Quarantaquattro container che contengono tonnellate di
triplo concentrato di pomodoro della Cina: il convoglio è in arrivo entro fine
marzo da Urumqi, capitale della regione autonoma dello Xinjiang. È la prima
volta che si sperimenta questa tratta dall’Estremo Oriente e molti si
preoccupano: è a rischio la leadership del pomodoro italiano che tante imprese
(e tante eccellenze gastronomiche come la pizza) manda avanti nel Sud Italia e
non solo?
Un treno merci intero, con 44 container pieni di triplo
concentrato di pomodoro cinese e destinato a Napoli. La città della pummarola e
della pizza difesa contro tutto e tutti, perfino contro uno chef stellato come
Carlo Cracco, nulla ha potuto e può contro la globalizzazione estrema: il
convoglio, partito il 26 febbraio scorso da Urumqi, capitale della regione
autonoma dello Xinjiang, entro la fine del mese di marzo sarà all'ombra del
Vesuvio, dopo circa 25 giorni di viaggio. La pasta di pomodoro made in China
attraverserà Kazakhstan, Mar Caspio, Azerbaijian, Georgia. Poi finirà in una
nave container sul Mar Nero e via, verso il capoluogo della Campania. È la
nuova rotta che tanto piace a chi dalla Cina importa non solo conserva di pummarola ma
ogni tipo di prodotto, da quelli elettronici a quelli meccanici, dagli
oggettini rifiniti ai manufatti da lavorare in Europa. I diecimila e più
chilometri di viaggio del ‘treno rosso' segneranno un milestone: Napoli
per la prima volta vedrà approdare un carico sulla rotta da Urumqi, operata
dalla Xinjiang Xintie International Logistics Company. Una linea di
approvvigionamento che potenzialmente potrebbe funzionare anche al
contrario ma – come spiega Il Sole 24 Ore – nella tratta inversa, ovvero dal
Vecchio Continente all'Estremo Oriente, la nuova Via della Seta non è
così florida: i treni tornano a casa quasi vuoti.
Coldiretti a più riprese ha lanciato l'allarme sul rischio
che il pomodoro cinese possa spodestare l'Italia da una leadership consolidata
nel tempo. Il nostro Paese con 5,2 milioni di tonnellate di pomodoro
è il secondo trasformatore mondiale dopo gli Usa e rappresenta il 14%
della produzione mondiale e il 49% del trasformato europeo, con un fatturato
totale di oltre 3,1 miliardi di euro; la Cina ad oggi annovera 5,15 milioni di
tonnellate trasformate all'anno.
Con questi numeri perché l'Italia deve importare
concentrato di pomodoro dalla Cina? Secondo quanto riferito da
Aincav, Associazione nazionale industriali conserve alimentari
vegetali, quello acquistato in Cina viene ritrasformato e riesportato
fuori dalla Ue. Pelata e passata di pomodoro che mangiamo in Italia, in
particolare al Sud e che usiamo per la pizza sono italiani, spiegano gli
imprenditori del settore: «Rappresentano il 98,5% del pomodoro che arriva sulle
nostre tavole, ed è tutto italiano. Il consumo italiano di concentrato di
pomodoro è pari a poco più dell’1,5% del mercato dei derivati del pomodoro».
Sarà sicuramente così, ma il fronte dei preoccupati raccoglie sempre più consensi:
tra loro ci sono anche pizzaiuoli e chef che tengono alta la bandiera del made
in Italy e della tradizione nel mondo.
da qui
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