Yaguine Koïta (Guinea, 25 settembre 1984 – Bruxelles, 29 luglio 1999)
e Fodé Tounkara (Guinea, 6 aprile 1985 – Bruxelles, 29 luglio 1999)
erano due bambini ritrovati morti assiderati, il 29 luglio 1999, nascosti nel
carrello di un aereo che, partito da Conakry, capitale della Guinea, atterrò a Bruxelles, in Belgio.
Con loro avevano una lettera, scritta in francese, che venne pubblicata dai
media di tutto il mondo.
Traduzione in italiano
della lettera
Loro eccellenze i signori membri e responsabili dell'Europa,
Abbiamo l'onorevole piacere e la grande fiducia di scrivervi questa lettera
per parlarvi dello scopo del nostro viaggio e della sofferenza di noi bambini e
giovani dell'Africa.
Ma prima di tutto, vi presentiamo i nostri saluti più squisiti, adorabili e
rispettosi. A tale fine, siate il nostro sostegno e il nostro aiuto, siatelo
per noi in Africa, voi ai quali bisogna chiedere soccorso: ve ne supplichiamo
per l'amore del vostro bel continente, per il vostro sentimento verso i vostri
popoli, le vostre famiglie e soprattutto per l'amore per i vostri figli che voi
amate come la vita. Inoltre per l'amore e la timidezza del nostro creatore
"Dio" onnipotente che vi ha dato tutte le buone esperienze, la
ricchezza e il potere per costruire e organizzare bene il vostro continente e
farlo diventare il più bello e ammirevole tra gli altri.
Signori membri e responsabili dell'Europa, è alla vostra solidarietà e alla
vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto in Africa. Aiutateci, soffriamo
enormemente in Africa, aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno
diritti.
Al livello dei problemi, abbiamo: la guerra, la malattia, il cibo,
eccetera. Quanto ai diritti dei bambini, in Africa, e soprattutto in Guinea,
abbiamo molte scuole ma una grande mancanza di istruzione e d'insegnamento,
salvo nelle scuole private dove si può avere una buona istruzione e un buon
insegnamento, ma ci vogliono molti soldi, e i nostri genitori sono poveri, in
media ci danno da mangiare. E poi non abbiamo scuole di sport come il calcio,
il basket, il tennis, eccetera.
Dunque in questo caso noi africani, e soprattutto noi bambini e giovani
africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l'Africa
perché progredisca. Dunque se vedete che ci sacrifichiamo e rischiamo la vita,
è perché soffriamo troppo in Africa e abbiamo bisogno di voi per lottare contro
la povertà e mettere fine alla guerra in Africa. Ciò nonostante noi vogliamo
studiare, e noi vi chiediamo di aiutarci a studiare per essere come voi in
Africa.
Infine: vi supplichiamo di scusarci moltissimo di avere osato scrivervi
questa lettera in quanto voi siete degli adulti a cui noi dobbiamo molto
rispetto. E non dimenticate che è con voi che noi dobbiamo lamentare la
debolezza della nostra forza in Africa.
Scritto da due bambini guineani. Yaguine Koïta e Fodé Tounkara.
Originale francese della
lettera
Excellences, Messieurs les membres et responsables d'Europe,
Nous avons l'honorable plaisir et la grande confiance de vous écrire cette
lettre pour vous parler de l'objectif de notre voyage et de la souffrance de
nous, les enfants et jeunes d'Afrique.
Mais tout d'abord, nous vous présentons les salutations les plus
délicieuses, adorables et respectées dans la vie. A cet effet, soyez notre
appui et notre aide. Vous êtes pour nous, en Afrique, ceux à qui il faut
demander au secours. Nous vous en supplions, pour l'amour de votre continent,
pour le sentiment que vous avez envers votre peuple et surtout pour l'affinité
et l'amour que vous avez pour vos enfants que vous aimez pour la vie. En plus,
pour l'amour et la timidité de notre créateur Dieu le tout-puissant qui vous a
donné toutes les bonnes expériences, richesses et pouvoirs de bien construire
et bien organiser votre continent à devenir le plus beau et admirable parmi les
autres.
