L’apparenza è quella di una disputa
scientifica, ma a ben vedere ha risvolti molto politici. Nella prima settimana
dell’era di Donald Trump un’organizzazione scientifica degli Stati uniti,
l’American chemistry council (Consiglio americano della chimica) ha lanciato
una campagna contro una delle istituzioni scientifiche affiliate
all’Organizzazione mondiale della sanità. Si tratta dell’Agenzia internazionale
per la ricerca sul cancro, Iarc nell’acronimo in inglese.
Ed è un attacco senza mezzi
termini. “Le monografie della Iarc sono responsabili di infinite notizie
fuorvianti circa la sicurezza del cibo che mangiamo, i lavori che facciamo e i
prodotti che usiamo nelle nostre vite quotidiane”, ha dichiarato il presidente
dell’associazione statunitense, Cal Dooley, in un comunicato. Una delle
attività della Iarc, che ha sede a Lione in Francia, è infatti quella di
identificare le sostanze che possono provocare il cancro negli esseri umani:
composti chimici, farmaci, sostanze con cui veniamo in contatto nella
quotidianità o nella vita professionale o per stile di vita.
Per farlo, l’agenzia ha
sviluppato un metodo fondato sulla revisione sistematica delle informazioni
disponibili nella letteratura scientifica internazionale: quindi le sue
valutazioni si basano su un bacino estremamente ampio di dati e studi, rivisti
e valutati da un “gruppo di lavoro” e discusse in seminari interni.
Guardare chi è chi
Così, quando la Iarc pubblica una monografia su una certa sostanza, è l’esito di studi e revisioni durati mesi se non anni. E negli ultimi quarant’anni la Iarc ha individuato un migliaio di sostanze classificabili come “probabili” o “possibili” agenti cancerogeni. Ora però l’associazione statunitense accusa l’Agenzia internazionale di “persistenti deficienze scientifiche che provocano confusione e decisioni politiche male informate”.
Così, quando la Iarc pubblica una monografia su una certa sostanza, è l’esito di studi e revisioni durati mesi se non anni. E negli ultimi quarant’anni la Iarc ha individuato un migliaio di sostanze classificabili come “probabili” o “possibili” agenti cancerogeni. Ora però l’associazione statunitense accusa l’Agenzia internazionale di “persistenti deficienze scientifiche che provocano confusione e decisioni politiche male informate”.
Di fronte ad accuse così gravi
è sempre utile guardare chi è chi. L’American chemistry council è
un’organizzazione finanziata dall’industria chimica statunitense. E la sua
campagna ha tra l’altro un obiettivo preciso, che si chiama glifosato, un
erbicida tra i più diffusi sul mercato, brevettato negli anni settanta dalla
multinazionale statunitense Monsanto. Due anni fa la Iarc ha catalogato il glifosato
come sostanza “potenzialmente carcinogena”, cosa che in teoria dovrebbe portare
a vietarne o almeno limitarne la vendita e l’uso. Per il momento l’ente europeo
per la sicurezza del cibo (European food safety authority) si è limitato a
raccomandare ai paesi membri di limitare l’uso del glifosato (per esempio, nel
verde pubblico, giardini, scuole, campi sportivi), e l’Italia è per ora il solo
paese dove il governo ha accolto la raccomandazione e decretato limiti
molto stretti all’uso di glifosato.
Una decisione europea però
incombe, anche perché nel 2012 è scaduta l’autorizzazione al glifosato e ora si
procede per proroghe successive (l’ultima scadrà alla fine di quest’anno).
L’ente europeo aspetta tuttavia che l’Agenzia europea
per la chimica completi il suo studio sull’impatto del glifosato sulla salute
umana e sull’ambiente.
Dunque c’è una divergenza nelle
valutazioni dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro e dell’ente
europeo, su cui si è acceso un dibattito in ambito scientifico che ha coinvolto
studiosi ed epidemiologi (per esempio in commenti come questo). La posta in gioco sarà un
mercato multimiliardario, considerato che il glifosato è presente in circa 750
prodotti per l’agricoltura e per il giardinaggio. Un ampio fronte di
organizzazioni ambientaliste e per la salute ha lanciato una
raccolta di firme per chiedere che l’Unione europea metta al bando il glifosato.
Questo però significa anche che
la campagna dell’American chemistry council non è poi così innocente.
L’associazione statunitense ha addirittura lanciato un sito web per attaccare la Iarc (in cui riprende tra l’altro dichiarazioni
del capo dell’ente europeo per la sicurezza del cibo, Bernhard Url, il quale in
un’audizione al parlamento europeo, alla fine del 2015 aveva accusato l’Agenzia
di Lione di fare “una scienza da facebook” – anche allora a proposito del
glifosato). L’associazione americana chiede che gli Stati Uniti, principali
finanziatori della Iarc, taglino i loro fondi.
La Iarc ha risposto accusando
l’industria chimica di usate una tattica simile a quella usata dall’industria
del tabacco. Vale la pena di ricordare che tra gli sponsor dell’American
chemistry council si contano Bayer, DuPont e Monsanto, le maggiori aziende
chimiche mondiali. Come “scienza di parte” non c’è male.
(*) Ripreso dalla rivista
«Internazionale». Marina Forti ha un suo blog: www.terraterraonline.org/blog/ovvero «Terra Terra – cronache da un pianeta in bilico». (db)
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