Gli euroburocrati che decidono il destino del popolo italiano pensano che italiane ed italiani siano soltanto carne da macello, al massimo cavie per esperimenti non autorizzati dalla gente, ma che comunque vanno in onda sulla nostra pelle di esseri socialmente disuniti.
Dopo aver affondato impunemente per decenni centinaia di navi dei veleni e migliaia di container zeppi di scarti pericolosi delle industrie tedesche, francesi, elvetiche, olandesi eccetera - sempre a Bruxelles si sono detti: perché scontentare Piemonte, Lazio, Campania e Basilicata, che si terranno per sempre le scorie. E non fare una sorpresa alla Sardegna?
«Il Deposito Nazionale sarà costituito da una struttura di superficie,
progettata sulla base degli standard IAEA e delle prassi internazionali,
destinata allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa
e media attività».
E’ quanto è scritto a pagina 30 dell’audizione Sogin Spa, ovvero «Atto del
Governo n° 58 (Gestione combustibile nucleare esaurito e rifiuti radioattivi)».
Dunque, la prima menzogna del Governo italiano è che non ci sarà un unico
deposito nazionale. Infatti, per i rifiuti nucleari più pericolosi, ad alta
attività o se preferite di terza categoria, è previsto un deposito di smaltimento
geologico, vale a dire, nelle profondità della terra.
In passato, lo Stato italiano ha nascosto una quantità consistente di scorie nucleari, ben 350 metri cubi provenienti dalla centrale atomica militare di Pisa (Camen, già Cresam infine Cisam) nella miniera di Pasquasia in Sicilia (chiusa inspiegabilmente, seppure produttiva), dove ha operato l’Enea per un esperimento in materia di confinamento di scorie nel sottosuolo.
In passato, lo Stato italiano ha nascosto una quantità consistente di scorie nucleari, ben 350 metri cubi provenienti dalla centrale atomica militare di Pisa (Camen, già Cresam infine Cisam) nella miniera di Pasquasia in Sicilia (chiusa inspiegabilmente, seppure produttiva), dove ha operato l’Enea per un esperimento in materia di confinamento di scorie nel sottosuolo.
E’ sufficiente esaminare il primo inventario nazionale sulla contabilità
nucleare redatto dall’Enea nel 2000 e successivamente dall’Apat, per appurare
che dei 700 metri cubi sfornati dal reattore RTS 1, gestito dallo Stato
Maggiore della Difesa, mancano oggi all’appello appunto 350 metri cubi.
I depositi di rifiuti nucleari realizzati recentemente dalla Sogin - a Trino,
Saluggia, Bosco Marengo, Borgo Sabotino, Garigliano, Trisaia - non
sono “confinamenti temporanei” o momentanei, anche se le autorità, gli esperti
di regime unitamente agli ambientalisti venduti al miglior offerente, lo
vogliono far credere a tutti gli ingenui. Il settimo deposito di superficie
sarà impiantato in Sardegna. "Tanto i sardi si vendono in cambio di
qualche posto di lavoro, e poi sono già imbottiti di scarti radioattivi che dai
vasti poligoni militari sono fluiti nel ciclo biologico", hanno
pianificato dall'alto quelli che comandano a casa nostra, beninteso per conto
terzi.
Altra menzogna di Stato: la quantità di scorie da allocare nel predetto
sito sardo. L’ultimo inventario nucleare dell’Apat tra rifiuti e combustibile
irraggiato, indica una quantità complessiva di 26.137 metri cubi.
La Sogin, invece, ne ha già stimato 90 mila metri cubi. Qual è la
reale provenienza di ben oltre 60 mila metri cubi di scorie atomiche? La
risposta è scontata: l’Europa.
Basta una semplice ricerca e due minuti di tempo per appurare che dietro le
due direttive Euratom (2009/71 – 2011/70) si nascondono nientedimeno che i
soliti profittatori internazionali. La Svizzera, ad esempio, non fa
parte dell'Unione europea, ma detta legge in materia di spazzatura nucleare,
dopo aver già inondato il nostro Paese, con la sua incontenibile immondizia
chimica e nucleare.
Agli scettici, a parte il decreto legislativo del 4 marzo 2014, emanato da
Napolitano, si raccomanda la lettura di un illuminante documento
dell’Enea stilato ad uso del Governo italiano, licenziato espressamente il 3
febbraio 2014 per le Commissioni riunite Ambiente e Industria Senato della
Repubblica si legge:
«All’art. 3 comma 6 vengono fissate le condizioni alle quali sono soggette
le spedizioni, importazioni ed esportazioni di rifiuti radioattivi e di
combustibile nucleare esaurito che possono essere smaltiti anche in Paesi Terzi
con i quali siano vigenti specifici accordi sotto l’egida della Comunità.
