Mai siamo stati importanti come adesso. Siamo
corteggiati dai Paesi e dalle agenzie umanitarie. Non ci fossimo bisognerebbe
inventarci di sana sabbia. Siamo diventati esportatori unici di frontiere, oro,
uranio, cocaina e gruppi armati. Ce l’abbiamo fatta. Abbiamo potuto ritagliarci un posto
nell’economia globale. Chi parla di sicurezza, terrorismo e controllo di
nefasti flussi migratori trova in noi un terreno propizio per accordi
‘vincenti’ di partenariato. Esportiamo crisi umanitarie permanenti, carestie
irregolari, desertificazioni ostinate, occasionali attentati e stato di urgenza
democratica. In poche parole ce la
mettiamo davvero tutta per dare una mano a chi non aspetta altro che darci una
mano. Il Sahel esporta materie prime, terre arabili, siccità e si offre
come zona a rischio per quasi tutto si possa sperare oggi. Facilitiamo il lavoro degli esperti, dei
giornalisti, dei media e non li priviamo, se non per tempi ridotti, di notizie
sulle catastrofi naturali e quelle dovute ai cambiamenti climatici. Quanto
alla geopolitica, poi, siamo ormai un terreno propizio per ricerche, rapporti,
documenti, studi e piani di aggiustamento strutturale.
Importiamo basi militari,
forze congiunte, formatori, consiglieri, esperti a tutto campo e, naturalmente,
droni armati. Consapevoli come siamo del nostro ruolo centrale nell’economia umanitaria,
facciamo del nostro meglio per chiunque voglia fare del bene al popolo. Le agenzie hanno inteso il messaggio e arrivano, si propongono e,
talvolta, implorano di poter far parte degli eletti all’aiuto, qualunque esso
sia. In denaro forse è meglio per tutti. La liquidità si addice al paesaggio
che soffre di perenne dipendenza dalle piogge. Ma non si rifiutano neppure beni
in natura e soprattutto mirati progetti di sviluppo inclusivo, con attenzione
particolare alle donne, vere locomotive dell’economia. Si importano idee democratiche, metodi
efficaci di controllo delle nascite, sistemi di governo e soprattutto le
strategie di conservazione del potere presidenziale. Libero corso alle idee liberali e ai rigurgiti dei
fondamentalismi religiosi controllati e filtrati dalle apposite agenzie che non
funzionano.
Non ci facciamo mancare
nulla. Rifugiati dai Paesi vicini, centri di accoglienza e di mirato
smistamento migranti, seminari di formazione e di capacitazione in ogni settore
possibile e immaginabile. Esportiamo cipolle e polvere di ottima qualità.
Della sabbia manco a parlarne, appare e scompare in ogni trattativa sulle
strade, negli uffici col condizionatore e nelle pieghe dei pochi contratti di
lavoro a tempo pieno. Facciamo
nostri i poveri e la povertà. Cerchiamo di presentare quest’ultima in modo da
renderla attraente per il mercato, altamente concorrenziale, dei fondi
fiduciari di urgenza. Le stagioni dell’anno e della vita sono un settore
interessante per le compagnie telefoniche. Esportiamo, con ottimi
risultati, dividendi demografici unici al mondo, segno della salute
riproduttiva del popolo. Facilitiamo la realizzazione delle profezie sulle
inondazioni.
Era stato predetto un anno
complicato, con possibili decessi e migliaia di senzatetto. Detto e fatto. Un
recente comunicato dell’Ufficio di Coordinamento per gli Affari Umanitari lo
conferma. Morti e sfollati come previsto, in
particolare ad Agadez, città riconosciuta come patrimonio mondiale dell’Unesco.
Non di soli migranti si vive o si muore ma anche di inondazioni annunciate,
programmate e infine realizzate. Difficile non essere riconoscenti alle
popolazioni per la loro collaborazione.
Importiamo americani, tedeschi,
indiani, italiani, ponti e raffinerie di petrolio chiavi in mano ai cinesi.
Quanto ai francesi si sentono come a casa loro per via della colonia permanente
e attualizzata. Importiamo macchine usate e abbandonate dall’Europa tramite i
porti della costa e il deserto libico. Facciamo spazio alle compagnie
minerarie, alle multinazionali delle sementi e alle banche di credito in
generale. Le ultime ideologie di grido e le grandi
narrazioni sono ben accette e poi accantonate per lasciare posto alle promesse
dei politici. Importiamo sistemi la cui provata efficacia non supera una
stagione. Quanto a Dio non ha concorrenti di rilievo. Sa che, per Lui, meglio
del Sahel non potrebbe trovare per passare il tempo.
Nessun commento:
Posta un commento