Messieurs les membres et responsables d'Europe, c'est de votre solidarité
et votre gentillesse que nous vous crions au secours en Afrique. Aidez-nous,
nous souffrons énormément en Afrique, nous avons des problèmes et quelques
manques au niveau des droits de l'enfant.
Au niveau des problèmes, nous avons la guerre, la maladie, le manque de
nourriture, etc. Quant aux droits de l'enfant, c'est en Afrique, et surtout en
Guinée nous avons trop d'écoles mais un grand manque d'éducation et
d'enseignement. Sauf dans les écoles privées où l'on peut avoir une bonne
éducation et un bon enseignement, mais il faut une forte somme d'argent. Or,
nos parents sont pauvres et il leur faut nous nourrir. Ensuite, nous n'avons
pas non plus d'écoles sportives où nous pourrions pratiquer le football, le
basket ou le tennis.
C'est pourquoi, nous, les enfants et jeunes Africains, vous demandons de
faire une grande organisation efficace pour l'Afrique pour nous permettre de progresser.
Donc, si vous voyez que nous nous sacrifions et exposons notre vie, c'est
parce qu'on souffre trop en Afrique et qu'on a besoin de vous pour lutter
contre la pauvreté et pour mettre fin à la guerre en Afrique. Néanmoins, nous
voulons étudier, et nous vous demandons de nous aider à étudier pour être comme
vous en Afrique.
Enfin, nous vous supplions de nous excuser très très fort d'oser vous
écrire cette lettre en tant que Vous, les grands personnages à qui nous devons
beaucoup de respect. Et n'oubliez pas que c'est à vous que nous devons nous
plaindre de la faiblesse de notre force en Afrique.
Ecrit par deux enfants guinéens, Yaguine Koita et Fodé Tounkara.
In memoria di un bambino morto in aereo sognando
l'Europa - Roberto Saviano
Mentre il personale tecnico
dell'aeroporto Charles de Gaulle di Parigi stava facendo una
ricognizione di routine sull'aereo di linea della Airfrance partito
martedì sera da Abidijan in Costa d'Avorio e atterrato a
Parigi alle sei di mattina di mercoledì, ha notato qualcosa di anomalo nel vano
del carrello. Avvicinandosi, comprende che c'era qualcuno, immobile: era un
cadavere, un piccolo cadavere.
Le comunicazioni che citano fonti della polizia francese parlano di un immigrato: "di una dozzina di anni". Scritto proprio cosi "d'une dizaine d'annees". La Air France invece conferma ufficialmente la morte di un "clandestino". Sembrano le parole scelte per via di una sorta di accortezza per non turbare il lettore, una specie di buon educazione per preservare dal dolore, invece é solo un orrida astuzia per gestirne il drammatico impatto mediatico, non si pronuncia la parola bambino.
Le comunicazioni che citano fonti della polizia francese parlano di un immigrato: "di una dozzina di anni". Scritto proprio cosi "d'une dizaine d'annees". La Air France invece conferma ufficialmente la morte di un "clandestino". Sembrano le parole scelte per via di una sorta di accortezza per non turbare il lettore, una specie di buon educazione per preservare dal dolore, invece é solo un orrida astuzia per gestirne il drammatico impatto mediatico, non si pronuncia la parola bambino.
È un bambino ad essere morto. Provate a
immaginarvi voi stessi a dieci, dodici anni chi eravate, come eravate. Provate
ad avere a tiro di sguardo un bambino di questa età ma fatelo ora in questo
istante, fissatelo. Provate a pronunciare nella vostra testa che ha una dozzina
d'anni e provate a descriverlo cittadino o clandestino a seconda dei documenti
che presumibilmente possiede. Ora provate a misurare il disgusto che sentite
per questa metrica di descrizione che avete appena usato.
