A Genova la protesta inizia nel 2014,
in una scuola materna dove la Commissione Mensa (CM) comincia a far domande (e
richieste) “fastidiose” sulla qualità del cibo servito ai bambini. A una prima riunione
di routine, un gruppo di anonimi cerca di riportare il silenzio urlando “il cibo è buonissimo” alle mamme che
volevano parlare. Dopo qualche mese, le Commissioni Mensa capiscono che il
Comune non darà mai risposte chiare a domande semplici. Viene così elaborato un
questionario: 53 domande a risposta chiusa, una specie di Invalsi di ritorno:
ci sono ogm? Il cibo è biologico? È italiano? È giapponese? È surgelato? Sì o
No?
Il Comune traccheggia. Parte una
raccolta di firme, si scrive una lettera al sindaco e arrivano le prime
risposte. Alcune contengono menzogne, la maggior parte sono costrette a
rivelare verità. “Cibo da discount”, intitola la Repubblica. Si raccolgono i primi consensi, il
servizio comunale ammorbidisce le posizioni. Si affaccia perfino qualche
ammissione e infine i prodotti peggiori spariscono dalle cucine.
Con l’anno nuovo, alla scuola materna
arriva un appalto nuovo. Lo ottiene La Nuova
Cascina, un colosso della ristorazione nazionale che produce 30 milioni di pasti
l’anno. Adesso però rischia di essere escluso dai nuovi appalti per vicende
assai poco edificanti, quelle delle inchieste di Mafia Capitale. Eppure,
l’inizio sembra promettente e la protesta si prende una pausa concedendosi
anche un po’ di riposo. Protestare stanca. A marzo, invece, complici le
allerta-maltempo genovesi e il passaggio obbligato di emergenza da un retro
cucina,viene alla luce una cassa di arance marce e ammuffite pronte da spremere (la materna è
sempre la stessa). Si cerca di impedire di fotografare, le bidelle fanno
cordone contro le mamme chiamate a vedere, il servizio comunale fa in modo che
il reperto sparisca, insieme alle bolle di accompagnamento che recitano “cibo
conforme”. Poche ore dopo, alla chetichella, vengono buttati nei cassonetti
decine di chili di altri “prodotti freschi”. Stavolta si va ai NAS, che però
hanno un loro modo particolare di vedere le cose: dicono che è già troppo tardi
per intervenire e tutto è certamente già sparito. Parte una lettera
all’Assessore e a tutti gli altri livelli di servizio. Nessuna risposta
All’inizio di aprile la CM dell’asilo
pensa a strade diverse: basta protestare, adesso proponiamo. Si cerca di
raccogliere adesioni a un documento con sei proposte (semplici, a costo zero,
chiare ed efficaci) per migliorare servizio e controlli. Col passaparola, in
pochi giorni, si aggregano una ventina di scuole. Stavolta la lettera non può
essere ignorata, è così che nasce la Rete Commissioni Mensa Genova (CMG).
In realtà, la svolta l’ha data
l’assessore Pino Boero. Intervistato, minaccia al solito giornale l’intervento
dell’avvocatura del Comune contro i genitori. Potrà sembrare strano, ma ogni
tanto qualcuno i giornali li legge ancora. Il pezzo arriva sotto gli occhi di
un consigliere grillino che è stato qualche anno nelle Commissioni Mensa e
ricorda bene l’andazzo. Il consigliere si arrabbia, e fa un’interrogazione
senza avvisare chi ha animato la protesta. La politica si muove e
arrivano altri consiglieri. La Rete CM genovese rischia subito di spaccarsi:
c’è chi vuol buttar le braccia al collo ai politici e chi spiega che il caso lo
risolveranno loro, quindi è meglio che chi ha fatto la protesta fino a quel
momento si tolga di torno.
