Durante il periodo della Guerra Fredda, tra gli anni 1945-1990, i
giornali annunciavano ogni giorno che l’umanità si trovava di fronte al
pericolo di una guerra nucleare, che avrebbe distrutto il nostro pianeta. Per
fortuna questo non è avvenuto. Tuttavia, ora, ci troviamo di fronte ad un
pericolo simile, che non arriverà dalle bombe o dalle guerre, con la loro
stupida distruzione. Ora siamo di fronte a una
distruzione lenta, graduale, ma permanente, dei nostri popoli. Una distruzione
prodotta dall’uso di veleni agricoli e dal controllo che le multinanzionali
hanno degli alimenti di tutta l’umanità.
Con l’egemonia del
neoliberismo e del capitale finanziario, negli ultimi venti anni,l’economia mondiale è stata
dominata dal capitalismo e controllata da non più di cinquecento imprese
transnazionali. Queste detengono il 58 per
cento di tutta la ricchezza, ma danno lavoro solo all’8 per cento della
popolazione. E questa forza egemonica controlla
anche l’agricoltura e la produzione alimentare. Meno di cinquanta imprese controllano in tutto
il mondo la produzione di veleni agricoli, la costruzione di macchine agricole,
controllano l’agroindustria e il commercio degli alimenti. Ci hanno imposto una matrice
tecnologica basata sui semi geneticamente modificati, sulla meccanizzazione su
larga scala e l’uso intensivo di veleni.
Espellono manodopera
dalle campagne, che va a gonfiare le città e a migrare verso altri paesi. Le
imprese multinazionali di Expo Milano sono quelle che producono Lampedusa! Questo modello dell’agrobusiness è
anti-sociale, è insostenibile a medio termine sotto l’aspetto economico ed
ecologico.
Perché è un modello
che distrugge la natura ed esclude le persone dal loro sviluppo. Come diciamo in Via Campesina è una
agricoltura senza agricoltori! E
questo non ha futuro. Le conseguenze sono lì davanti ai nostri occhi,
denunciate anche da papa Francesco, nella sua enciclica (leggi anche Il Cantico che non c’era di
Paolo Cacciari) e nelle sue dichiarazioni.
Questo modello distrugge la
biodiversità, perché i pesticidi uccidono ogni essere che vive in quello
spazio, siano essi piante, batteri o animali. Contaminano l’aria e l’acqua. E i loro residui vanno negli alimenti,
che, consumati quotidianamente, si trasformano in malattie di ogni genere, e in particolare generano cancro,
perché distruggono le cellule del corpo umano.
Qui in Brasile, dopo aver
implementato questo modello, sono state espulse quattro milioni di famiglie
contadine. E il paese è diventato il più grande consumatore al mondo di veleni
agricoli. E ogni anno, ci sono 500.000
nuovi casi di cancro tra la popolazione, come ha denunciato l’Istituto
nazionale del cancro, del ministero della salute. Questo è il costo che il
popolo paga, per permettere che alcune aziende facciano soldi esportando soia,
cellulosa, etanolo e carne di manzo.
Ma al capitale non interessa la
vita umana, lo stare bene, l’equilibrio della natura. Al capitale interessa solo il profitto,
l’accumulazione di ricchezza. Per tutto questo noi ci uniamo a tutte le voci
del mondo, ora in questo Convegno alternativo di Milano, per dire che l’Expo di Milano è l’esposizione del profitto e della morte.
È l’Expo dell’esibizionismo di
una mezza dozzina di imprese transnazionali, che lo usano come propaganda ideologica per
giustificare, legalizzare il loro modello che
concentra, esclude e si impadronisce di tutti gli alimenti nel mondo, che
elimina le abitudini culturali dei popoli.
Non dobbiamo
scoraggiarci davanti alla dimensione del potere economico. Le sue
contraddizioni stanno già evidenziandosi in tutto il mondo, e la società sta divenendo cosciente che questo modello non serve
all’umanità. Sono
sicuro che nei prossimi anni avremo molte manifestazioni in tutto il mondo,
perchè ci siano cambiamenti, e possiamo costruire un altro modo di produrre
cibo, nel rispetto della natura e delle abitudini alimentari di ogni
territorio.
Il futuro non è a Milano e nei
loro conti bancari. Il futuro è nell’agricoltura
che produce cibo sano.
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