Mentre scrivo ancora non si conosce il nome ne l'età precisa di questo bambino ivoriano, é facile però immaginarselo nascosto mentre scorge nella radura che circonda l'aeroporto Félix-Houphouët-Boigny di Abidijan in Costa d'Avorio, l'aereo parcheggiato in mezzo al nulla come spesso accade nelle piste africane cosi distanti dall'agglomerato di cemento presidiato. È semplice immaginarlo che corre nell'istante in cui ha intuito di non esser visto, ed é stato cosi veloce e cosi attento nel trovare il momento adatto che quando si é arrampicato sulle enormi gomme dell'aereo e poi con al sola forza delle braccia si é aggrappato al telaio rannicchiandosi nel vano del carrello.
Ha sperato cosi di aver trovato il posto giusto per arrivare in Europa, farcela ad avere la sua possibilità di vita. Difficile capire se aveva avvertito qualcuno, se ne aveva parlato con sua madre, se era solo in quella radura o se altri non hanno avuto la sua temerarietà, la sua velocità di corsa e di slancio. Quello che sappiamo di certo é che gli alloggiamenti dei carrelli di atterraggio non sono né riscaldati né pressurizzati. Le temperature scendono a oltre -50°C tra i 9.000 e i 10.000 metri, l'altitudine alla quale volano gli aerei di linea.
Sapete cosa succede quando si é a 4mila metri? È come respirare in una busta di patatine, a 5mila inizi a non riuscire bene a muoverti, a 8 mila come dicono gli alpinisti é come correre su un tapis roulant al massimo e "respirare solo tramite una cannuccia". Poi arriva un ictus e il cuore si spacca. Oltre i 42 gradi sotto zero il corpo non riesce più a termoregolarsi così cerca di scaricare tutto il suo calore, arrivano febbre, sudorazione poi convulsioni, svenimento. Queste descrizioni non sono una fenomenologia dell'orrore ma solo un tentativo di dare prova di quello che un bambino ha provato pagando il suo sogno di volare via in Europa.
Se provassi a descriverne il terrore che deve averlo attanagliato al buio, al gelo estremo mentre spariva l'ossigeno, mentre le orecchie gli sanguinavano per la pressione verrei descritto come un buonista, un molle, un finto tenero speculatore che vuole far politica sul dolore di un bambino. In questo cinismo non annegava l'anima di questo bambino. Il sogno di volare, di volare non visti e di arrivare in Europa riempie il cuore di un adolescente più di qualsiasi analisi delle possibilità reali di realizzazione e dei pericoli.
Volare via, trovare uno spazio di vita nuovo già immaginarsi dopo poche ore di volo di chiamare a casa dicendo che ce l'hai fatta, queste sono fantasie che riescono ad obliare ogni istinto di prudenza, a dissolvere persino la paura. Così era accaduto anche a Yahuine Koita e Fode Tounkara: avevano 14 e 15 anni quando si nascosero il 29 Luglio del 1999 in un carrello di un aereo partito da Conakry in Guinea e diretto a Bruxelles. Morirono assiderati, ma il mondo si accorse di questi due bambini perché portavano una lettera scritta a mano all'Europa
"...Signori membri e responsabili dell'Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto in Africa. Aiutateci, soffriamo enormemente in Africa, aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti...in Guinea, abbiamo molte scuole ma una grande mancanza di istruzione e d'insegnamento, salvo nelle scuole private dove si può avere una buona istruzione e un buon insegnamento, ma ci vogliono molti soldi, e i nostri genitori sono poveri, in media ci danno da mangiare. E poi non abbiamo scuole di sport come il calcio, il basket, il tennis, eccetera. Dunque in questo caso noi africani, e soprattutto noi bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l'Africa perché progredisca..."
L'attenzione e la commozione dilagò sui media, ma nessuna politica cambiò da allora. Continuarono i tentativi di volare nascondendosi nel vano carrelli. Nel 2013 il corpo di un ragazzo sedicenne era stato trovato assiderato nel vano carrello di un aereo proveniente dal Camerun. Nel luglio del 2019 mentre un tranquillo londinese se ne stava in giardino nel quartiere di Clapham proprio dove gli aerei fanno manovra per atterrare a Heatrow ha come avuto la sensazione di un improvvisa esplosione.
