“Se non c’è Pluto, vuol dire che non è una cosa importante”.
E’ la frase che io pronunciavo, scherzando (ma fino a un certo punto) se a una
manifestazione non vedevo comparire l’inconfondibile sagoma di Pluto. Pluto ju
cane, aveva una pagina facebook tutta sua, con migliaia di like. Era famoso,
Pluto, già prima del terremoto. Perché a ogni manifestazione lo vedevi
comparire col suo fido assistente Chicco a seguire (o più spesso precedere) le
sfilate. Alla Perdonanza era sempre presente, scompariva, o meglio, lo
nascondevano per evitare che fosse portato in canile, solo in occasione del
Corteo della Bolla. Ogni volta lui c’era. Ma è dopo il sisma del 6 aprile 2009
che la fama di Pluto ju cane ha iniziato a varcare i confini dell’Aquila. Pluto
è allora diventato “il cane del terremoto”, quel quadrupede che è rimasto in
centro storico anche quando il centro dell’Aquila era un cumulo di palazzi
svuotati da dentro. “Chissà se Pluto c’è ancora”, si chiedeva chi, col
caschetto in testa, entrava in centro accompagnato dai Vigili del fuoco. E
Pluto compariva, pelle e ossa. Ma lui stava lì. Un giorno arrivò la voce che
Pluto fosse stato catturato e messo in un canile. Su facebook scoppiò la
rivolta. Migliaia di persone chiesero che il cane venisse rimesso al suo posto,
a fare la guardia alla città distrutta. Un giorno il Comune decise anche di
promulgare una ordinanza che, per tutelare “il decoro”, doveva impedire di dare
da mangiare ai randagi. Che, apro una parentesi, randagi non sono, in quanto
chippati e di fatto di proprietà pubblica e assegnati agli animalisti. Anche in
questo caso ci fu la rivolta, con addirittura manifestazioni al Castello, nel
punto in cui ancora oggi ci sono le cucce dei randagi. E in quel punto ci fu
anche la conferenza stampa degli ambientalisti quando il Comune ritirò la
delibera incriminata. Le cucce al Castello furono spostate una volta sola,
quando arrivò il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a inaugurare
l’auditorium del Parco realizzato da Renzo Piano. Allora i cani furono nascosti
un pochino più lontano, ma tornarono al loro posto il giorno dopo. Col passare
del tempo, Pluto era diventato un simbolo, a dispetto delle sue intemperanze
con i ciclisti (mitico fu l’inseguimento alla villa comunale al passaggio di
una tappa ciclistica) e di quelle con gli altri cani. Un writer di lanciano,
Macs, artista conosciuto a livello internazionale, ne fece uno straordinario e
commovente ritratto che per mesi campeggiò a via Garibaldi. Pluto ju cane era
il simbolo dell’Aquila che dopo terremoto aveva resistito a ogni avversità. Gli
aquilani, tutti o quasi, vedevano in quel quadrupede arrivato in piazza Duomo
chissà da dove nel 2003 e che negli ultimi mesi arrancava con le articolazioni
gonfie, il simbolo di chi, nonostante tutte le avversità, non ha mollato mai.
Qualcuno sta pensando di fare un monumento, da mettere in un angoletto al
Castello. Come Balto, il cane da slitta che salvò decine di persone portando il
vaccino in uno sperduto villaggio dell’Alaska, come quello a Taro e Jiro di
Osaka, in memoria dei due cani ritrovati un anno dopo che la spedizione li
aveva dovuti abbandonare in Antartide insieme ad altri 13 cani da slitta. O
come Hachikō, il cane famoso per la sua fedeltà, che aspettò per anni alla
stazione il padrone morto improvvisamente. Storie da film, è vero, ma Pluto ju
cane un simbolo lo era diventato per davvero. Almeno per noi…
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