Abbiamo ricevuto da due amici alcuni testi che trattano un tema che a noi
sembra di gravità estrema e ormai ineludibile, e cioè l’impressionate
aumento dei tumori nella popolazione mondiale. Una parte
rilevante degli sforzi del settore sanitario in quasi tutti i paesi è
concentrato sulla individuazione e la cura dei tumori; minore attenzione, se si
escludono gli interventi sui siti maggiormente inquinati da sostanze
carcinogene, è dedicata alla presenza nell’ambiente di sostanze che possono
indurre la nascita di tumori (leggi anche l’appello Siamo angosciati. Il grido dei medici).
In altre parole, stenta ad affermarsi l’idea che l’ambiente planetario
(naturale, urbano o in aree desertiche, nonché l’aria e le acque) è ormai
talmente inquinato che le cause nella nascita dei tumori non sono più limitate
a miniere, industrie, prodotti chimici per l’agricoltura e così via, ma sono
diffuse con concentrazioni crescenti in qualunque ambiente si svolga la vita
degli esseri umani.
La lista dei prodotti cancerogeni, riconosciuti
formalmente come tali o fortemente sospettati di esserlo, non cessa di
aumentare e quindi è ormai difficile individuare per ogni singolo tipo di
tumore la sua causa, mentre è sempre più probabile che la sua origine possa
trovarsi nell’aria che si respira o nelle acque dove ci immergiamo o che
inaliamo, per non parlare dei cibi sempre più trasformati industrialmente e
quindi pieni di conservanti, coloranti, potenziatori dei sapori, e così via.
Abbiamo cominciato a raccogliere dei testi che
documentano questi fenomeni così preoccupanti e speriamo che esperti della materia
vogliano contribuire a precisare e ad approfondire il problema. In ogni caso
sono evidenti i collegamenti con le scelte discusse al vertice sul clima di
Parigi, poiché non si tratta soltanto di ridurre certi consumi o di eliminare
alcune sostanze che portano ad aumentare la C02 nell’atmosfera, di bonificare
un sito inquinato o di chiudere un centro di produzione all’origine di tumori
specifici, ma di pervenire rapidamente ad eliminare completamente le sostanze
cancerogene in terra, nelle acque e in aria onde rendere più sana l’esistenza
di esseri umani, animali e piante, che non soffrono solo per il riscaldamento
eccessivo, ma anche per l’ambiente profondamente inquinato in cui cercano di
sopravvivere. In particolare per quanto riguarda l’aria, lo studio pubblicato
su Lancet nel 2013 è stato talmente convincente che l’Agenzia internazionale
per la ricerca sul cancro (Airc) di Lione, ha annunciato il 13 ottobre dello
stesso anno di avere incluso l’inquinamento atmosferico e le polveri sottili
(in gergo particolato) fra i cancerogeni umani di tipo 1. Più di recente,
l’Organizzazione Mondiale per la Salute (ottobre 2015) ha reso noto
ufficialmente che alcuni tipi di carne sono state inserite tra le sostanze che
possono contribuire a provocare il cancro. Quelle “lavorate” sono ora nel
Gruppo 1 (sostanze sicuramente cancerogene) per i tumori di colon e stomaco,
mentre la carne rossa è nel gruppo II (sostanze probabilmente cancerogene) per
i tumori di colon, pancreas e prostata. Le carni lavorate sono quelle salate,
essiccate, fermentate, affumicate, trattate con conservanti. Quelle rosse sono
manzo, vitello, agnello, montone, cavallo e capra. Questa decisione è stata
presa sulla base di ottocento studi epidemiologici. Ovviamente l’annuncio è
stato seguito da una serie di articoli che tendevano a ridimensionarne la
portata, da un lato suggerendo che modeste quantità eliminavano i rischi,
dall’altra escludendo la carne “italiana” considerata particolarmente sana.
Pochi i commenti che ricordavano l’esistenza di allevamenti intensivi e di
macellazioni crudeli per gli animali, oppure la mancanza di controlli sulle
importazioni di bestiame.
Infine, non va dimenticare un fatto importante che non concerne ovviamente
solo i tumori. È vero che la durata media della vita, specie nei paesi cosiddetti
“sviluppati” è aumentata, ma non si deve però sottovalutare il fatto che in
Italia si è invece ridotta “l’aspettativa di vita in salute”, e che questo
fenomeno è particolarmente accentuato per le donne.
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