Africa da scoprire. Il continente
africano – nonostante si pensi forse il contrario – è rimasto praticamente inesplorato (e, sotto questo aspetto,
trascurato), soprattutto a Sud del
Sahara.
A parte le razzie di opere del
passato, oggi “custodite” nei più grandi musei al mondo
e quelle delle risorse naturali, rimane nell’ombra e nascosta buona parte
della storia dell’epoca pre-coloniale ma anche quella molto, molto più
addietro.
L’archeologia in Africa ha privilegiato
il periodo preistorico,
anzi si è concentrata a lungo solo su quegli aspetti che riguardano
l’evoluzione degli esseri umani. Questo ha
reso difficile doversi ricredere su quel pregiudizio che vuole che il continente non abbia
sviluppato opere, manufatti e culture senza bisogno di attendere gli arabi o
gli europei. E che vuole che gli africani siano rimasti in uno stadio infantile, di
sottosviluppo e privi di storia (parole del razzista ante
litteram, il filosofo tedesco Hegel) fino all’arrivo dei colonizzatori.
Sul sito di History List che
presenta “10 incredibili siti archeologici in Africa” c’è una
frase che ingenuamente manifesta un razzismo radicato e strutturale. La frase
è: “I siti archeologici in Africa hanno aiutato a spiegare alcuni dei
più grandi misteri nella storia dell’umanità ma ce ne sono anche molti che
stupiscono gli scienziati moderni. Questo perché non si presupponeva che tali
antiche società fossero così avanzate“. Inutile dire che i 10 siti
che hanno lasciato con la bocca aperta gli scienziati sono una infinitesima
parte di altri che stanno venendo alla luce e di chissà quanti ancora ancora
celati.
Oggi, per fortuna, c’è del movimento e
anche sul web è possibile trovare aggiornamenti su studi e
… lavori in corso. Uno dei pochi modi per rimanere aggiornati visto
che certe informazioni vengono spesso custodite e trasmesse solo tra gli
addetti ai lavori. Uno dei siti/archivio è The World Wide Web Library of African
Archaeology.
Molte delle scoperte fatte finora nell’Africa
Sub-Sahariana, sono state quasi sempre frutto del caso. Come quello che ha
portato recentemente alla luce in Benin una città
sotterranea, risalente a un periodo in cui il Paese si chiamava
ancora Dahomey e vi regnavano re potenti e orgogliosi.
La scoperta – di quello che è stato poi
chiamato Villaggio
sotterraneo di Agongointo – si deve a operai di una
ditta danese che stavano lavorando alla costruzione di una strada nell’area di
Bohicon. Un mezzo finì in una sorta di botola che in realtà altro non era
che una delle migliaia di cunicoli che formano la città sotterranea. I primi scavi parlavano di un
periodo compreso tra il 1600 e il 1700 ma successivamente si è capito che le
costruzioni erano anche antecedenti, al XV-XIV secolo.
Ingresso di uno dei rifugi sotterranei
portati alla luce. Foto tratta dal web
Costruite a circa dieci metri dalla
superficie le “case” servivano da nascondiglio e strategia di guerra per i
soldati dei re ma erano strutturate come vere e proprie abitazioni, con
delle salette e due aree circostanti per raccogliere l’acqua con un sistema di
filtraggio naturale, il che consentiva di rimanere nascosti per periodi
anche lunghi.
Il luogo dove è avvenuta la prima
scoperta. Foto tratta dal web
Gli scavi del sito – ora sotto nella lista dell’UNESCO – hanno
contribuito a portare alla luce anche un’altra scoperta – ancora più
stupefacente del villaggio sotterraneo. Si tratta di scorie di materiale
ferroso che – secondo rilevazioni al carbonio 14 – risale a prima del 1000 a.C. Una scoperta che
potrebbe cambiare – e forse lo ha già fatto – la storia del continente, e non
solo.
A Bohicon abbiamo incontrato la guida –
e studioso – che fin dal primo momento ha seguito gli sviluppi degli scavi e
dei successivi ritrovamenti. Lasciamo raccontare a lui – nell’intervista/video
che abbiamo realizzato sul posto – il valore e il significato di questa
scoperta. Che ancora non è conclusa.
“Si tratta –
dice Théodore Atrokpo – della più antica città al di là
di quelle che esistevano in Egitto“. La più antica dell’Africa
Sub-Sahariana.
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