Un tema di grande attualità
Questa relazione (presentata al convegno di Torino “Costituzione, comunità, diritti”, promosso il 19
novembre 2017) riguarda un tema di grande attualità: il rapporto tra vaccini,
integrità e diritti della persona visto da un sociologo. Non sono né medico, né
biologo, né giurista. Quindi mi asterrò nella misura del possibile dall’entrata
in argomenti tecnici su cui non ho competenze.
Ricerche fasulle
È nota la vicenda dei
motori diesel della Volkswagen, truccati con un software
che ne riduceva drasticamente le emissioni inquinanti nei test di prova, per
poi spararle “a tutto gas” sulle strade in fase di esercizio. Il trucco è stato
“scoperto” quando il governo degli Stati uniti ha mobilitato l’Epa, la sua
agenzia per l’ambiente, per mettere un freno alla concorrenza delle vetture
tedesche; ma probabilmente era noto da tempo a tutti gli addetti al settore. I
dirigenti della Volkswagen, il governo tedesco e gli organismi di controllo
preposti ad autorizzare la circolazione delle nuove vetture hanno fatto finta
di “cadere dal pero”; ma per molti anni avevano mandato avanti questo
fondamentale meccanismo di inquinamento delle strade, dell’aria che respiriamo,
dei nostri polmoni, del nostro sangue e dei nostri tessuti sempre più spesso
aggrediti da tumori di ogni tipo.
È attuale la vicenda
del glifosato, l’erbicida più diffuso nel mondo. Lo Iarc
di Lione, istituto che si occupa di ricerche sul cancro, che è una succursale
dell’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità (agenzia delle Nazioni Unite,
che viene però finanziata per l’80 per cento da privati: Big Pharma e
fondazioni come quella di Bill Gates) aveva commissionato a un gruppo di
studiosi una ricerca sugli effetti di questo erbicida. Ma al momento di
renderlo pubblico, il draft sui
risultati della ricerca è stato cambiato da una mano ignota, trasformando
l’erbicida da cancerogeno a innocuo. Un risultato rafforzato da un giudizio
dell’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza degli alimenti) che ha espresso
il suo giudizio sulla base di una documentazione fornita dalla Monsanto, cioè
dal produttore. Questo ha permesso al Parlamento europeo di autorizzare per
altri cinque anni, e forse più, l’avvelenamento dei campi con questo prodotto.
Non si tratta ovviamente dei due unici pareri in proposito: la pericolosità del
glifosato è documentata da molti altri studi, ma soprattutto dal peggioramento
crescente della salute di chi lavora in agricoltura, anche se per gli addetti
al settore è difficile separare effetti dei tanti veleni che usano nei loro
campi: un processo che ha fatto delle campagne un ambiente più nocivo e letale
di quello delle città, invertendo un rapporto – “campagna uguale salute”,
“città uguale malattie” – che risale agli albori della civiltà urbana.
I casi di occultamento
o travisamento dei risultati della ricerca, ovvero di ricerche fasulle, fatte e
commissionate per contraddire evidenze della vita quotidiana sono centinaia:
in parte sono dovuti a veri e propri meccanismi di compravendita di tecnici,
esperti, scienziati e ricercatori: cioè corruzione.
In parte, invece a semplice conformismo:
per fare carriera nella scienza e nella ricerca conviene non contraddire teorie
e posizioni dominanti. Ma in parte dipendono dal meccanismo
di finanziamento dell’Università e della ricerca. Lo
Stato vi provvede sempre meno e per mandarle avanti occorre ricorrere ai finanziamenti dei privati; al punto che la
vera professionalità di uno scienziato o di un ricercatore non si manifesta
tanto nella qualità dei risultati, quanto nell’abilità nel procacciare
finanziamenti: l’intendence suivra;
cioè il risultato scientifico dipende dai soldi che si mettono insieme.
Sliding doors
Succede un po’ in
tutti i campi; ma in quello sanitario, dominato da poche multinazionali
straricche e potenti, il condizionamento è certo maggiore.
