Una per una, davanti al microfono.
Bellissime. Voce ferma, con l’abito di paillettes d’oro, i tacchi alti, il
trucco perfetto. Avrebbero dovuto sciorinare le loro misure: altezza, seno,
fianchi, sedere. E invece con un grande atto di dignità e ribellione le
candidate a Miss Perù 2017 hanno gelato la giuria e i telespettatori
raccontando i casi di femminicidio nel loro Paese, le violenze, gli abusi da
parte degli uomini.
«Il
mio nome è Camila Canicoba e rappresento il dipartimento di Lima. Le mie misure
sono: 2202 casi di femminicidi registrati negli ultimi nove anni nel mio
Paese». E poi un’altra miss guarda dritto nella telecamera e dice «Le mie
misure sono: l’81 per cento degli aggressori delle piccole sotto i cinque anni
sono vicini alla famiglia».
In
pochi minuti, domenica sera l’hashtag #MisMedidasSon (le mie misure sono) è
diventato subito virale. Un atto di grande forza, grazie anche alla
lungimiranza dell’organizzazione che allo spettacolo delle miss ha accompagnato
la denuncia delle condizioni delle donne in Perù, lasciando sfilare le ragazze
sotto immensi pannelli con i titoli dei giornali sulle violenze perpetrate ogni
giorno. Numeri da brividi, numeri dell’orrore: solo nel 2016, 124 omicidi e 258
tentati omicidi.
Ogni
candidata, poi, nei cinque minuti di intervista ha espresso il proprio punto di
vista sugli abusi degli uomini, denunciando e condannando la violenza in tutte
le sue forme Per la cronaca ha vinto Romina Lozano, che invece di mandare i
baci alla famiglia, ha proposto di creare un database con le informazioni di
tutti gli aggressori, “non solo i colpevoli di femminicidio, per permettere a
tutte le donne di consultarlo e proteggersi”.
Brave, bravissime. E se lo facessimo anche qui da noi?
Brave, bravissime. E se lo facessimo anche qui da noi?
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