domenica 31 maggio 2020

Il caporalato, il caporale e i protettori - Mimmia Fresu

A seconda dei periodi, nei campi occorre maggiore manodopera e occorre averla in tempi brevi; a questo compito provvede il caporale che rifornisce il committente di uomini e mezzi in tempi rapidissimi, andando all’alba a selezionare nei punti di ritrovo stabiliti decine di lavoratori per essere trasportati nei campi e poi riportarti indietro la sera.
Il caporale è un anello importante della catena dello sfruttamento, un’economia parallela al sistema del lavoro nero e dello sfruttamento della manodopera. Uno sfruttatore dentro il sistema di sfruttamento che prende soldi dall’azienda committente e anche dal singolo lavoratore.
Scrive la Flai-Cgil: “Un caporale è un parassita che vive del lavoro degli altri, ed è questo il vero business dell’immigrazione. Sono centinaia e migliaia di persone senza diritti che vivono a ridosso delle campagne, nelle bidonville, che si muovono di provincia in provincia seguendo le campagne di raccolta, nell’indifferenza generale perché fa comodo a tutti, anche all’economia del territorio.”
Un sistema che conviene a tutti, aziende e caporali, anche alla politica, gli unici che ci rimettono sono quelli che si rompono la schiena per 20 euro, dall’alba al tramonto, e le poche aziende oneste che devono fare i conti con la concorrenza sleale di chi risparmia sul costo della manodopera.
Seconda la Flai, il sistema del caporalato è un vero business: usano pullmini da 15-30 posti, fanno 4 o 5 viaggi al giorno compreso il ritorno, 15 euro a persona trasportata, per tre mesi. Quindi, 15 persone X 5 viaggi X 15 € fanno 1.125€ al giorno X 90 giorni= 100mila euro”. Da non trascurare che la platea degli schiavi si aggira sulle 450mila persone; da Sud a Nord, dai pomodori del Salento alle mele del Trentino.
Al netto della sottrazione dei diritti ai lavoratori e del danno erariale e contributivo del lavoro nero, il costo pagato dallo Stato per il caporalato è intorno a 3,5 miliardi di €.
È questa mafia, questa montagna di merda, per dirla con Peppino Impastato, con i cui metodi, nell’Italia del terzo millennio, sono organizzati mezzo milione di schiavi, cio che la destra – Salvini, Meloni e l’isteria sentita in parlamento della Gelmini, la cosiddetta destra moderata – intendono difendere col ricorso alla piazza, se necessario?
La legge 199 contro il caporalato è nata nel 2016, eppure, nell’epoca dei droni che scovano tra le vie della città chi viola i vincoli da coronavirus; dei satelliti intorno al globo capaci di leggere la targa dell’auto; i caporali operano indisturbati, nel reclutamento nei luoghi e ore a tutti noti, lungo tragitti che tutti conoscono, grazie alla copertura di una parte della politica complice e l’altra pusillanime, con i calzoni pisciati.
da qui

Nessun commento:

Posta un commento