E’ questo il terzo anno consecutivo di siccità
per l’isola. Una siccità che perdura quasi senza tregua. Questo inverno, a dire
il vero, ha piovuto per un po’, e ha pure nevicato; un sospiro di sollievo lo
abbiamo pure tirato. Ma poi di nuovo sole, e bel tempo, si fa per dire. La
vegetazione, nelle aree costiere, ha iniziato ad ingiallire precocemente, e lo
sguardo dell’allevatore, vicino alla fonte con il rigagnolo sempre più sottile,
si è fatto preoccupato. In realtà questa siccità riguarda un po’ tutta
l’Europa. Non sappiamo quanto esso sia un fenomeno ciclico o sia stata
favorito, comunque, nella sua ciclicità, dai cambiamenti climatici, in
particolare dall’innalzamento delle temperature.
Agricoltura e allevamento stanno soffrendo parecchio questa calamità, gli invasi sono vuoti. Ma la vita continua, nelle città. Le riserve idriche ci consentono, oggi, di non accorgerci di questa disgrazia che colpisce un comparto economico così importante, e anzi di godere delle belle giornate di sole. Di tanto in tanto si raccoglie qualche animaletto selvatico stremato o ucciso dalla mancanza di acqua, e questo fatto un po’ risveglia il buon cuore degli umani, ormai abituati a stare lontano dagli affari dei campi e della natura.
Così come gli incendi risultano anticipati di circa un mese rispetto al normale. Da un mesetto gli operatori del comparto sono in allerta, perché già dalla fine di aprile sono giunte le prime avvisaglie. Naturalmente quest’anno sarà un annata molto difficile, perché con la siccità gli incendi insorgono e si sviluppano con maggiore velocità. Questo fenomeno ha visto un preludio drammatico in Corsica con un incendio devastante a Bonifacio, ma già si possono contare oltre un centinaio di incendiscoppiati nell’isola, per fortuna senza grosse conseguenze.
Secondo quello che è la cultura popolare di massa, al seguito delle suggestioni giornalistiche, ci si accorgerà del fenomeno al primo incendio di vaste dimensioni. Nessuno si sarà accorto che nel frattempo in Sardegna, si saranno già spenti, tempestivamente, centinaia o addirittura migliaia di incendi.
Ovviamente, gli incendi che si spengono, non fanno notizia.
Si accuseranno questi e quelli, si tireranno in ballo le responsabilità di varia natura, ci si lancerà nelle solite ipotesi sulle cause, sempre quelle, con i complottismi e le speculazioni di varia natura, dall’industria del fuoco alle speculazioni edilizie.
Naturalmente, dato che l’uomo spesso scambia le cose semplici per banali, nessuno dirà la cosa più ovvia. Che con una siccità di questo tipo la possibilità di circoscrivere, in epoca peraltro di “revisione della spesa” e di invecchiamento della macchina antincendio, un incendio, è in percentuale limitata.
Così, mentre si discuterà dell’industria del fuoco, in una situazione in cui le vedette anziane ormai se ne vanno tutte in pensione senza essere rimpiazzate, e della speculazione edilizia in paesi dell’interno dove la case ormai i sindaci te le tirano dietro, la Sardegna continuerà a bruciare.
E nessuno, ovviamente, parlerà della siccità. Forse perché, sotto sotto, parlare di cambiamenti climatici, o di difficoltà della gente delle campagne, all’opinione pubblica da un po’ fastidio.
In fin dei conti gli incendi sono una forma di catarsi popolare. Serve alla gente per poter dire che al mondo c’è della gente cattiva, e per tirare fuori, così, da mal di pancia accumulati in una vita stressante, un po’ di sano giustizialismo, che non guasta mai.
Di questa siccità, che affligge il mondo delle campagne, e rende la stagione più dura e pericolosa per gli operatori, si dirà poco o nulla. Anche perché forse si dovrebbe dire che, nella misura in cui in questa tragedia contano i cambiamenti climatici, è colpa delle industrie, è vero, ma anche del nostro stile di vita. Allora meglio non dire nulla.
