martedì 7 novembre 2017

La rivolta delle Miss (in Perù): invece delle loro misure danno i dati dei femminicidi


Una per una, davanti al microfono. Bellissime. Voce ferma, con l’abito di paillettes d’oro, i tacchi alti, il trucco perfetto. Avrebbero dovuto sciorinare le loro misure: altezza, seno, fianchi, sedere. E invece con un grande atto di dignità e ribellione le candidate a Miss Perù 2017 hanno gelato la giuria e i telespettatori raccontando i casi di femminicidio nel loro Paese, le violenze, gli abusi da parte degli uomini.
«Il mio nome è Camila Canicoba e rappresento il dipartimento di Lima. Le mie misure sono: 2202 casi di femminicidi registrati negli ultimi nove anni nel mio Paese». E poi un’altra miss guarda dritto nella telecamera e dice «Le mie misure sono: l’81 per cento degli aggressori delle piccole sotto i cinque anni sono vicini alla famiglia».
In pochi minuti, domenica sera l’hashtag #MisMedidasSon (le mie misure sono) è diventato subito virale. Un atto di grande forza, grazie anche alla lungimiranza dell’organizzazione che allo spettacolo delle miss ha accompagnato la denuncia delle condizioni delle donne in Perù, lasciando sfilare le ragazze sotto immensi pannelli con i titoli dei giornali sulle violenze perpetrate ogni giorno. Numeri da brividi, numeri dell’orrore: solo nel 2016, 124 omicidi e 258 tentati omicidi.

Ogni candidata, poi, nei cinque minuti di intervista ha espresso il proprio punto di vista sugli abusi degli uomini, denunciando e condannando la violenza in tutte le sue forme Per la cronaca ha vinto Romina Lozano, che invece di mandare i baci alla famiglia, ha proposto di creare un database con le informazioni di tutti gli aggressori, “non solo i colpevoli di femminicidio, per permettere a tutte le donne di consultarlo e proteggersi”.
Brave, bravissime. E se lo facessimo anche qui da noi?


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