La laguna di Santa Gilla e l’agglomerato industriale di Macchiareddu sono
inquinati. E non da oggi. La prova è scritta negli stessi dati dell’Arpas, l’Agenzia regionale per
l’ambiente che la scorsa settimana ha diffuso una nota stampa sulla chiusura
del primo monitoraggio straordinario chiesto
alla Giunta dai sindaci di Cagliari, Elmas e Assemini dopo l’inchiesta Fluorsid. L’Arpas, attraverso il direttore Alessandro Sanna, ha parlato
di “presenza di inquinanti complessivamente invariata” rispetto agli ultimi
anni. Ma ciò non significa che sia tutto a posto. Anzi. I dettagli sul
monitoraggio, spiegati dall’assessorato regionale all’Ambiente da cui l’Arpas
dipende, evidenziano a Santa Gilla la presenza di mercurio, cadmio e zinco oltre
la norma e a Macchiareddu un’emergenza tricloroetilene (la comune trielina).
Nella scheda tecnica degli
uffici dell’Ambiente si legge in premessa: “I risultati indicano una generale
complessiva invarianza della presenza degli inquinanti nelle matrici ambientali
nell’area di Macchiareddu e Santa Gilla”. In particolare: per quanto riguarda
la laguna, “in relazione alle campionature del monitoraggio straordinario di maggio 2017,
effettuate nelle ventiquattro stazioni di Santa Gilla, si registra un lieve
superamento per il mercurio”, pari “a 0,019 microgrammi per litro rispetto al
valore obiettivo di 0,010”. E ancora: “la soglia di contaminazione è stata
superata anche su piombo (sette stazioni su ventiquattro) e zinco (nove su
ventiquattro)”, sebbene non siano specificati i dati. Si sottolinea che “i dati
2017 sono in leggero decremento rispetto al 2006”.
Altra cosa sono le
responsabilità penali della Fluorsid, in merito al disastro ambientale di cui
sono accusati quattro dirigenti della Fluorsid, finiti in carcere lo scorso
maggio anche con l’accusa di associazione a delinquere (qui tutti i nomi).
Sul punto dalla Regione hanno scritto: “Le aree oggetto di sequestro dovranno
essere indagate caso per caso con piani di caratterizzazione specifici
finalizzati alla verifica delle situazioni puntuali. Se poi si sono svolte
le attività di inquinamento, oggetto di inchiesta, per ora non si rileva la
modificazione delle matrici ambientali”. In buona sostanza, l’attività
industriale della Fluorsid non ha peggiorato le condizioni della laguna, stando
alla ricostruzione dell’Arpas. Ma “si tratta”pur sempre “di un sito inquinato
di interesse nazionale”, è scritto ancora nella nota della Regione.
L’aspetto positivo su Santa
Gilla è che viene esclusa “la presenza di fluoruri in concentrazioni superiori ai
limiti normativi nelle acque (decreto ministeriale 260/2010) e nei sedimenti
(decreto legislativo 152/2006). E si tratta di analisi su cui “non si hanno
dati storici di confronto, in quanto i fluoruri non sono inclusi nel set
analitico previsto dalla direttiva comunitaria 2000/60″applicata appunto sino a
sette anni fa. Dalla Regione valutano con ottimismo anche il fatto che rispetto
al 2015 “non sono state registrate concentrazioni di cadmio superiori agli
standard di qualità ambientale”.
Quanto all‘area industriale di Macchiereddu,
sotto la lente sono finite le acquee sotterranee. E nemmeno qui va tutto
bene. Nella scheda della Regione è scritto: “Mostrano in generale presenza
di contaminanti in concentrazioni superiori alla soglia fissata dal decreto
legislativo 152 del 2006 (tabella 2) per numerosi parametri. In
particolare: fluoruri, solfati, metalli e
composti organici. Il monitoraggio effettuato dall’Arpas
dal 2011 ad oggi non evidenzia tendenze significative generali in miglioramento
o in peggioramento del quadro complessivo”. Quindi il passaggio sul
monitoraggio 2017: “Le attività effettuate sono in linea con gli anni
precedenti, anche se possono essere presenti variazioni di singoli parametri in
aree specifiche”. I campionamenti di maggio hanno riguardato “i fluoruri,
che entrano nel ciclo produttivo Fluorsid”, più “alcuni metalli, scelti tra i
più significativi come l’arsenico e il cadmio” e ancora “un composto organico,
il tricloroetilene, considerato tra gli inquinanti organici più
rappresentativi, anche se non in relazione con la Fluorsid”.
Questi i risultati: “Nell’area
vasta di Macchiareddu le concentrazioni di fluoruri mostrano un andamento stabile,
mentre nell’area Fluorsid si osserva un decremento a partire dal monitoraggio
del 2012″. Ancora: “Nel 2013 è stata attivata la messa in sicurezza di
emergenza delle acque sotterranee nel sito Fluorsid. In particolare, nella
stazione 578 (lungo la dorsale consortile), dove nel primo semestre del 2012 erano
stati rilevati 1.280 milligrammi per litro, il valore del 2017 è a 365
milligrammi per litro”. Su arsenico e cadmio “non si evidenziano a scala
generale tendenze di rilievo”, è scritto ancora nel comunicato della Regione.
A Macchiareddu esiste invece
un’emergenza trielina, indicata appunto come un
potente inquinante dallo stesso assessorato all’Ambiente. Dalla Regione hanno
scritto: “Negli ultimi anni si rileva un incremento della concentrazione
di tricloroetilene nell’area Syndial e nella stazione 584. Tale incremento non
trova però riscontro in area Fluorsid, dove, nel 2016 e nel 2017, le
concentrazioni sono sotto il limite di rilevabilità”. Il tricloroetiline,
infatti, non rientra nel ciclo produttivo dell’azienda di Tommaso Giulini. E
quindi il risultato era prevedibile.
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