Perché darsi tanto da fare per avere un titolo di
studio? Finiranno comunque a lavorare nelle colonie agricole isreliane con un
salario da fame. Centinaia di bambini palestinesi lavorano in condizioni
disastrose durante tutto l’anno. Alcuni raccontano anche di essere svenuti,
d’estate, quando la temperatura supera i 40 gradi. Nei periodi di raccolta il
numero dei piccoli contadini che si spezzano la schiena aumenta. Il rapporto di
Human Rights accusa: quei bambini lasciano la scuola e spesso vanno a fare
lavori pericolosi ma Israele fa finta di niente
di Human Rights Watch
In un rapporto presentato a metà aprile Human Rights Watch sostiene che le fattorie delle
colonie israeliane in Cisgiordania utilizzano lavoro minorile palestinese per
la coltivazione, la raccolta e l’impacchettamento dei prodotti agricoli, molti
dei quali esportati. Le
fattorie pagano ai bambini bassi salari e li sottomettono a condizioni di
lavoro pericolose in violazione degli standard internazionali.
Il rapporto di 74 pagine si chiama “Maturi per gli abusi: il lavoro minorile
palestinese nelle colonie agricole israeliane in Cisgiordania” e documenta che bambini, anche di 11 anni, lavorano
in alcune fattorie delle colonie, spesso ad alte temperature. I bambini
trasportano carichi pesanti, sono esposti a pesticidi pericolosi ed in alcuni
casi devono pagarsi i trattamenti medici per ferite o malattie dovute al
lavoro.
“Le colonie israeliane stanno traendo
profitto dalle violazioni dei diritti contro i bambini palestinesi,” afferma
Sarah Leah Whitson, direttrice per il Medio Oriente e il Nord Africa. “I
bambini delle comunità impoverite dalle discriminazioni di Israele e dalle
politiche di colonizzazione stanno lasciando la scuola e accettando lavori
pericolosi perché sentono di non avere alternative, mentre Israele fa finta di niente.”
Human Rights Watch ha intervistato 38
bambini e 12 adulti che lavorano in sette fattorie delle colonie nella zona
della valle del Giordano, che rappresenta circa il 30% della Cisgiordania e
dove si trovano i maggiori insediamenti agricoli. Le restrizioni discriminatorie israeliane contro
l’accesso dei palestinesi alle terre coltivabili e all’acqua in Cisgiordania, soprattutto
nella valle del Giordano, un centro tradizionale dell’agricoltura palestinese, costano all’economia palestinese più di 700 milioni di
dollari ogni anno, secondo le stime della Banca Mondiale. I
livelli di povertà dei palestinesi nella valle del Giordano arrivano al 33,5%,
tra i più alti di tutta la Cisgiordania.
Alcuni palestinesi affittano terreni agricoli dai coloni israeliani, ai quali Israele ha affidato le terre dopo essersene illegalmente appropriato portandoli via ai palestinesi. In base alla Quarta Convenzione di Ginevra le politiche israeliane che appoggiano il trasferimento di civili nei Territori Occupati e l’appropriazione da parte di Israele di terra e risorse per le colonie viola gli obblighi di Israele in quanto potenza occupante. Secondo Human Rights Watch, queste violazioni sono aggravate nelle colonie dalle violazioni dei diritti contro i lavoratori palestinesi, compresi i bambini. Israele dovrebbe smantellare le colonie e, nel frattempo, proibire ai coloni di sfruttare i bambini, in ottemperanza agli obblighi di Israele in base ai trattati internazionali sui diritti dei bambini e dei lavoratori.
Quasi tutti i bambini palestinesi
intervistati da Human Rights Watch hanno detto di ritenere di non avere
alternative se non trovare lavoro nelle fattorie delle colonie per aiutare le
loro famiglie. Israele ha destinato l’86% della terra
nella valle del Giordano alle colonie e garantisce un accesso molto maggiore
all’acqua del bacino idrico della valle per l’industria agricola delle colonie
che per i palestinesi che vi vivono.
Le colonie agricole israeliane esportano una quantità significativa dei loro
prodotti all’estero, compresi Europa e Stati Uniti.
Non sono disponibili statistiche
ufficiali, ma i gruppi israeliani e palestinesi per lo sviluppo ed i diritti
dei lavoratori stimano che centinaia di bambini lavorino durante l’anno nelle
colonie agricole israeliane, e che il loro numero aumenti durante i periodi di
raccolta. I bambini intervistati da Human Rights
Watch hanno affermato di soffrire di nausea e di capogiri. Alcuni dicono di
essere svenuti mentre lavoravano in estate con temperature che spesso superano
i 40 gradi all’esterno, e sono persino superiori all’interno delle serre nelle
quali molti bambini lavorano. Altri bambini dicono di aver avuto vomito,
difficoltà di respirazione, irritazione agli occhi ed eruzioni cutanee dopo
aver spruzzato e essere stati esposti ai pesticidi, anche in spazi chiusi.