Maledetti incendiari!
PS. è notizia di queste ore che Trump, capo del paese che per potenza industriale è il maggior responsabile dei cambiamenti climatici, ha deciso l’uscita unilaterale dagli storici accordi internazionali di Parigi del 2015.
Agricoltura e allevamento stanno soffrendo parecchio questa calamità, gli invasi sono vuoti. Ma la vita continua, nelle città. Le riserve idriche ci consentono, oggi, di non accorgerci di questa disgrazia che colpisce un comparto economico così importante, e anzi di godere delle belle giornate di sole. Di tanto in tanto si raccoglie qualche animaletto selvatico stremato o ucciso dalla mancanza di acqua, e questo fatto un po’ risveglia il buon cuore degli umani, ormai abituati a stare lontano dagli affari dei campi e della natura.
Così come gli incendi risultano anticipati di circa un mese rispetto al normale. Da un mesetto gli operatori del comparto sono in allerta, perché già dalla fine di aprile sono giunte le prime avvisaglie. Naturalmente quest’anno sarà un annata molto difficile, perché con la siccità gli incendi insorgono e si sviluppano con maggiore velocità. Questo fenomeno ha visto un preludio drammatico in Corsica con un incendio devastante a Bonifacio, ma già si possono contare oltre un centinaio di incendiscoppiati nell’isola, per fortuna senza grosse conseguenze.
Secondo quello che è la cultura popolare di massa, al seguito delle suggestioni giornalistiche, ci si accorgerà del fenomeno al primo incendio di vaste dimensioni. Nessuno si sarà accorto che nel frattempo in Sardegna, si saranno già spenti, tempestivamente, centinaia o addirittura migliaia di incendi.
Ovviamente, gli incendi che si spengono, non fanno notizia.
Si accuseranno questi e quelli, si tireranno in ballo le responsabilità di varia natura, ci si lancerà nelle solite ipotesi sulle cause, sempre quelle, con i complottismi e le speculazioni di varia natura, dall’industria del fuoco alle speculazioni edilizie.
Naturalmente, dato che l’uomo spesso scambia le cose semplici per banali, nessuno dirà la cosa più ovvia. Che con una siccità di questo tipo la possibilità di circoscrivere, in epoca peraltro di “revisione della spesa” e di invecchiamento della macchina antincendio, un incendio, è in percentuale limitata.
Così, mentre si discuterà dell’industria del fuoco, in una situazione in cui le vedette anziane ormai se ne vanno tutte in pensione senza essere rimpiazzate, e della speculazione edilizia in paesi dell’interno dove la case ormai i sindaci te le tirano dietro, la Sardegna continuerà a bruciare.
E nessuno, ovviamente, parlerà della siccità. Forse perché, sotto sotto, parlare di cambiamenti climatici, o di difficoltà della gente delle campagne, all’opinione pubblica da un po’ fastidio.
In fin dei conti gli incendi sono una forma di catarsi popolare. Serve alla gente per poter dire che al mondo c’è della gente cattiva, e per tirare fuori, così, da mal di pancia accumulati in una vita stressante, un po’ di sano giustizialismo, che non guasta mai.
Di questa siccità, che affligge il mondo delle campagne, e rende la stagione più dura e pericolosa per gli operatori, si dirà poco o nulla. Anche perché forse si dovrebbe dire che, nella misura in cui in questa tragedia contano i cambiamenti climatici, è colpa delle industrie, è vero, ma anche del nostro stile di vita. Allora meglio non dire nulla.
Maledetti incendiari!
PS. è notizia di queste ore che Trump, capo del paese che per potenza industriale è il maggior responsabile dei cambiamenti climatici, ha deciso l’uscita unilaterale dagli storici accordi internazionali di Parigi del 2015.
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