Non era una bomba caduta dal cielo ma un cadavere. Su un volo Nairobi Londra della Kenyan Airways un ragazzo si era nascosto precipitando all'apertura del carrello. Negli ultimi dieci anni in Uk era già accaduto altre due volte. Il 60% della popolazione africana è sotto i 25 anni e il 40% ha meno di 15 anni. È il continente più giovane del pianeta. L'Occidente ormai senza giovani, non riesce più a comprendere le dinamiche che portano i giovani africani ad andare via a qualsiasi costo.
Spesso la vergogna più grande in Africa non è non riuscire a raggiungere un salario, a mantenere la propria famiglia, a sposarsi, ma oggi la vergogna più
grande é non provare a scappare. La cancrena generata dalla politica populista risiede tutta nell'aver costretto uno dei temi più complessi del nostro tempo, l'Africa e le politiche migratorie, ad una gabbia interpretativa banalissima e ideologica. Il dibattito politico ridotto a slogan talmente meschini da aver impedito a tutti, anche a coloro che provano a smontarli, ad allontanarsi dall'approfondimento su ciò che realmente sta accadendo in Africa e su ciò che porta un intera generazione ad avere un unico obiettivo: scappare per non tornare.
Eppure non doveva andare così, le cose non sono sempre andate così. L'Africa dal 2012 é piena di tentativi politici di mutare il tragico destino a cui sembrava condannata, impedire di essere terra di saccheggio ed impedire che la classe politica corrotta scarichi ogni responsabilità solo sull'Occidente come alibi sempre utile.
Quando il movimento Y'en a Marre (Non se ne può più) senegalese aveva fatto cadere il presidente Wade oppure il Balai Citoyen del Burkina Faso che costrinse alle dimissioni Blaise Compaoré, quando Lucha in Congo, ed En Aucun in Madagascar, e anche Jeune et Fort in Camerun, e ancora Wake Up in Madagascar e Sindimujia (non sono schiavo) del Burundi, parlavano di lotta alla corruzione, di democrazia e partecipazione civile, di mettere fine ai presidenti a vita, di boicottare le politica contro le migrazioni europee, di mettere al centro la donna, di combattere le monoculture, di difendere l'ambiente.
Insomma quando questa Africa civile ha iniziato ad organizzarsi, l'Europa l'ha temuta. Spaventata dal non poter più controllare, sclerotizzata dai vecchi accordi per tutelare l'estrazione mineraria, le piantagioni, ricattata dalle imprese che non si fidavano dei nuovi movimenti e preferivano quelli che erano politici "figli di puttana" ma "i nostri figli di puttana".
Ecco l'Europa e gli Usa (in diverso modo) hanno abbandonato l'Africa lasciandola a Cina (e in diversa misura) Russia ma soprattutto lasciandola alla disperazione, se vuoi diritti e una vita dignitosa scappa. Questo bambino che deve nascondersi in un carrello aereo per raggiungere l'Europa mentre il caffè e il cacao della Costa D'Avorio viaggiano senza trovare nessun muro, nessun confine, persino spesso nessuna ispezione é il simbolo terribile dell'ignoranza del dibattito politico.
L'aeroporto da cui é partito l'aereo é dedicato al primo presidente della Costa d'Avorio che costruì alla fine degli anni 80 la chiesa più alta della terra spendendo in un Paese dove mancavano ancora scuole, impianti idrici, modernizzazione degli ospedali, circa 300 milioni di dollari, ecco questo é un altro simbolo del passato africano che ne determina il presente.
Dopo tutte le parole su questa tragedia non vi é che una cosa da fare, fermarsi e ingoiare tutte le lacrime possibili per sopportare lo schifo che siamo diventati manipolando le parole, tradendo ogni significato, compiacendoci del nostro sarcasmo con un semplice 'é stato sempre così'.
Forse conviene solo tacere difronte a questo bambino morto di freddo per l'unica possibilità di felicità che gli era stata data: scappare di nascosto.
