 2013 quando lo stesso presidente Correa cambia
idea: secondo lui sono troppo pochi i fondi ricevuti dai
governi stranieri e il paese ha bisogno di denaro. E qui sta la logica: siccome
Chevron e Texaco hanno letterlmente devastato l’Ecuador con le trivelle senza
scrupoli nella foresta durante gli anni settanta, l’Ecuador è ora povero e
inquinato. In questo momento
dunque non hanno alcun modo di poter nè rimediare ai danni nè alla povertà,
e dunque l’unico metodo è … trivellare ancora!
Ci sono stati scontri, dimostrazioni, la richiesta di
un referendum, ma niente da fare. Credo anche che ci sia stata
pochissima pressione internazionale, e di questa faccenda dello Yasuni
trasformando in un campo petrolifero se ne sia parlato troppo poco. Il referendum che si
voleva indire non è riuscito neppure ad arrivare al quorum delle firme utili e
non c’è mai stato.
Eppure l’Ecuador parla bene. Hanno addirittura incluso i diritti della natura nella loro
costituzione, e finora erano stati presi a modello di nazione attenta
all’ambiente, specie dopo il massacro degli anni settanta.
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