L’Italia
si accorge finalmente dei suoi bambini tenuti da due mesi in una costrizione
casalinga forzata e con la prospettiva di restarci probabilmente fino a
settembre. Riaprire ai bambini in
maniera intelligente, pedagogica e sanitariamente sostenibile vuol dire evitare
di seguire idee eccentriche e creare le giuste alleanze fra mondo
della scuola, della pedagogia, dell’educazione e quello della salute, della
medicina e della sanità.
Si tratta di avviare un processo graduale che,
iniziando dall’estate, porti nel prossimo anno scolastico una maggior
competenza organizzativa ed educativa nel gestire la riapertura dei centri per
l’infanzia e di fatto anche delle scuole, specie quella Primaria.
Quali sono le necessità inderogabili e
urgenti dei nostri bambini piccoli, della fascia 1-7 anni? In
sintesi:
1.
Riaprire gli Asili Nido e le Scuole dell’Infanzia il più
presto possibile, a partire dal mese di giugno e per tutto luglio, come già
stanno opportunamente progettando alcuni Comuni e Regioni italiane.
2.
La
riapertura avviene sulla base della suddivisione
in piccoli gruppi di bambini (il numero va definito a seconda
dell’età, più sono piccoli più il numero è basso), usando gli spazi aperti
disponibili in ogni istituzione educativa italiana preposta alla prima infanzia
anche in considerazione del fatto che il clima del nostro Paese nei mesi di
giugno e luglio è assolutamente adatto alla didattica en plein air. Questo tipo di soluzione non necessita di
particolari interventi di restyling logistico in quanto le strutture all’aperto
di questi centri educativi sono già sufficientemente articolate in zone
protette dalla pioggia o dal sole e zone “sotto al cielo”. I
pasti possono essere serviti nell’ambiente esterno. Lo stesso vale per i
lettini della nanna pomeridiana. La fortuna di avere un clima mite va sfruttata
per dare modo ai bambini e alle bambine di poter finalmente ritrovare un loro
spazio organizzato, di gioco, di socialità in sicurezza e di gestione delle
proprie autonomie, tutte funzioni che rischiano di subire una compromissione,
se non un danno, nel momento in cui questa chiusura dovesse proseguire
ulteriormente.
3.
La frequenza dei bambini, sempre in
piccoli gruppi, può essere pensata non sulle 8 ore (come abitualmente avviene),
ma con una durata più limitata che va dalle 3 alle 5 ore.
4.
Sul
piano della sicurezza sanitaria, i bambini possono disporre di mascherine già a
partire dal compimento dei 4 anni. Se proposto adeguatamente, per loro può
rappresentare un puro e semplice gioco, mettendo in conto, da parte adulta, che questo gioco potrebbe avere qualche
inceppamento: sono bambini e una certa tolleranza è necessaria.
5.
Appare
assolutamente legittima e necessaria la misurazione
della temperatura corporea ai bambini che frequenteranno gli Asili Nido e le
Scuole dell’Infanzia. Va detto che questa operazione sarebbe
auspicabile, specie negli asili nido, anche a prescindere dalla presenza di
questo virus, onde evitare che bambini palesemente ammalati possano diffondere
contagi eccessivi fra i loro compagni.
6.
I
bambini devono lavarsi le mani con regolarità durante la frequenza scolastica,
anche questo può costituire un gioco, ben sappiamo quanto i bambini amino giocare con l’acqua,
cogliamo l’occasione per educarli a un corretto modo di lavarsi le mani.
7.
Educatrici ed educatori vanno tutelati in maniera
adeguata.
Occorre che usino le mascherine da togliere solo in determinati momenti proprio
per evitare un effetto di paura nei bambini (che rischiano di non riconoscere
il viso dell’educatrice stessa) unitamente a tutti gli altri dispositivi
igienico-sanitari attinenti il lavaggio delle mani e la sanificazione
dell’ambiente, secondo i protocolli che seguono anche le aziende che hanno
riaperto.
Tutte le
ricerche internazionali, ma specialmente quelle europee, hanno confermato la
scarsa infettività dei bambini a questo virus (Si veda ad esempio: Pecoraro L., I bambini ai tempi del COVID-19.
Rivista di Immunologia e Allergologia Pediatrica, 2020;34:2-3.) e, nel
caso ciò avvenga, i bambini, a parte rarissimi casi di bimbi già ammalati di
altre patologie, hanno manifestazioni sintomatiche più contenute di quelle
degli adulti. La questione, ripetutamente avanzata, che i bambini sarebbero
portatori sani, se non dei veri e propri untori involontari del mondo adulto,
rappresenta un’idea senza conferme cliniche.
Ricordiamo anche l’importanza dei Centri Estivi
sia per i bambini che per i ragazzi. Vanno predisposti rapidamente. Da
giugno in poi devono essere operativi. Le regole sanitarie sono quelle note.
Occorre piuttosto liberarsi dalle incertezze burocratiche, investire quanto
serve e partire con coraggio.
Riaprire ai bambini è una necessità
imprescindibile ormai acquisita anche dall’opinione pubblica. Superare
la trascuratezza subita dai più piccoli è un fatto di rispetto della loro vita,
della loro crescita e anche del nostro futuro perché loro lo rappresentano da
tutti i punti di vista.
Appello di
Daniele Novara, pedagogista e direttore CPP (maggio
2020)
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