Si intitola Arrivano i
nostri!, vede la partecipazione straordinaria di Elio, ed è un brillante, provocatorio
cartone animato diffuso da Survival
International per denunciare la distruzione dei popoli indigeni
del mondo, spesso operata nel nome dello “sviluppo”.
In soli due minuti, il cartone animato mostra come lo “sviluppo” possa
privare popoli indigeni autosufficienti delle loro terre, delle loro risorse e
della loro dignità, trasformandoli in mendicanti.
Basato sul fumetto omonimo di Oren Ginzburg, già pubblicato da Survival, il
film racconta con illustrazioni brillanti e umorismo tagliente l’arrivo di
alcuni “esperti” in una immaginaria comunità della foresta, che rapidamente si
ritroverà senza più nulla, ai margini di una baraccopoli.
Messaggio cardine del cortometraggio è quello che i popoli indigeni sanno
decidere da soli cos’è meglio per loro stessi, e che l’imposizione di certe
forme di sviluppo può finire solo col distruggerli.
“Che razza di progresso è quello che ti fa vivere meno di prima?” ha
chiesto il boscimane Roy
Sesana a Survival.
Arrivano i
Nostri! si ispira a storie reali. In India, in Etiopia, in
Canada e in altre parti del mondo, l’imposizione dello “sviluppo” ai popoli
indigeni continua ancora oggi, con conseguenze devastanti.
Il governo etiope, per esempio, sta sfrattando e reinsediando a forza
oltre 200.000 indigeni della bassa valle dell’Omo, con l’obiettivo
dichiarato di dare loro una “vita moderna”. I diritti delle tribù alla
consultazione a al libero, prioritario e informato consenso – sanciti dalla
Dichiarazione ONU sui popoli indigeni, dalla legge internazionale e
anche dalla stessa Costituzione etiope – sono brutalmente ignorati.
“Stiamo aspettando di morire. Siamo disperati” racconta un uomo Mursi.
“Quando il governo ci avrà messi tutti in un villaggio, non ci sarà più spazio
per le coltivazioni; i miei figli avranno fame e non ci sarà cibo.”
La Cooperazione italiana mantiene da anni un rapporto privilegiato con
l’Etiopia, che recentemente è stata riconfermata come uno dei paesi prioritari
per il triennio 2013-2015, con un raddoppio dei fondi stanziati rispetto al
triennio precedente.
Survival sta quindi sollecitando i suoi sostenitori a scrivere alla
Farnesina per scongiurare
qualsiasi forma di complicità nella catastrofe umanitaria che incombe nella
Valle dell’Omo, e per chiedere che l’erogazione degli aiuti italiani
sia subordinata al rispetto dei diritti dei popoli indigeni e all’interruzione
degli sfratti da parte delle autorità etiopi.
“Non è che gli Yanomami rifiutino
il progresso o che non vogliano le cose che hanno i Bianchi" spiega Davi
Kopenawa. “Vogliamo solo avere la possibilità di scegliere, senza essere
costretti a cambiare a tutti i costi, volenti o nolenti.”
“Portare lo ‘sviluppo’ ai popoli tribali contro la loro volontà è
un’abitudine antica” ha dichiarato Stephen Corry, direttore generale di
Survival. “Risale all’epoca coloniale e giunge fino ai giorni nostri camuffata
negli eufemismi del ‘politically correct’. Il suo obiettivo è però sempre lo stesso:
permettere a qualcuno di appropriarsi delle terre e delle risorse altrui.”
“I popoli indigeni sono perfettamente in grado di valutare e decidere da
soli quale direzione dare al proprio sviluppo” aggiunge Francesca Casella
direttrice di Survival Italia. “Interferire nelle loro vite ‘per il loro bene’,
senza il loro consenso, è una presunzione razzista e devastante. La storia
dimostra ampiamente che chi viene sfrattato e costretto a cambiare stile di
vita contro la propria volontà finisce inesorabilmente per soffrire un
peggioramento sotto ogni punto di vista: fisico, economico e psicologico.
Governi e società non possono accampare alibi”.
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