lunedì 21 novembre 2016

Alluminio: un metallo dannoso che attacca il cervello

“Abbiamo fatto assumere a giovani topi dosi consistenti di alluminio” – dichiara il dottor Roger Deloncle, ricercatore della Facolta’ di Farmacia dell’Universita’ di Tours (Francia)- “e abbiamo constatato una distruzione massiccia di neuroni.
L’alluminio accelera i processi di invecchiamento.
Prima dell’esperimento il cervello dei topi poteva essere paragonato a quello di un ventenne, dopo l’esperimento il cervello dei topi equivaleva a quello di un uomo di settanta anni.”
L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) -dichiara Primo Mastrantoni, segretario dell’Aduc- ha fissato un limite per l’assunzione di alluminio che equivale ad un consumo giornaliero di 60 milligrammi (mg) al giorno per una persona di 60 kg.
Gli alimenti che ne contengono di piu’ sono le spezie, in particolare il basilico, 308 mg su 100 grammi, l’origano, 60 mg, e il timo 75 mg.
A meno di fare una scorpacciata di basilico tutti i giorni, il contenuto di alluminio degli alimenti non preoccupa, ma a quello assunto con il cibo va aggiunto quello degli additivi (E 520, 521, 522, 523), quello degli utensili da cucina di alluminio (pentole, caffettiere, fogli di alluminio, ecc.), attaccati da alimenti acidi (un etto di pomodori per il sugo, scioglie 6.5 mg di alluminio), quello dell’acqua potabile, che se trattata con solfato di alluminio, per eliminare le impurita’, puo’ raggiungere i 20 mg/litro, quello dei deodoranti (antitraspiranti) che contengono cloruro di alluminio ed infine quello dei farmaci, in particolare gli antiacidi, che contengono idrossido di alluminio (Maalox, Gaviscon, Digenal, Fosfalugel, ecc.).

Per evitare problemi la soluzione e’ piuttosto semplice: usare utensili di acciaio ed eliminare cibi e cosmetici contenenti alluminio. Quanto ai farmaci sarebbe opportuno evitare di assumerli insieme a prodotti acidi (succo di arancia, vitamina C, marmellate)