Mentre scrivo ancora non si conosce il nome ne l'età precisa di questo bambino ivoriano, é facile però immaginarselo nascosto mentre scorge nella radura che circonda l'aeroporto Félix-Houphouët-Boigny di Abidijan in Costa d'Avorio, l'aereo parcheggiato in mezzo al nulla come spesso accade nelle piste africane cosi distanti dall'agglomerato di cemento presidiato. È semplice immaginarlo che corre nell'istante in cui ha intuito di non esser visto, ed é stato cosi veloce e cosi attento nel trovare il momento adatto che quando si é arrampicato sulle enormi gomme dell'aereo e poi con al sola forza delle braccia si é aggrappato al telaio rannicchiandosi nel vano del carrello.
Ha sperato cosi di aver trovato il posto giusto per arrivare in Europa, farcela ad avere la sua possibilità di vita. Difficile capire se aveva avvertito qualcuno, se ne aveva parlato con sua madre, se era solo in quella radura o se altri non hanno avuto la sua temerarietà, la sua velocità di corsa e di slancio. Quello che sappiamo di certo é che gli alloggiamenti dei carrelli di atterraggio non sono né riscaldati né pressurizzati. Le temperature scendono a oltre -50°C tra i 9.000 e i 10.000 metri, l'altitudine alla quale volano gli aerei di linea.
Sapete cosa succede quando si é a 4mila metri? È come respirare in una busta di patatine, a 5mila inizi a non riuscire bene a muoverti, a 8 mila come dicono gli alpinisti é come correre su un tapis roulant al massimo e "respirare solo tramite una cannuccia". Poi arriva un ictus e il cuore si spacca. Oltre i 42 gradi sotto zero il corpo non riesce più a termoregolarsi così cerca di scaricare tutto il suo calore, arrivano febbre, sudorazione poi convulsioni, svenimento. Queste descrizioni non sono una fenomenologia dell'orrore ma solo un tentativo di dare prova di quello che un bambino ha provato pagando il suo sogno di volare via in Europa.
Se provassi a descriverne il terrore che deve averlo attanagliato al buio, al gelo estremo mentre spariva l'ossigeno, mentre le orecchie gli sanguinavano per la pressione verrei descritto come un buonista, un molle, un finto tenero speculatore che vuole far politica sul dolore di un bambino. In questo cinismo non annegava l'anima di questo bambino. Il sogno di volare, di volare non visti e di arrivare in Europa riempie il cuore di un adolescente più di qualsiasi analisi delle possibilità reali di realizzazione e dei pericoli.
Volare via, trovare uno spazio di vita nuovo già immaginarsi dopo poche ore di volo di chiamare a casa dicendo che ce l'hai fatta, queste sono fantasie che riescono ad obliare ogni istinto di prudenza, a dissolvere persino la paura. Così era accaduto anche a Yahuine Koita e Fode Tounkara: avevano 14 e 15 anni quando si nascosero il 29 Luglio del 1999 in un carrello di un aereo partito da Conakry in Guinea e diretto a Bruxelles. Morirono assiderati, ma il mondo si accorse di questi due bambini perché portavano una lettera scritta a mano all'Europa
"...Signori membri e responsabili dell'Europa, è alla vostra solidarietà e alla vostra gentilezza che noi gridiamo aiuto in Africa. Aiutateci, soffriamo enormemente in Africa, aiutateci, abbiamo dei problemi e i bambini non hanno diritti...in Guinea, abbiamo molte scuole ma una grande mancanza di istruzione e d'insegnamento, salvo nelle scuole private dove si può avere una buona istruzione e un buon insegnamento, ma ci vogliono molti soldi, e i nostri genitori sono poveri, in media ci danno da mangiare. E poi non abbiamo scuole di sport come il calcio, il basket, il tennis, eccetera. Dunque in questo caso noi africani, e soprattutto noi bambini e giovani africani, vi chiediamo di fare una grande organizzazione utile per l'Africa perché progredisca..."
L'attenzione e la commozione dilagò sui media, ma nessuna politica cambiò da allora. Continuarono i tentativi di volare nascondendosi nel vano carrelli. Nel 2013 il corpo di un ragazzo sedicenne era stato trovato assiderato nel vano carrello di un aereo proveniente dal Camerun. Nel luglio del 2019 mentre un tranquillo londinese se ne stava in giardino nel quartiere di Clapham proprio dove gli aerei fanno manovra per atterrare a Heatrow ha come avuto la sensazione di un improvvisa esplosione.
