Il
'modello portoghese' funziona. Quindici anni fa, la decisione del Parlamento di
Lisbona (governavano i socialisti con maggioranza assoluta, premier Antonio
Guterres, oggi segretario generale dell'Onu) di depenalizzare l'uso delle droghe provocò
sconcerto nel mondo. Il consumo andrà alle stelle, profetizzavano gli scettici,
la tossicodipendenza diventerà un fenomeno fuori controllo. E invece, niente di
tutto questo.
"A batalha foi ganha", la battaglia è stata vinta, esulta ora il quotidiano Público, facendo il bilancio di un'esperienza che in molti altri Paesi viene studiata con attenzione. Non solo non c'è stato un incremento dei consumatori, non solo è stato fugato il timore che Lisbona potesse trasformarsi nella capitale mondiale dei tossicodipendenti provenienti dai cinque continenti, ma i benefici sono stati nettamente superiori al temuto effetto negativo della nuova legge.
Ad esempio il numero di morti per overdose: 22 nel 2013 (un migliaio in Germania, duemila nel Regno Unito), contro i 94 del 2008, mentre per il periodo precedente non esistono statistiche certe, ma la cifra era sicuramente superiore. E poi i dati sulle infezioni da Hiv associate alla tossicodipendenza: dalle 18.500 del 1983 alle 40 del 2014.
Se inoltre, in linea con quanto avviene nel resto d'Europa, è aumentato il numero di consumatori di ecstasy e di altre droghe sintetiche, si è invece ridotta notevolmente - di circa il 70 per cento - la cifra dei dipendenti da eroina, che all'epoca dell'entrata in vigore della nuova norma era il peggiore flagello che colpisse il Portogallo. È il successo della politica di "riduzione dei danni e di reinserimento sociale", come la definisce João Goulão, direttore del Sicad, l'istituzione pubblica che lotta contro le tossicodipendenze.
Al di là dei numeri, comunque confortanti, quello che conta è che i consumatori passano a essere considerati, da potenziali delinquenti, a persone che necessitano di essere trattate come malati. Il fatto che la legge depenalizzi l'uso e il possesso di dosi per consumo personale fino a un massimo di dieci giorni (15 grammi nel caso di cocaina o eroina, 20 grammi di cannabis), ha indotto molti tossicodipendenti - soprattutto gli eroinomani - a richiedere l'assistenza dei centri di riabilitazione. Per loro, una maggiore serenità nel presentarsi alle istituzioni specializzate senza il timore di subire misure repressive della polizia, per la società un passo avanti verso migliori condizioni per garantire la salute pubblica.
Ovviamente, è caduta in picchiata anche la percentuale di popolazione carceraria condannata per reati legati alle droghe: dal 41 per cento del 2001 al 19 per cento del 2014. La maggior parte degli attuali detenuti deve rispondere di accuse di narcotraffico.
"A batalha foi ganha", la battaglia è stata vinta, esulta ora il quotidiano Público, facendo il bilancio di un'esperienza che in molti altri Paesi viene studiata con attenzione. Non solo non c'è stato un incremento dei consumatori, non solo è stato fugato il timore che Lisbona potesse trasformarsi nella capitale mondiale dei tossicodipendenti provenienti dai cinque continenti, ma i benefici sono stati nettamente superiori al temuto effetto negativo della nuova legge.
Ad esempio il numero di morti per overdose: 22 nel 2013 (un migliaio in Germania, duemila nel Regno Unito), contro i 94 del 2008, mentre per il periodo precedente non esistono statistiche certe, ma la cifra era sicuramente superiore. E poi i dati sulle infezioni da Hiv associate alla tossicodipendenza: dalle 18.500 del 1983 alle 40 del 2014.
Se inoltre, in linea con quanto avviene nel resto d'Europa, è aumentato il numero di consumatori di ecstasy e di altre droghe sintetiche, si è invece ridotta notevolmente - di circa il 70 per cento - la cifra dei dipendenti da eroina, che all'epoca dell'entrata in vigore della nuova norma era il peggiore flagello che colpisse il Portogallo. È il successo della politica di "riduzione dei danni e di reinserimento sociale", come la definisce João Goulão, direttore del Sicad, l'istituzione pubblica che lotta contro le tossicodipendenze.
Al di là dei numeri, comunque confortanti, quello che conta è che i consumatori passano a essere considerati, da potenziali delinquenti, a persone che necessitano di essere trattate come malati. Il fatto che la legge depenalizzi l'uso e il possesso di dosi per consumo personale fino a un massimo di dieci giorni (15 grammi nel caso di cocaina o eroina, 20 grammi di cannabis), ha indotto molti tossicodipendenti - soprattutto gli eroinomani - a richiedere l'assistenza dei centri di riabilitazione. Per loro, una maggiore serenità nel presentarsi alle istituzioni specializzate senza il timore di subire misure repressive della polizia, per la società un passo avanti verso migliori condizioni per garantire la salute pubblica.
Ovviamente, è caduta in picchiata anche la percentuale di popolazione carceraria condannata per reati legati alle droghe: dal 41 per cento del 2001 al 19 per cento del 2014. La maggior parte degli attuali detenuti deve rispondere di accuse di narcotraffico.
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