Infatti la Direttiva riconosce esplicitamente i possibili benefici di un
approccio “dual track”, tendente ad affiancare alla creazione di un deposito nazionale
anche un deposito geologico multinazionale condiviso, che possa essere incluso
nei programmi di gestione dei rifiuti radioattivi nei vari Paesi Europei. Per
quanto riguarda i rifiuti ad alta attività, l’ENEA aderisce all’Associazione
privata “ARIUS” (Association for Regional and International Underground
Storage, con sede in Svizzera) dalla sua creazione nel 2002, della quale ha
anche detenuto per qualche tempo la presidenza e partecipa ai lavori di ERDO-WG
(European Repository Development Organisation – Working Group). Tale gruppo ha
la proprietà del concetto di deposito consortile europeo condiviso per quelle
nazioni che, essendo dotate di modesti inventari di rifiuti nucleari,
troverebbero di difficile gestione ed antieconomica la collocazione di tali
materie in un deposito definitivo nazionale. La Direttiva, anche per il lavoro
di sensibilizzazione svolto da ARIUS presso la Commissione Europea, considera
questa opzione anche in caso di destinazione verso Paesi terzi esterni
all’Unione, previo accordo con la Comunità (Ch.1 Scope, Definitions and General
Principles, art.4, punto 4). Si ritiene necessario sottolineare che l’adesione
dell’Italia alla costituzione del consorzio ERDO (European Repository
Development Organisation) per lo sviluppo di un deposito geologico profondo
regionale condiviso in ambito europeo è una opzione importante sia dal punto di
vista politico, che dal punto di vista dell’accettabilità sociale; prevede una
strategia ed una decisione a livello istituzionale, anche alla luce di quanto
avvenuto in Italia con l’esito del referendum che ha, di fatto, sancito la
chiusura del programma nucleare nel nostro Paese e, quindi, il proprio
inventario dei rifiuti radioattivi rimarrà nei prossimi anni pressoché
stabile».
Esaminando una miriade di carte ufficiali (Governo, Sogin, Enea, Unione
Europea, Iaea) è facile rendersi conto che dietro a tutto si profila un unico
intento, mascherato a parole dalla sicurezza ambientale, vale a dire, il
profitto economico a tutti i costi quel che costi.
Dagli anni ’50 non è cambiato nulla, sempre a prendere ordini dagli “alleati” angloamericani. Nel 1959 ad Ispra in provincia di Varese, viene allestito il primo reattore nucleare (impianto di ricerca poi regalato all’Europa): è la premessa per la produzione di energia generata dall’atomo, senza valutare le conseguenze ambientali e sanitarie, sul territorio e da danno della popolazione. Così l’Italia eterodiretta per volere di Washington innalza le sue centrali in luoghi inidonei, con il fine certo di produrre energia elettrica, ma al contempo plutonio, utile per le bombe atomiche. Latina con il reattore a grafite e uranio. Trino Vercellese e Garigliano alimentate dall’uranio arricchito. Nel 1980 giunge anche Caorso, in mezzo al Po, un impianto che funziona con gli stesso combustibili del Garigliano. Nel frattempo, dal 1963 è attiva anche la centrale nucleare militare, ovviamente segreta del Camen, oggi Cisam, ed una miriade di reattore nucleari di ricerca: università di Palermo, Milano, Padova, Pavia. L’Italia non aveva e non ha una politica ecologica di smaltimento della spazzatura nucleare. Non a caso - attesta la banca dati internazionale Iaea - nel 1967 inabissa i primi 23 metri cubi di scorie nucleari, consentendo in seguito ad alcuni Stati europei che vanno per la maggiore (Germania, Francia, Svizzera, ad esempio) di inabissare nel Mediterraneo di tutto e di più.
Dagli anni ’50 non è cambiato nulla, sempre a prendere ordini dagli “alleati” angloamericani. Nel 1959 ad Ispra in provincia di Varese, viene allestito il primo reattore nucleare (impianto di ricerca poi regalato all’Europa): è la premessa per la produzione di energia generata dall’atomo, senza valutare le conseguenze ambientali e sanitarie, sul territorio e da danno della popolazione. Così l’Italia eterodiretta per volere di Washington innalza le sue centrali in luoghi inidonei, con il fine certo di produrre energia elettrica, ma al contempo plutonio, utile per le bombe atomiche. Latina con il reattore a grafite e uranio. Trino Vercellese e Garigliano alimentate dall’uranio arricchito. Nel 1980 giunge anche Caorso, in mezzo al Po, un impianto che funziona con gli stesso combustibili del Garigliano. Nel frattempo, dal 1963 è attiva anche la centrale nucleare militare, ovviamente segreta del Camen, oggi Cisam, ed una miriade di reattore nucleari di ricerca: università di Palermo, Milano, Padova, Pavia. L’Italia non aveva e non ha una politica ecologica di smaltimento della spazzatura nucleare. Non a caso - attesta la banca dati internazionale Iaea - nel 1967 inabissa i primi 23 metri cubi di scorie nucleari, consentendo in seguito ad alcuni Stati europei che vanno per la maggiore (Germania, Francia, Svizzera, ad esempio) di inabissare nel Mediterraneo di tutto e di più.