Il meccanismo è poi ancora più perverso perché ad esso vanno ad aggiungersi
altri due fattori. Il primo è il fatto che nella manipolazione di elementi e
sostanze di origine organica, come è in gran parte il lavoro di ricerca in
campo medico e farmacologico, la
replicabilità di un esperimento – paradigma della
scienza in tutte le sue espressioni – è
per lo più scarsa, in quanto difficilmente le sostanze
utilizzate nei laboratori possono essere rigorosamente uguali; per cui occorre
affidarsi, molto di più che in altri campi, alla buona fede di chi pubblica le
sue ricerche. Il secondo è il fatto che la
ricerca farmacologica è di fatto finanziata dallo Stato: ma non in maniera
diretta, bensì caricandone il costo sul prezzo dei farmaci coperto dal servizio
nazionale (che così finanzia anche il costo, non
dichiarato, del marketing, che spesso è pura e semplice corruzione dei medici:
regali, crociere e finti convegni in cambio di prescrizioni, ecc.). Così le
case farmaceutiche dispongono a modo loro dei margini realizzati. Questo
meccanismo però non funzionerebbe se alla fine del circuito finanziario non ci
fosse una sanzione pubblica da parte degli organismi preposti alla validazione
dei prodotti. Nel caso dei farmaci, in Italia, questo organismo è l’Aifa,
l’Agenzia del farmaco; balzato all’onore delle cronache per innumerevoli esempi
di corruzione (solo una piccola parte dei tanti che verosimilmente non sono
stati scoperti) e, attualmente, per lo stretto intreccio tra dirigenti del
Ministero, che è l’organo di controllo, l’Agenzia e le aziende farmaceutiche o
le loro fondazioni private: un sistema che in Italia si chiama “conflitto di
interessi” (e dovrebbe chiamarsi invece coincidenza di interessi), ma che in
tutto il mondo è noto invece come sistema
delle porte girevoli (sliding doors): personaggi che
vengono premiati con incarichi in azienda dopo aver servito con funzioni di
controllo in ruoli pubblici. O vice versa.
Sono meccanismi da tener d’occhio quando si parla di vaccini: l’unico “atto medico” al mondo praticato senza alcuna
forma di diagnosi. Un atto particolarmente invasivo, più
del particolato nei nostri polmoni e nel nostro sangue e più del glifosato in
quello che mangiamo.
A cosa servono? Sono pericolosi? Alcune risposte
La legge Lorenzin ne
ha resi obbligatori dieci (all’inizio erano 12 + 4
“fortemente consigliati”, da quattro che lo erano prima) per tutti i minori di
sedici anni. È una legge varata in
ottemperanza a un impegno preso dalla ministra in un incontro della Global Health Security Agenda
promossa dal G7 di tre anni fa, che ha fatto dell’Italia il paese capofila per
le strategie vaccinali; in questo impegno, la
ministra è stata sospinta da un dirigente del Ministero della Salute poi
pescato con le mani nel sacco di interessi farmaceutici illeciti. Quest’obbligo ha spinto molti a chiedersi il perché di tutti quei
vaccini. A che cosa servono? Non sono pericolosi? Domande che molti, come anche il sottoscritto,
non si erano mai posti prima. Così sono diventate chiare, o possono diventare
chiare a tutti, alcune cose:
1) si
tratta di un esperimento in cui ai minori italiani è stato assegnato il ruolo
di cavie, in vista dell’estensione di misure analoghe a
tutti i paesi del mondo: dove ci sono mezzi, con il finanziamento dei
rispettivi Stati; dove non ci sono, con l’aiuto, temporaneo e sempre revocabile
delle fondazioni che finanziano le campagne vaccinali sia attraverso l’OMS che
direttamente.
2) i
vaccini da rendere obbligatori non sono solo 10, ma, in prospettiva, molti di
più; perché le malattie infettive note sono più di
cinquanta e le varianti di queste malattie sono forse dieci volte tanto. Un po’
per volta bisognerà arrivare a vaccinarci contro tutte: ovviamente con
confezioni pluridosi, come lo sono già oggi il quadrivalente e l’esavalente
inflitti anche a chi ne richiederebbe uno solo, perché dalle altre malattie è
già stato dichiarato immune.
3) un
po’ per volta la misura riguarderà tutta la popolazione e non solo i minori di
sedici anni, come già oggi sta succedendo a chi lavora nella scuola o negli
ospedali. Se infatti vale il dogma, mai dimostrato, a
detta di molti operatori del settore e di numerose evidenze statistiche, della
cosiddetta ”immunità di gregge”, tutti si dovranno vaccinare per non mettere a
rischio, non solo a scuola o in ospedale, ma sui tram, ai giardinetti, sulle
spiagge, al cinema, allo stadio, ecc. la salute di coloro che non possono
essere immunizzati. I quali dovranno comunque continuare a vivere tra mille
attenzioni, perché i pericoli che li minacciano sono infiniti e non provengono
solo dalle persone non vaccinate.
