Ti spaventa,
la morte? Così diretta, è una domanda che, anche se non lo sembra, ti suona un
poco strana. Una domanda alla quale non è così semplice dare una risposta unica
- anche se tutto farebbe pensare al contrario! Una risposta secca.
Una risposta univoca. Una risposta una-volta-per-tutte.
La morte in
sé - l'evento-morte, che dura un istante infinitesimale e rabbrividente - si
potrebbe dire che, più che spaventarti, ti sconcerta. Il caso di dirlo è: ti
lascia senza fiato. Hanno ragione i filosofi: quando c'è la morte, non ci sei
tu; e quando ci sei tu, non c'è la morte. Ed è per questo, credi, che la morte
sia per ciascuno di noi, qualcosa di impensabile a noi stessi. La
morte-singolo-evento-individuale-a-noi, ci è tuttavia esterna, sempre. Rispetto
a questo evento, siamo come due poli uguali di una calamita: non riusciamo a toccarci, e
possiamo avvicinarci solo quel tanto, non di più - dopo di quel limite, si
avvertono le forze di respingimento.
Cosa ti
spaventa della morte, non è la morte di per sé. Ma è il cammino che porta ad
essa - che di solito è un cammino fatto di dolore fisico, di sofferenza. Che
magari ti auguri di vivere insieme a chi vuoi bene, e che ti vuole bene: un
percorso. Cosa ti spaventa della morte è la tua probabile totale in-avvertenza,
o in-avvertibilità, in questa realtà - dopo che la morte è accaduta. Forse
siamo davvero vibrazioni quantiche, e la morte rappresenta un cambiamento di
vibrazione, una diversa frequenza che ci desintonizza dalla materia di questa
realtà, che ha una sua vibrazione caratteristica. Ad ogni modo, sei quasi
sicuro che nessuno - dopo - potrà percepirti in alcun modo attingibile coi
sensi conosciuti. Perciò, eccoti al nocciolo della tua paura. Della morte, ti
spaventa il non essere più lì - con tutte le conseguenze del caso - per
quelli che ti sono vicini, che ti vogliono bene, che ti cercano, che ti amano,
che hanno bisogno di te - finché sei vivo, vibrazione più, vibrazione meno.
Ché, se anche fosse come la radio - sulla quale le stazioni deboli o mal
sintonizzate si captano lontane, o piene di ronzii o interferenze di altre
stazioni - se sei sintonizzato male, al massimo, nella migliore delle
ipotesi, potresti essere come quel che è comunemente conosciuto come
fantasma. Il quale, ha ben poca possibilità di intervento su questo piano reale
vibratile. E non iniziamo nemmeno a fare ipotesi su cosa succede su altri piani
vibratili - a.k.a. l'Aldilà...
Alla morte,
però, ci pensi. O ci hai pensato. Hai pensato a cosa può essere, significare, il lutto.
(Un tema che hai in cuore di voler esplorare ancora, hai in mente almeno una
sfaccettatura che conti di poter intavolare quanto prima).
Hai pensato
a come trattare i fatti inerenti a quel che dicevi prima sul percorso che
precede la morte: quello, cioè, legato alla sofferenza, che implica avere
coscienza di cosa sia e possa essere l'empatia, la cura,
gli aspetti legati al cammino verso la morte; alle eventuali disabilità; a come vivere-la-morte. Discorsi forse
a malapena iniziati, in accenno. Ma che sono nel tuo blocco delle bozze e sui
quali c'è tanto, ma tanto da poter/voler dire, in futuro. Con la consapevolezza
che non si tratta di argomenti leggeri, tuttavia. E tuttavia, che si tratta
comunque di argomenti che hanno bisogno di essere spogliati dal tabù di
indicibilità imposto nella nostra cultura high tech. Non stai qui a fare un
elenco - stucchevole, forse, anziché no - di tutte le sfaccettature. Chi è
arrivato a leggere fin qui, è consapevole abbastanza da riuscire a
immaginarsele da solo senza troppo sgomento…
Nessun commento:
Posta un commento