E’ difficile per i medici spiegare ai propri assistiti che a colpi di
decreti, chi ci governa, pone fine al Sistema sanitario pubblico e che l’unica
alternativa è la sanità privata, per chi potrà pagarsela. Il Decreto Lorenzin
“sull’appropriatezza delle prescrizioni mediche” taglia il diritto dei
cittadini all’assistenza sanitaria pubblica e lede la dignità dei medici per
ripianare le voragini finanziarie della sanità. I medici di Base che chiedono
di poter curare al meglio i propri assistiti e di poter continuare a fare prevenzione
e diagnosi precoci sono impossibilitati ad andare avanti a causa della
burocratizzazione del servizio e delle minacce di sanzioni. Per chi gestisce la
Sanità, spesso senza averne la competenza, è difficile comprendere che il
contenimento e la razionalizzazione della spesa sanitaria è garantita proprio
quando si tutela il diritto alla salute del cittadino.
Il bilancio in materia di sanità pubblica potrà essere attivo solo se i
cittadini sono ben assistiti. Le cause dei buchi finanziari e del crescente
disavanzo sanitario, anche in Sardegna, vanno ricercate principalmente negli
sperperi legati ai meccanismi di spartizione del potere politico nella Sanità
gestito dai partiti. Il Decreto Lorenzin aggrava questi meccanismi
impedendo ai medici di prescrivere secondo scienza e coscienza esami
indispensabili per diagnosi precoci e terapie avanzate più efficaci, seppur in
alcuni casi più costose. Tutelando così la salute del cittadino si riducono le
ospedalizzazioni e i suoi alti costi, oltre a quelli sociali.
Garantire il diritto all’assistenza sanitaria pubblica per tutti, è l’unica
logica che può contrastare e ridurre il disavanzo sanitario. Consentire ad
esempio il controllo dei markers tumorali o della funzionalità epatica
solamente se la malattia è in corso evidenzia quanto dietro il Decreto Lorenzin
manchi il coinvolgimento degli esperti di sanità ovvero i medici. C’è da
chiedersi quale sia l’appropriatezza del Decreto rispetto alla Prevenzione e
alle diagnosi precoci e quali i costi per il sistema sanitario a medio e lungo
termine, se queste pratiche non vengono attuate… senza entrare in merito ai
costi sociali.
Il Decreto Lorenzin, l’ennesima mannaia per la sanità pubblica, è confuso e
inapplicabile per errori e incongruenze ma nasconde un aumento del costo del
ticket, insostenibile per la gran parte della popolazione. La logica
dell’aumento dei ticket orienta volutamente il cittadino verso la sanità
privata e chi non potrà pagare perirà, come avviene nella sanità americana.
Saranno sempre meno i cittadini che potranno curarsi mentre aumenteranno le
ospedalizzazioni, con incremento esponenziale dei costi e purtroppo delle vite
perdute. Il Ministero della Sanità, su indicazione del Governo, accusa i sardi
di spendere troppo in cure ospedaliere ignorando, volutamente e in modo
criminale, che a incidere sui costi sono le cure oncologiche, e che la Sardegna
è ai primi posti in Italia per tumori e gravi patologie croniche legate spesso
all’inquinamento ambientale. Eppure la Sardegna per la sanità paga più di ogni
altra regione mentre gli investimenti dello Stato nell’isola sono irrilevanti.
Sia il Ministero alla Sanità che l’Assessorato alla Sanità della Regione
Sardegna, ignorano colpevolmente che i sardi inoccupati sono sempre più
numerosi e che in modo beffardo e paradossale, la Legge non garantisce a questi
il diritto all’esenzione del ticket, per cui intere fasce di popolazione
impossibilitate a curarsi fanno sì che cresca l’incidenza dei ricoveri e quindi
della spesa sanitaria. La Regione Sardegna può legiferare riconoscendo agli
inoccupati lo status di disoccupati, così come hanno fatto altre Regioni
Autonome, ma a tutt’oggi non l’ha fatto.
La Politica miope e affaristica perseguita da una classe politica
totalmente subalterna ai voleri romani, mina le nostre eccellenze scientifiche
e sanitarie ammazzando la ricerca e l’università, decretando la chiusura di
ospedali altamente specializzati, agevolando con ciò la fuga dei cervelli e
delle professionalità, aggiungendo così all’impoverimento economico e sociale
della Sardegna, quello culturale e scientifico.
I giganti della sanità sarda, punto di riferimento per tutta l’Isola, dall’ospedale
Brotzu al Binaghi, dal Marino al Microcitemico, sono in fase di dismissione e
parcellizzazione dei reparti, delle specialità e delle professionalità per cui
non potranno più garantire in futuro le loro eccellenze scientifiche e
professionali. Queste logiche sanitario-politiche sono gestite
dallo strapotere dei direttori generali (nomine politiche) che spesso ben poco
sanno di sanità ma che devono rispondere agli assessori che a loro volta devono
rispondere ai partiti di provenienza e alle direttive imposte dal governo
italiano. La Giunta Pigliaru crede ancora che il Mater Olbia del Qatar, benché
a tutt’oggi non dia segni di attività, disattendendo tutti gli impegni presi,
meriti il sacrificio delle nostre eccellenze e dei servizi territoriali con il
disagio per tutti i sardi.
Il ritorno all’etica della responsabilità nell’ambito della Salute implica
un’ulteriore riflessione critica sulla scellerata aziendalizzazione della
sanità (vedi Legge 502 del 92 e successive norme di attuazione e modifiche). Un
ospedale per sua natura non può essere gestito come un’azienda, che per sua
natura deve fare utili, ma è un servizio sociale con costi spalmati su tutta la
comunità. I fatti dimostrano che il Decreto Lorenzin non è solo un pasticcio ma
è stato ideato per far pagare ai cittadini i buchi finanziari generati dalle
intrusioni affaristico/politiche nel sistema sanitario.
Rientra in queste logiche il caos che regna nella Politica sarda sul
Riassetto della sanità nell’Isola con pesanti tagli che penalizzano aree
geografiche importanti come ad esempio l’Ogliastra. Le carenze di organico e lo
stato di dismissione di servizi di eccellenza incidono pesantemente sul sistema
territoriale, come ad esempio la diabetologia dove le liste d’attesa per i
pazienti arrivano al 2017. Così come non si può continuare a ignorare la
“condizione da Sud del mondo” della Struttura Complessa di Chirurgia Plastica –
Centro Ustioni dell’ospedale Brotzu. In questa struttura nonostante il livello
di specialità abbia superato di gran lunga il requisito minimo per far parte
degli Ospedali ad Alta Specializzazione, nulla si fa per la sua sopravvivenza e
valorizzazione. La Dirigenza medica è stata ridotta del 70%, così pure il
personale infermieristico. Gli spazi sono stati mortificati, il numero di
sedute operatorie è ridotto al minimo mentre si allungano le liste di attesa
per gli interventi chirurgici di pazienti affetti da tumori, spesso molto
aggressivi e che in tempi stretti possono divenire inoperabili e con prognosi
infauste. Nonostante la dedizione e la grande professionalità dei due medici
dimenticati dai gestori della Sanità, c’è il rischio che come tanti altri cervelli
fuggano. Nell’abbandono di questa struttura resta il mistero sul destino dei
450.000 euro stanziati dalla Regione per questo reparto nel 2009.
Storie di conti che non tornano mai, come l’ulteriore disavanzo di 172
milioni a cui la Politica chiederà ai sardi ancora una volta di pagare.
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