4) queste
vaccinazioni, poi, dovranno essere ripetute periodicamente,
a distanze comprese tra i quattro e i dieci anni o poco più, perché l’immunità
che conferiscono (se la conferiscono; il che non avviene sempre) non è permanente;
a differenza dell’immunità naturale ricevuta da chi ha contratto e superato la
malattia, che, per quello che riguarda le malattie esantematiche, non solo è
permanente, ma, a quanto affermano molti medici sulla base della loro
esperienza, si trasmette di madre in figlio per tutti i primi anni di età: fino
a che non arriva l’età in cui è opportuno che le si contragga per acquisire a
propria volta l’immunizzazione naturale. Mentre chi quell’immunità non l’ha
ricevuta attraverso il cordone ombelicale o il latte materno, la deve sì
acquisire con il vaccino, ma con una durata limitata; il che espone chi non ha
né l’una né l’altra, o ha un’immunizzazione “scaduta”, al rischio di contrarre
la malattia nell’età più pericolosa: tra i sedici e i venticinque anni.
5) i
vaccini sono pericolosi, sia per gli effetti collaterali che possono avere –
spesso assai più pesanti di quelli di una malattia esantematica contratta
all’età giusta – sia perché un numero consistente di pediatri e di medici
sostiene, sulla base della propria pratica professionale, che dura anche da
trenta-quaranta anni, che le persone vaccinate sono più fragili ed esposte alle
malattie di quelle non vaccinate. È una tesi che viene
contestata dai sostenitori dei vaccini a tutti i costi, perché non è suffragata
da analisi statistiche. Il che è vero; ma quelle ricognizioni statistiche non
si fanno, nonostante che non siano molto impegnative per chi ha accesso ai dati
raccolti dalle Unità sanitarie e, soprattutto, si nega l’accesso anche ai pochi
dati disponibili. Per costringere l’Aifa a pubblicare i dati sulle reazioni
avverse ai vaccini negli ultimi anni in Italia è dovuto intervenire il
Tribunale di Torino. Perché nasconderli? Ma anche così non si riesce a sapere
di che tipo e di che gravità siano state le reazioni avverse registrate; che
sono comunque solo una piccola parte di quelle intervenute, perché medici e
pediatri non sono tenuti a prenderne nota e a registrarle; e molti non hanno
nemmeno le cognizioni che potrebbero permettere la connessione, spesso non
immediata, tra vaccino e reazione.
6) la
IV commissione di inchiesta sull’uranio impoverito, nata per indagare sulle
connessione tra carcinomi, per lo più mortali, riconducibili all’esposizione
dei militari coinvolti nelle missioni in Bosnia durante la guerra nell’ex
Jugoslavia, è arrivata alla conclusione che la somministrazione di un numero di
vaccini superiore a cinque (ben al di sotto, quindi, dei dieci prescritti dalla
legge Lorenzin) è stata indubitabilmente una delle cause del diffondersi di
quelle patologie, anche più dell’esposizione alle
radiazioni dell’uranio impoverito, che sicuramente ha giocato la sua parte. Ma
su questa inchiesta è calato un silenzio tombale.
7) il
punto più controverso è la connessione tra vaccini e autismo.
È indubbio che autismo e altri disturbi mentali irreversibili, soprattutto
quelli regressivi, che intervengono non alla nascita, ma dopo alcuni mesi o
anni di vita, sono in fortissimo aumento; ma chi intende dissociare questo
fenomeno dai vaccini sostiene che le cause potrebbero o dovrebbero essere
cercate altrove: soprattutto nel crescente inquinamento dell’ambiente e dei
cibi. Tutti i sostenitori dei vaccini a tutti i costi citano, anche perché non
ne hanno altri a disposizione, il caso Wakefield: il primo medico che ha
ipotizzato una connessione tra questi due eventi e che è stato radiato
dall’ordine con un’accusa di corruzione per la quale non è mai stato processato
e perché i dati su cui basava le sue affermazioni erano stati raccolti in modo
irregolare. Nessuno vi dirà però che uno dei coautori della stessa ricerca,
colpito dalla stessa sanzione, è stato poi reintegrato (mentre Wakefield non lo
è stato perché non ne ha fatto richiesta, avendo trasferito altrove la sua
attività); soprattutto perché quella radiazione era stata più il frutto di una
campagna orchestrata da alcuni media legati a Big Pharma che la conseguenza di
una intenzionale alterazione dei dati. Nessun comunque vi dirà che il CDC (il
Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, un’agenzia del governo
degli Stati uniti) è stato denunciato al Congresso per aver nascosto e
falsificato dati che quella connessione invece la provavano. È l’oggetto del
film Vaxed, la cui proiezione è stata impedita al parlamento Europeo, al Senato
italiano, nelle sale di Londra e in molti altri posti. Di ricerche su questo
tema che portano a conclusioni opposte ce ne sono parecchie e su di esse non mi
pronuncio perché non ho le competenze per farlo. Ma è accertato che due additivi presenti in quasi tutti i vaccini per
garantire efficacia ai virus depotenziati – il mercurio, ora eliminato, e
l’alluminio, ancora largamente utilizzato – possono avere pesanti effetti sul
cervello. Anche qui, in mancanza di ricognizioni
condotte in modo rigoroso su campioni rappresentativi della popolazione, ci
soccorre, oltre alla denuncia di centinaia di genitori che hanno visto i loro
figli rovinati, non alla nascita, ma dopo il vaccino, la conferma di molti
medici. Questi elementi evidentemente non bastano a “far testo”; ma il rischio
di vedere la vita dei propri figli rovinata per sempre è talmente intollerabile
che dovrebbe spingere, ma non lo fa, le autorità sanitarie a metter in cantiere
una ricerca seria sul tema. E soprattutto un dibattito
pubblico e aperto a tutte le voci.