Alcuni si sono lamentati di mal di schiena dopo aver trasportato pesanti casse
piene di prodotti o contenitori “a zaino “di pesticidi.
Le
leggi del lavoro israeliane vietano ai minori di portare pesi eccessivi, di
lavorare ad alte temperature e con pesticidi pericolosi, ma Israele non applica
queste leggi per proteggere i bambini palestinesi che lavorano nelle sue
colonie. Le
autorità israeliane raramente controllano le condizioni di lavoro dei
palestinesi nelle colonie agricole israeliane. I ministeri israeliani della
Difesa, dell’Economia e del Lavoro dicono tutti che stanno studiando come
applicare maggiori protezioni sul lavoro per i palestinesi che lavorano nelle
colonie, ma che nel frattempo nessuna autorità ha un mandato preciso per far
applicare i regolamenti.
Dei bambini intervistati per il
rapporto, 33 hanno lasciato la scuola e stavano lavorando a tempo pieno nelle
colonie israeliane. Di questi, 21 hanno abbandonato la scuola prima di
compiere i 10 anni dell’educazione primaria, obbligatori sia per le leggi
palestinesi che per quelle israeliane. “Cosa importa avere un
titolo di studio, finirai comunque a lavorare per una colonia,” ha detto un
bambino.
I
maestri e i presidi delle scuole palestinesi nella valle del Giordano hanno
detto che i bambini che lavorano part-time nelle colonie durante i fine
settimana e dopo la scuola arrivano spesso in classe sfiniti. Le
autorità militari israeliane dichiarano che loro non rilasciano permessi di
lavoro per i palestinesi al di sotto dei 18 anni per lavorare nelle colonie.
Tuttavia i palestinesi non hanno bisogno dei permessi di lavoro israeliani per
andare nelle fattorie delle colonie, che sono fuori dalle aree recintate delle
colonie in cui i palestinesi devono avere un permesso per entrare.
Tutti i bambini e gli adulti che
lavorano nelle fattorie delle colonie intervistati da Human Rights Watch hanno
affermato di essere stati ingaggiati da mediatori palestinesi che lavorano per
i coloni israeliani, di essere pagati in contanti, di non ricevere buste paga e
di non avere contratti di lavoro. Israele nega la giurisdizione
delle autorità palestinesi nelle colonie così come sulla maggior parte della
valle del Giordano, ma secondo Human Rights Watch dovrebbe fare di più per applicare le leggi contro il
lavoro minorile colpendo i mediatori.
Secondo inchieste giornalistiche e siti
web di colonie e imprese, l’Europa è un importante mercato per
l’esportazione di prodotti agricoli delle colonie, e alcuni prodotti sono
esportati negli USA. L‘UE è giunta ad escludere i prodotti delle colonie
israeliane dalle tariffe agevolate previste per i prodotti israeliani, e gli
Stati membri dell’UE hanno emesso avvertenze agli uomini d’affari affinché
prendano in considerazione i rischi legali, finanziari e di immagine per il
coinvolgimento nel commercio con le colonie, ma non hanno dato indicazioni per
porre fine a questi rapporti commerciali. Gli USA continuano ad offrire in
pratica un trattamento preferenziale ai prodotti delle colonie israeliane in
base all’accordo commerciale USA-Israele. Gli USA dovrebbero rivedere l’accordo
per escluderli. Il Dipartimento del Lavoro USA continua a stilare e a
pubblicare una lista di più di 350 prodotti di Paesi stranieri che sono
realizzati con l’utilizzo di manodopera coatta o con lavoro minorile in altri
Paesi, ma non vi ha incluso quelli delle colonie israeliane.
Human Rights Watch afferma che altri
Paesi e imprese dovrebbero farsi carico delle loro responsabilità non
beneficiando delle, o contribuendo alle, violazioni dei diritti umani contro i
palestinesi in Cisgiordania interrompendo i rapporti di affari con le colonie,
compresa l’importazione dei prodotti dell’agricoltura delle colonie. “Le colonie sono fonte di violazioni
quotidiane, anche contro i bambini,”
dice Whitson. “Altri Paesi e imprese non dovrebbero trarne beneficio o appoggiarle”.
Scarica il rapporto completo in inglese
Fonte: Human Rights
Watch
Traduzione di BDS Italia
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