Nel frattempo, a Palazzo Tursi, nasce
una bella idea: le scuole, e guarda caso proprio quelle della Rete, verranno visitate a
sorpresa da una task force di consiglieri. Evidentemente, per mantenere l’effetto
sorpresa indispensabile a un controllo efficace, si pensa di far indossare ai
consiglieri un mantello che li renda invisibili. In fondo siamo all’asilo…
Qualcuno chiede ai genitori che hanno messo in moto la protesta di essere
presenti ai sopralluoghi “a sorpresa”. Potranno rispondere a qualche domanda e
magari saranno utili anche per le foto di rito. E’ troppo. Nella Rete il fronte
si spacca davvero, iniziano a volare rifiuti e parole grosse, mentre un
balletto di date, ordini e contrordini sul sito ufficiale del Comune (che,
naturalmente, pubblica la data della visita “a sorpresa”) fa scrivere un
articolo irriverente persino alla testata locale tutt’altro che rivoluzionaria.
Il 30 aprile c’è il colpo di scena più
divertente. Lo mettono in atto le stesse ditte che portano i pasti. Alla
super-programmata presenza dei consiglieri “in incognito”, si esibiscono in una
serie di disservizi che neanche il sabotaggio più perfido avrebbe potuto
immaginare: i pranzi sono gelidi, arrivano in ritardo, mancano le porzioni… Ci sono poi
diverse casse di frutti troppo esotici per essere veri. Per ironia della sorte, la dirigente
del servizio illustra la presenza delle mele-banane proprio al consigliere
grillino che aveva fatto esplodere il caso: le banane arrivano etichettate come
mele. La pagina facebook (Rete Commissioni Mensa Genova), appena nata, fa
registrare numeri da record.
Pochi giorni dopo si concretizza,
finalmente, l’annunciata, smentita, e poi ri-programmata Commissione
Consiliare. Naturalmente, si fa di tutto per non far intervenire
le mamme “troppo battagliere”. Alla fine, però, due genitori
finiscono seduti al centro di una parata di rappresentanti istituzionali. Sono
armati fino ai denti di materiale divulgativo anti-esproprio: pennetta USB e
copia cartacea in tatzebao ma c’è anche uno striscione fra i
genitori del pubblico.Maniman (non si sa mai, in genovese) gli
togliessero la parola o il diritto di mostrare i dati, bisogna farsi trovare
pronti a tutto.
Le altre presenze di spicco vanno
dall’assessore a Federfarma, che parlerà di alcuni progetti da lanciare nelle farmacie, al responsabile
della ASL, che invece resta ben ancorato al tema del giorno illustrando come,
per migliorare la resa del servizio, i sopralluoghi vengano concertati con le
ditte. Ci sono anche il pediatra che si occupa di diete scolastiche e, in fondo
a destra, i rappresentanti delle suddette ditte.
I genitori parlano dieci minuti giusti
(sui 180 della riunione) ma riescono a mostrare tutto: dalle foto delle arance
marce al cibo buttato, il packaging fuori legge persino nei
mercati rionali, il cibo ri-surgelato. Ci scappa perfino la descrizione del
“trucco” delle forniture miste. Raccontano il cibo OGM in un capitolato OGM
free, gli ovoprodotti di seconda categoria… Il pubblico è molto attento e
molto, molto silenzioso. Per concludere, richieste di cambiamenti sui
controlli, la qualità, le ammende, la sicurezza alimentare e perfino sui
contaminanti ambientali nel cibo scolastico. Sarebbe il primo caso in Italia.
Una richiesta tanto esagerata da rendere più facile demolire o ignorare le
altre, quelle di puro buon senso? Macché, interviene il pediatra che, lasciando
di stucco chi l’ha preceduto, mentre sostiene tutte le richieste fatte, spiega
di far parte dell’Isde,
i medici per l’ambiente. Applausi, votazione: 29 su 30. I tenaci
genitori in lotta non credono ai loro occhi e, appena usciti
all’esterno, si abbandonano a cauti festeggiamenti. Il consiglio ha chiesto un tavolo
congiunto con le Commissioni Mensa.