Non era una bomba caduta dal cielo ma un cadavere. Su un volo Nairobi Londra della Kenyan Airways un ragazzo si era nascosto precipitando all'apertura del carrello. Negli ultimi dieci anni in Uk era già accaduto altre due volte. Il 60% della popolazione africana è sotto i 25 anni e il 40% ha meno di 15 anni. È il continente più giovane del pianeta. L'Occidente ormai senza giovani, non riesce più a comprendere le dinamiche che portano i giovani africani ad andare via a qualsiasi costo.
Spesso la vergogna più grande in Africa non è non riuscire a raggiungere un salario, a mantenere la propria famiglia, a sposarsi, ma oggi la vergogna più
grande é non provare a scappare. La cancrena generata dalla politica populista risiede tutta nell'aver costretto uno dei temi più complessi del nostro tempo, l'Africa e le politiche migratorie, ad una gabbia interpretativa banalissima e ideologica. Il dibattito politico ridotto a slogan talmente meschini da aver impedito a tutti, anche a coloro che provano a smontarli, ad allontanarsi dall'approfondimento su ciò che realmente sta accadendo in Africa e su ciò che porta un intera generazione ad avere un unico obiettivo: scappare per non tornare.
Eppure non doveva andare così, le cose non sono sempre andate così. L'Africa dal 2012 é piena di tentativi politici di mutare il tragico destino a cui sembrava condannata, impedire di essere terra di saccheggio ed impedire che la classe politica corrotta scarichi ogni responsabilità solo sull'Occidente come alibi sempre utile.
Quando il movimento Y'en a Marre (Non se ne può più) senegalese aveva fatto cadere il presidente Wade oppure il Balai Citoyen del Burkina Faso che costrinse alle dimissioni Blaise Compaoré, quando Lucha in Congo, ed En Aucun in Madagascar, e anche Jeune et Fort in Camerun, e ancora Wake Up in Madagascar e Sindimujia (non sono schiavo) del Burundi, parlavano di lotta alla corruzione, di democrazia e partecipazione civile, di mettere fine ai presidenti a vita, di boicottare le politica contro le migrazioni europee, di mettere al centro la donna, di combattere le monoculture, di difendere l'ambiente.
Insomma quando questa Africa civile ha iniziato ad organizzarsi, l'Europa l'ha temuta. Spaventata dal non poter più controllare, sclerotizzata dai vecchi accordi per tutelare l'estrazione mineraria, le piantagioni, ricattata dalle imprese che non si fidavano dei nuovi movimenti e preferivano quelli che erano politici "figli di puttana" ma "i nostri figli di puttana".
Ecco l'Europa e gli Usa (in diverso modo) hanno abbandonato l'Africa lasciandola a Cina (e in diversa misura) Russia ma soprattutto lasciandola alla disperazione, se vuoi diritti e una vita dignitosa scappa. Questo bambino che deve nascondersi in un carrello aereo per raggiungere l'Europa mentre il caffè e il cacao della Costa D'Avorio viaggiano senza trovare nessun muro, nessun confine, persino spesso nessuna ispezione é il simbolo terribile dell'ignoranza del dibattito politico.
L'aeroporto da cui é partito l'aereo é dedicato al primo presidente della Costa d'Avorio che costruì alla fine degli anni 80 la chiesa più alta della terra spendendo in un Paese dove mancavano ancora scuole, impianti idrici, modernizzazione degli ospedali, circa 300 milioni di dollari, ecco questo é un altro simbolo del passato africano che ne determina il presente.
Dopo tutte le parole su questa tragedia non vi é che una cosa da fare, fermarsi e ingoiare tutte le lacrime possibili per sopportare lo schifo che siamo diventati manipolando le parole, tradendo ogni significato, compiacendoci del nostro sarcasmo con un semplice 'é stato sempre così'.
Forse conviene solo tacere difronte a questo bambino morto di freddo per l'unica possibilità di felicità che gli era stata data: scappare di nascosto.
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