L'associazione Sea Shepherd ha denunciato l'arresto di tre attivisti (ed il fermo di altri due) durante le proteste alle isole Faroe dove si erano recati per difendere le balene pilota dal tradizionale massacro. Circa 250 mammiferi marini, secondo l'associazione, sarebbero stati crudelmente uccisi nelle due baie dove si è svolta la battuta di caccia. La pratica, illegale secondo la Comunità Europea e la Danimarca, è consentita nelle Isole Faroe dove è considerata una caccia tradizionale da tutelare.
Era
il 1974 quando il New York Blood Center strappò dal loro habitat naturale 66
cuccioli di scimpanzé per trapiantarli in un laboratorio sperduto nella giungla
liberiana, a 40 chilometri dalla capitale Monrovia. Per tre decenni gli
scimpanzé sono stati utilizzati come cavie per una ricerca sui vaccini di
malattie infettive mortali, come l'epatite e la "cecità fluviale"
(Oncocercosi). Nel 2005 il laboratorio medico ha sospeso la ricerca per
mancanza di finanziamenti e, nonostante avesse assicurato di prendersi cura
delle scimmie, ha pensato bene di abbandonare i 66 esemplari, ormai adulti e
infetti, in sei piccole isole a largo della Liberia, le cosiddette "Monkey
Island", con poco cibo e circondate da imbevibile acqua salata. Per gli
scimpanzé, cresciuti a contatto diretto con l'uomo, il ritorno alla natura è
stata un'ulteriore tortura, perché totalmente incapaci di difendersi e
procurarsi il cibo autonomamente. La società statunitense di protezione degli
animali Humane Society è al momento l'unica ancora di salvezza per questi
animali: ogni giorno i volontari portano cibo fresco e acqua, un lavoro che al
mese costa ben 20mila dollari. Così l'associazione ha aperto una campagna fondi
per raccogliere 150mila dollari, cifra che garantirebbe l'assistenza agli scimpanzé
per cinque mesi. In poco più di un mese la Human Society ha raccolto già
130mila dollari grazie alla sensibilità delle persone, quella sensibilità che
invece è mancata al New York Blood Center quando decise di sfruttare gli
animali prima di abbandonarli.
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