dice il dottor Jean Pilette sull'alluminio:
"L’alluminio è un metallo molto diffuso in natura in quanto esso costituisce circa l’8 % della crosta terrestre.
E’ un metallo leggero largamente utilizzato dall’uomo. Sfortunatamente si tratta di un metallo nocivo per il sistema nervoso centrale, capace di avere un ruolo determinante nella comparsa e nell’evoluzione di alcune malattie degenerative del sistema nervoso, come il Morbo di Parkinson, la sclerosi laterale amiotrofica e il morbo di Alzheimer, la più diffusa tra le forme di demenza senile.
L’alluminio può inoltre essere nocivo anche per le ossa, per i polmoni, per la paratiroide.
L’alluminio può penetrare nell’organismo in seguito ad inalazione, contatto, ingestione ed iniezione, sia quest’ultima di tipo intravenoso che di tipo intramuscolare o sottocutaneo. L’alluminio che passa nell’apparato digerente viene in parte eliminato con le feci, mentre quello che passa nel sistema circolatorio viene parzialmente eliminato dai reni.
L’accumulo di alluminio nei vari organi cambia da persona a persona e dipende da numerosi fattori. Questo accumulo può essere facilitato da un apporto più consistente di alluminio attraverso una delle vie di assorbimento, oppure da un maggiore afflusso del sangue a livello intestinale o da una minore eliminazione a livello renale.
I neonati e le persone anziane sono in particolar modo soggetti ad accumulare più alluminio ed a subirne le conseguenze. Sono due gruppi a rischio che bisogna tenere particolarmente sotto controllo a tal proposito.
La modalità di trasporto dell’alluminio nel sangue facilita il suo accumulo nel cervello. Infatti nel plasma il 60% dell’alluminio si lega alla proteina che trasporta il ferro (transferrina), la qual cosa ne agevola il passaggio al cervello dove si trovano molti recettori della transferrina.
L’alluminio forma altresì un legame con un’altra proteina del plasma, l’albumina. Quest’ultima non può penetrare nel cervello se non attraverso un’alterazione della barriera sangue/cervello. Questa barriera può essere alterata da più fattori: ricordiamone due qui di seguito.
Innanzitutto l’alluminio ha di per sé stesso un’azione tossica diretta su questa barriera protettiva del cervello.
Un secondo fattore di alterazione di tale barriera è costituito dalle iperfrequenze, in particolare quelle utilizzate per la telefonia mobile.
Le iperfrequenze permettono all’albumina, sostanza neurotossica, di oltrepassare la barriera ed entrare nei centri nervosi, esercitando effetti deleteri assieme all’alluminio eventualmente legato ad essa.
I vaccini che contengono alluminio possono provocare non solo delle reazioni locali nel punto dove avviene la loro iniezione, ma anche una sintomatologia generale durevole, come stanchezza, febbre, dolori muscolari ed articolari. Questo insieme di sintomi costituisce una nuova patologia, la miofascite macrofagica, che è stata messa in evidenza per la prima volta nel 1993. I sintomi che la accompagnano sono stranamente simili a quelli della sindrome da stanchezza cronica e a quelli della sindrome della Guerra del Golfo.
L’OMS riconosce che, nei vaccini, “l’innocuità degli additivi è un argomento importante ma poco considerato”, ma allo stesso tempo essa non impedisce di continuare nei suoi programmi di vaccinazione, senza voler cambiare alcunché, né riguardo all’informazione sui vaccini che contengono Sali di alluminio, né riguardo ai programmi di somministrazione dei vaccini stessi.
La reattività di una persona ad un agente tossico come l’alluminio resta difficile da valutare.
E’ difficile prevedere quali saranno gli effetti secondari indotti in un adulto dalla somministrazione di un vaccino che contiene alluminio.
Ancora più complicato è prevedere quali saranno le reazioni di un neonato al medesimo vaccino.La conoscenza della reattività di un neonato resta alquanto ipotetica.
In che condizioni sono il suo metabolismo, i reni, il fegato, l’apparato digerente, il cervello? Se non riceve il latte materno quali sono gli alimenti che gli vengono somministrati? Quali medicinali o cosmetici vengono utilizzati dalla madre? Il suo ambiente è elettromagnetico?
Dobbiamo ammettere nostro malgrado la nostra ignoranza sull’impatto che può avere l’iniezione di un vaccino contenente alluminio in un neonato, in un bambino o in un adulto e, logicamente, le conseguenze a lungo termine sul funzionamento del cervello.
Le vaccinazioni di routine e le vaccinazioni di massa generalmente vengono fatte senza effettuare prima alcun esame.
Non viene richiesto nessun esame del sangue prima di una vaccinazione e tantomeno un esame speciale che potrebbe determinare la quantità di alluminio già presente nel sangue del futuro vaccinato.
Sarebbe altresì finanziariamente oneroso proporre ai genitori tutta una serie di test finalizzati a sapere se il bambino da vaccinare ha delle probabilità di sopportare senza danno la vaccinazione prevista, sia essa obbligatoria o meno."

Ndr.: il dott. Pilette ha verificato che le dosi di alluminio che un neonato di 2 mesi riceve nel siero, tramite il suo primo vaccino esavalente risulterebber0:
1.      827 volte la dose di alluminio considerata normale;
2.      330 volte la dose di alluminio considerata come limite superiore;
3.      220 volte la dose di alluminio considerata come limite massimo;
4.      55 volte la dose di alluminio capace di provocare dei danni al sistema nervoso e
5.      33 volte la dose di alluminio capace di generare una encefalopatia.




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