8) ad aprire questo confronto e a rendere edotta
tutta la popolazione delle contrapposte posizioni e delle rispettive ragioni
miravano le decine e decine di
manifestazioni a favore della libera scelta, di cui tre
a carattere nazionale, che si sono svolte in Italia a cavallo dell’approvazione
della legge Lorenzin; animate da posizioni diverse, che vanno dal rifiuto
totale alla richiesta di subordinare la somministrazione dei vaccini al
rilascio di un consenso informato, o alla rivendicazione di poter scegliere
quali e quanti vaccini accettare sulla base di una esaustiva diagnosi del
soggetto e della situazione epidemiologica nella regione interessata.
9) invece ci hanno propinato fino allo sfinimento il
prof Roberto Burioni, per assicurarci che lui le cose le sa, che non stanno
come dicono coloro che contestano la legge Lorenzin, che lui non ne può
discutere con chi non ha studiato, perché “la scienza non è democratica”, e che
chi lo contraddice è un “asino ragliante”, espressioni poi riprese nel titolo
del suo insulso libro, La congiura dei somari.
Burioni evidentemente non sa che gli
asini, oltre che dolcissimi, sono animali molto intelligenti e che se “l’asino raglia” è perché,
giustamente, “vuol fieno e non vuol paglia”. Lascio a voi l’interpretazione di
che cosa sia fieno e che cosa paglia. Nessun
confronto diretto con un medico o un biologo che abbia maturato sui vaccini
delle posizioni differenti. La“Scienza” di Burioni è la
stessa di coloro che si facevano beffe e perseguitavano il dottor Semmelweis
quando mostrava loro che lavandosi le mani il numero delle donne che morivano
di parto calava drasticamente. Loro erano “La Scienza” e Semmelweis un praticante.
Così per Burioni l’esperienza e le osservazioni di centinaia di medici e
pediatri che segnalano rischi e danni anche gravi a seguito di vaccini non
hanno alcun valore; contano solo gli studi statistici; quelli che non ci sono
perché l’Aifa non li fa. Quindi non resta che lui, Burioni, che le cose le ha
studiate…
10) si sostiene che i vaccini costano poco e che le
case farmaceutiche guadagnerebbero molto di più con i farmaci per curare le
malattie contratte per non essersi vaccinati. Intanto è da dimostrare che senza
vaccini ci si ammalerebbe comunque, mentre con i vaccini si resta sani; il che
è contestato. Ma va ricordato che in Italia si sta sperimentando un sistema
destinato a venir esteso a tutto il mondo, cosa che moltiplica tendenzialmente
i relativi guadagni di molte volte. Ma soprattutto che si
sta introducendo un meccanismo irreversibile, grazie al quale si avrà sempre
più bisogno di vaccini e sempre più di nuovi vaccini. E
l’economia insegna che quando si innesta un meccanismo irreversibile poi chi
controlla il mercato può fare il bello e il cattivo tempo, soprattutto sui
prezzi.
11) a riprova di ciò basti dire che contestualmente
al varo della legge Lorenzin sono stati introdotti nel mercato dei vax-bond:
prodotti finanziari presentati come “sicuri” perché legati alla diffusione e
alla moltiplicazione dei vaccini resi obbligatori, che costituiscono il loro
cosiddetto “sottostante”. Così, senza
neanche accorgercene, contraiamo, con i nostri corpi, un debito verso le case
farmaceutiche che hanno già venduto sul mercato
finanziario i proventi che si attendono dalla nostra soggezione.
