Era un enorme campo profughi per i Tuareg colpiti
dalla siccità, poi, negli anni Settanta, la cavalcata espansiva di Niamey l’ha
inglobato per farne un’altra periferia povera. Mauro Armanino, missionario
italiano emigrato sulle rive del Niger per prendersi cura dei migranti, ci
racconta Lazzareto (Lazaret), il quartiere della capitale dove si aspettava con
ansia l’arrivo di Ebola. Per molte agenzie umanitarie e per il potere politico
corrotto le epidemie incontrollate sono una vera manna ma il più spettacolare
dei virus ha snobbato la popolazione nigerina e s’è arrestato alla frontiera
col Mali. In sostituzione, è arrivata la meningite, la cui presenza era da
tempo nota a tutti, ma proprio a tutti, tranne che alle vigili agenzie. Così i
vaccini non ci sono, qualcuno però giura che siano in viaggio…
L’unica ambulanza funzionante passa di
giorno e di notte. Sembrano molte ma si tratta di un’illusione acustica. La
sirena appare da lontano e pochi automobilisti la prendono sul serio. Avranno i
loro motivi per non spostarsi di un passo. Avanti e indietro dal Lazzareto di Niamey che si trova
sulla destra della strada di Ouallam. Oltre l’ambulanza sono
i genitori che portano in braccio o con altri mezzi i figli contaminati dalla
meningite. Ogni giorno racconta i propri morti tra le tende di isolamento che
aiutano a propagare la malattia. La zona del Sahel è da tempo un’area propizia
allo sviluppo della malattia. La polvere e il vento caldo facilitano il bacino
di utenza del morbo. Le zone a rischio servono per gli studi di geopolitica.
L’organizzazione Mondiale della Sanità abita un bel palazzo sulla centrale
arteria Mali Bero. L’OIM, l’Ufficio delle Migrazioni Internazionali è poco
lontano. La morte è tra tutte la migrazione meno
studiata.
Le
Organizzazioni Internazionali, in combutta con le
Complici Autorità Locali,sono
come l’uomo ricco della nota parabola. Vestono di porpora e di cartellini
plastificati di riconoscimento. Ogni giorno fanno
splendidi banchetti nei ristoranti raccomandati dalle agenzie di notazione. I
mendicanti, di nome Lazzaro, stanno alla porta ben custodita da membri della
ditta di sicurezza più performante. Le piaghe sono invisibili e solo in alcune
circostanze vengono esibite. Vorrebbero sfamarsi di quello che avanza dalle
Istituzioni ma nessuno li prende sul serio. I pochi cani da guardia si trovano
dietro le mura di cinta delle ville. Gli altri si nascondono per non essere
accusati di mendicità dalle ordinanze municipali che nessuno fa applicare. Un
giorno di aprile o d’inizio maggio i Lazzaro sparirono per sempre dalle soglie
dei ristoranti. I vaccini cominciarono ad arrivare e pochi raccomandati con
qualche bambino poterono usufruirne. I ricchi non se ne erano accorti.
Lazzareto era il nome del campo profughi
che raccolse migliaia di Tuareg durante una lunga e mortale siccità. La
gestione dello stesso era stata affidata ad agenzie religiose e umanitarie. Col
tempo il luogo si era adattato all’estendersi delle periferie nella capitale
del Paese. L’arrivo di Ebola aveva costituito una rinnovata identità al campo.
Per grazia ricevuta questa epidemia si era fermata alla frontiera col vicino
Mali. Imponderabili giochi del destino o distrazione divina, fatto sta che il
Niger era stato risparmiato dall’Ebola. C’era reticenza a dare la mano alle
donne ma solo per il tipico pudore della società nigerina. Gli inviti a lavarsi
spesso le mani erano disattesi per mancanza d’acqua potabile. Comunque
l’epidemia aveva risparmiato i Lazzari. Ma il Lazzareto era stato adibito nel
caso fosse necessario. Ed è a questo punto che la meningite aveva saputo colmare il vuoto creatosi
tra le tende. I Medici Senza Frontiera stavano anch’essi alla porta.
Lazzaro
è colui che dio assiste quando può. Spesso le Agenzie Umanitarie lo precedono e
allora sono guai seri. Finche arriva il Governo centrale della Sanità che si
potrebbe paragonare per difetto a una ciurma di pirati. Assaltano laddove ci
sono epidemie e programmi globali alla Bill Gates con Melinda da soprammobile.
Ci sono piani per tutte le malattie trasmissibili a parte la povertà che invece
si custodisce e tramanda per generazioni. Se poi nascono epidemie incontrollate
è tanta manna per gli agenti che di essa si arricchiscono. Qualcuno, di rado,
finisce a Kollo, la prigione ‘politica’ di Niamey. In genere non dura molto: la
giustizia si stanca prima degli imputati. Poi tutto torna come prima e i pirati
trovano altri mezzi di abbordaggio. Della meningite si sapeva. Persino i
Lazzaro del circondario lo sospettavano da tempo. Le Agenzie no. I vaccini non
ci sono, o se c’erano dormivano in alcune farmacie dai nomi provvidenziali che
illuminano la notte.
Dosi a prezzi stracciati circolano
nell’immaginario collettivo. Altre vengono spacciate al mercato nero o vendute
in chioschi improvvisati con iniezione compresa. Le mascherine protettive sono
facoltative e a Niamey le usano i motocilisti per non prendere il raffreddore. C’è chi giura che adesso i vaccini sono arrivati o
sono in viaggio. Anche loro sono tra i migranti da
controllare.
da qui
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