domenica 23 dicembre 2018

La matematica degli ultimi - Alessandro Ghebreigziabiher




C’erano una volta leggere far di conto.
Ah, quanto erano importanti, essenziali e imprescindibili da ogni umano scopo, allora.
Eppure, quanto lo sono ancora oggi, malgrado l’acuto starnazzare là fuori, con tutto il dovuto rispetto per il volatile verso.
Leggi pure come il rumore della folla senza volto di quantità artificiosamente gonfiata.
Ecco, esatto, il gioco, ovvero il trucco è tutto là.
Le parole ingannevoli in una mano e i numeri fasulli nell’altra.
E celate nelle maniche di entrambe i sottovalutati cuore coscienza, dalla cui percezione nell’espressione altrui potresti avere la più attendibile macchina della verità mai esistita.
Nondimeno, leggere e far di conto, oggi sembrano superati.
Nel mondo attuale, tu guarda credi, agli slogan, certo, ma soprattutto ai loro, di numeri.
Dove una donna coraggiosa, Patricia Okoumou, la quale scalò la Statua della Libertà per protestare contro una nazione insensibile innanzi alla migrazione che è linfa stessa del suo esistere, diventa l’una, la sola, punita per educarne cento.

Il mondo dove i governi non si fanno eleggere più con le promesse, più o meno mantenute, bensì con il cuoricino di gradimento e la popolarità sottoscritta ancor prima di avere le dovute risposte, senza i quali né Salvini e tantomeno Di Maio avrebbero in mano il destino di un paese.

Da ciò, l’assurda, inquietante, eppur ormai dimostrata equazione: due, loro, moltiplicati per milioni di “mi piace” e “ti seguo” – giammai voti –uguale guidare sessanta milioni di persone.
Il mondo, altresì, dove inevitabilmente e per fortuna la politica infame contro i rifugiati e addirittura l’aborto ti porta a rimanere solo, magari con al fianco l’Ungheria, di fronte al resto, compatto delle Nazioni Unite.

Ciò nonostante, laddove quell’uno sia il più potente e temuto tra tutti, ecco che ogni calcolo può risultare irrisorio.
Se tutto ciò non bastasse, il mondo dove, ripetendo esattamente non il retto esempio, piuttosto uno tra i più atroci crimini del passato, le genti più fragili e bisognose di protezione e sostegno, come i bambini, vengono marchiati con dei numeri ignobili.

Ebbene, voi che contate sull’ineluttabilità delle vostre disumane formule, sappiate che dove il vostro avido occhio non può di certo arrivare esiste un’altra matematica.
Quella degli ultimi.
La storia lo racconta, la natura lo dimostra, questo è il nostro teorema.
Noi dividiamo lo zero che ci avete lasciato in parti uguali ed è così che diviene infinito.
Noi possiamo solo sottrarre, è vero, perché le somme le avete tutte voi, ma non siete in grado di immaginare quanto sia possibile sopravvivere alle privazioni.
Si chiama resistenza, è un assioma incorruttibile, ed è per questo che in ogni secolo fate l’errore di sottovalutarlo.
È così che ciò che per voi è poco, per noi diventa tutto.
Lentamente, certo, senza clamori, d’accordo.
Ma è così che ci riprendiamo il nostro.
Come fa la terra, così facciamo noi.
Come fiocchi di neve calpestata, costretti a un’esistenza ripida, inesorabilmente ci facciamo valanga.
Come granelli di polvere gettati nel vento, come tale torniamo indietro più forti di prima.
Come gocce di sangue martire, ci consoliamo a vicenda di ogni patimento.
Questo ci rende popolo reale, quello che voi non sarete mai.
C’erano una volta, quindi, leggere far di conto.
Ecco, verrà il giorno in cui
sarete obbligati ad allontanare lo sguardo dai sacri andamenti della borsa per vedere a occhio nudo e finalmente capire.
Cosa voglia davvero dire.
Essere in tanti


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