12) come
leva per imporre i vaccini decisi dalla ministra è stata introdotta la minaccia
di esclusione dei non vaccinati dalla scuola dell’infanzia; minaccia che non ha
potuto essere replicata per la scuola dell’obbligo in quanto in aperta
contraddizione con il diritto universale e costituzionale all’istruzione. Così
i genitori inadempienti verranno soltanto multati. Ma
contestualmente si prospetta la creazione di classi differenziali per gli
alunni non vaccinati e contro di essi si è lanciata una vera e propria caccia agli untori. Caccia promossa e sostenuta
anche dal prof. Burioni, voce parlante del ministero, che così si è espresso:
“In un asilo romano una mamma No Vax che voleva far entrare a tutti i costi il
figlio tenuto fuori dalla legge è stata allontanata non tanto dai carabinieri
ma dalle altre mamme; questo secondo me è un segno importante perché chi non
vaccina i propri figli inizia a essere percepito giustamente come un incivile”.
13) infine, è da almeno quarant’anni che, sulle orme
delle ricerche dell’epidemiologo Thomas McKeown, presentate in un libro da me a
suo tempo tradotto, è stato
dimostrato che, con l’eccezione degli antibiotici, i farmaci, vaccini compresi,
hanno avuto ben poco peso nella scomparsa di malattie letali, mentre un ruolo
fondamentale, in Occidente, lo hanno avuto l’acqua potabile, le reti fognarie e
soprattutto una alimentazione adeguata; il che spiega
come mai malattie che da noi erano considerate innocue, ed anzi salutari, come
quelle esantematiche, in paesi dove si soffre la fame e la mancanza di acqua
potabile e di trattamento dei reflui esse continuino a essere devastanti, come
lo erano in Europa e negli Stati uniti quando ancora quegli standard non erano
stati raggiunti. Che malattie come il tifo, la poliomielite o il vaiolo, che
decenni fa seminavano il terrore anche nei nostri paesi, abbiano cominciato a
scomparire in seguito a un declino iniziato ben prima dell’introduzione dei vaccini
obbligatori è peraltro comprovato dalle serie statistiche relative alla
diffusione nel tempo di questi flagelli. Senza
per questo negare che dove la malattia era ancora diffusa, l’obbligo vaccinale
abbia avuto comunque effetti diretti positivi.
Vaccini quando
necessari
Niente vaccini
allora? No. Vaccini quando sono necessari: in tutti i
paesi ancora esposti a quei flagelli a causa delle condizioni igieniche e
alimentari della popolazione; per tutti coloro che vanno in viaggio in quei
paesi; e nei paesi da tempo immuni, uno per volta e solo in presenza di un
rischio reale o di una epidemia conclamata – e non inventata come quelle
segnalate dalla ministra Lorenzin e avallate dal prof. Burioni. Sempre tenendo
conto che la cosiddetta immunità di gregge deve ancora essere dimostrata. Tutto
questo per mostrare che la questione dei vaccini non è un aspetto secondario
dell’assetto politico, sociale e costituzionale in cui viviamo, ma una
manifestazione, non la sola, ma in prospettiva una delle principali, di una
spinta a sottomettere gli esseri umani a una medicalizzazione
e “chimicizzazione” sistematiche attraverso cui si
possono aprire le vie a molte altre forme di intrusione nelle nostre vite, nei
nostri corpi e nella nostra psiche; come lo sono già oggi la gestione dei dati
relativi a tutti gli aspetti delle nostre vite raccolti, senza che ce ne
accorgiamo, e venduti, senza che lo consentiamo, dai grandi gestori mondiali
della rete. E come lo è l’inquinamento che viene imposto all’ambiente in cui
viviamo e al cibo di cui ci nutriamo da parte delle società che controllano,
insieme alla tecnologia e alla ricerca, anche le istituzioni pubbliche dello
Stato che dovrebbero difenderci.
Autogoverno
La democrazia intesa
come autogoverno, fondato sia sulla partecipazione informata dei cittadini e
delle cittadine che sul conflitto contro chi vorrebbe imporci le sue scelte e i
suoi interessi grazie al suo potere, che oggi è soprattutto potere finanziario,
è l’unica forma di vera democrazia. Ma non è né realizzabile né perseguibile
senza schierarsi anche su questa frontiera, che è quella del controllo sui
nostri corpi e sulle nostre vite.
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