A metà degli anni '60 il Governo italiano realizza in Basilicata il primo
cimitero nucleare, mascherandolo con un centro di ricerca, prima del CNEN, poi
dell'ENEA. Alla Trisaia, a parte l'Itrec, ha operato attivamente l'Eni con una
fabbrica di combustibili nucleari in società con un'azienda del governo
inglese, ossia l'UKAEA. Le 86 barre dell'Elk River cedute da Washington - 20
soltanto riprocessate - sono ben altra cosa cosa, ovvero il ciclo uranio-torio.
L'Eni ai magistrati ha sempre negato la produzione di plutonio alla Trisaia. Ma
a luglio del 2013, in un'operazione quasi segreta, sono stati portati via da
questo centro atomico in Lucania, ben 20 chilogrammi di uranio e plutonio, poi
imbarcati su una nave diretta negli Stati Uniti d'America. Obama al recente
vertice europeo di fine marzo ha ringraziato i maggiordomi della repubblichetta
delle banane, per la cessione gratuita del materiale strategico. Appunto:
quanto plutonio è stato prodotto dalle 5 centrali nucleari italiane? A
proposito mister Napolitano, dove è finito?
Ma chi si è arricchito realmente con l'affarone dell'atomo nel belpaese?
Vediamo un pò: prevalentemente società nordamericane e inglesi: General
Electric, Westinghouse, Abb, Ukaea, Eni, Enel, Fiat. A pagare in
termini economici nonché di perdita di salute è soltanto la popolazione, che
non ha avuto benefici di alcun genere. Infatti l’attività di decomissioning viene
finanziata dall’ignaro contribuente italidiota attraverso la componente A 2
della tariffa elettrica (la bolletta della luce). Lo hanno stabilito il Decreto
interministeriale 26 gennaio 2000, la legge 83 del 2003 e il decreto
interministeriale 3 aprile 2006.
Nel 1999 lo Stato ha inventato la Sogin un eufemismo, il cosiddettodecommissioning,
inserendola nel portafoglio del ministero del tesoro. Nel 2010 la Corte dei
Conti ha bocciato la gestione Sogin, oggi in nettissimo ritardo sulla tabella
di marcia. In ogni caso, le ecomafie di Stati e le multinazionali del
crimine ringraziano lo Stato tricolore. Tanto pagano sempre i
"fessi". A proposito Matteo Renzi, che ne sarà della centrale
nucleare della Difesa, in riva al Tirreno in quel di Pisa?
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=CAMEN
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ENEA
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=ENI
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=NAVI+VELENI
http://sulatestagiannilannes.blogspot.it/search?q=la+spezia
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http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2011:199:0048:0056:IT:PDF
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:172:0018:0022:IT:PDF
http://www.world-nuclear.org/info/nuclear-fuel-cycle/nuclear-wastes/international-nuclear-waste-disposal-concepts/
http://www.fanr.gov.ae/En/MediaCentre/News/Pages/UAE-Nuclear-Regulator-hosts-Radioactive-Waste-Management-Workshop-for-the-Middle-East-and-North-Africa-.aspx
http://www.iaea.org/INPRO/4th_Dialogue_Forum/DAY_4_2_August-ready/3._-_Kickmaier_INPRO_Forum_Aug_2012.pdf
http://www.nirs.org/mononline/nm746_48.pdf
http://www.world-nuclear.org/info/Nuclear-Fuel-Cycle/Nuclear-Wastes/Radioactive-Waste-Management/
http://www.enea.it/it/produzione-scientifica/pdf-volumi/RDSSintesi200911I.pdf
http://www.arius-world.org/pages/pdf_2008/WM_08_paperSAPIERRCMcC.pdf
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http://www.arius-world.org/pages/pdf_2006_7/B-EurUP-March%202006.pdf
http://www.arius-world.org/pages/pdf_2006_7/D-Bulletin%20of%20Atomic%20Scientists%20publication-in%20Press.pdf
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http://www.arius-world.org/pages/pdfs_pub/Dubrovnik%202004%20SAPIERR.pdf
http://www.sapierr.net/
http://www.earth-prints.org/bitstream/2122/1142/1/Amorino-Quattrocchi.pdf
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Massi, un po di spazzatura se ci sta... perche' no?
RispondiEliminae poi, sottoterra, chi vede due sbarre di qualcosa?
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