Il tempo passa e, naturalmente, non
succede niente. Dopo il Dossier Maggio che raccoglieva tutti i dati e le foto
presentate in consiglio, i genitori s’inventano “La settimana del
controllo a sorpresa”, nella quale chi può va in mensa a vedere che aria tira. I risultati
costituiscono il Dossier Giugno: 11 infrazioni su 12 sopralluoghi. Si va dalle
deroghe irregolari alle diete speciali penalizzanti, e poi triple
etichettature, conteggi che non tornano. Non è vero che nelle scuole di Genova si
mangia, per così dire, bio: dipende dal quartiere in cui vivi, e
questo i responsabili non lo avevano mai detto. Ma ormai tutti sono stanchi, la
scuola è finita…
Eppure i genitori resistono e riprendono
il tam tam, protestano perché non sono stati divulgati i dati richiesti (soldi,
ammende, verifiche sulle deroghe…). Il 2 luglio, a scuole strachiuse, arriva
una convocazione “plenaria” delle CM della città. Il caldo inizia a essere
torrido ma le presenze non sono certo poche.Nessuno sa bene perché è stato convocato
ma il clima è costruttivo: il solito assessore fa sedere al tavolo di confronto e
presenta i partecipanti, spiegando chi sono e cosa vogliono. Il pubblico è in
sintonia, riconoscimenti e applausi. La Rete CMG viene presentata ufficialmente
come referente per i genitori delle CM. “Però”. avverte l’Assessore, “dovrete
lavorare a luglio, perché ad agosto ci saranno i rinnovi dei lotti scaduti e la
Stazione Unica Appaltante, che lavora in assoluta autonomia, preparerà il
bando. Voi ci siete, a luglio?” “Ci siamo, assessore”.
Vengono inviate 23 richieste e si
attende che vengano nominate le “portavoci del Comune”. Il 22 luglio, a una
settimana dalla scadenza, arrivano le risposte. Quattro punti non certo
secondari vengono rigettati, un paio accettati, sul resto “stiamo ragionando”.
Sì, ma chi sta ragionando? Si chiede un incontro e il 4 agosto, con 35 gradi
all’ombra, le “truppe residue” vanno a un incontro riservato in una sede
dislocata. Vengono a sapere per caso, quasi per inciso, che il rinnovo non sarà per i
due lotti in scadenza ma per tutta la città: un mega-appalto da 4 milioni di
pasti l’anno che il Comune pubblicherà a fine mese. Le “truppe
residue” accaldate pensano di non aver capito, chiedono conferma scritta.
Perché così sarebbe un inganno, verrebbero tagliate fuori da qualunque
decisione. Non saprebbero nemmeno quante e quali proposte sono state accettate,
chi le ha discusse. Niente. Non hanno nemmeno avuto copia delle “Linee di
indirizzo” per dirigere i nuovi capitolati…In questo modo, tutto verrà
surgelato per almeno tre anni e il discorso vale per tutta la città.
La Rete delle Commissioni Mensa, o
meglio le sue “truppe residue” scampate alla crudeltà dell’agosto in città,
provano a spiegare come e dove possono la sortita “balneare” che renderebbe
vana una lotta condotta con generosità, tenacia e qualche amarezza. In pochi
giorni conquistano il sostegno di Arci Genova, Aiab e Asci Liguria, AssoUtenti,
Fair, Terra! e altre associazioni che si occupano di territorio. Firmeranno
anche loro una lettera che chiede di bloccare il mega-appalto. La lettera parte
ma non c’è alcuna risposta. Tre consiglieri di maggioranza presentano una
mozione spiegando di condividere la protesta. Ancora silenzio.
In un intervento scritto per partecipare
al dibattito aperto sul manifesto e intitolato “C’è vita a sinistra”, il 22 agosto il
sindaco Marco Doria scrive che uno dei problemi per gli scomodi primi cittadini
di sinistra è quello di “costruire alleanze sociali…intercettando persone e
gruppi in una società frantumata”. I genitori della rete di Genova lo leggono e
rispondono così: «Il Comune ha fatto un colpo di mano premeditato lanciando in
agosto un mega-appalto per le mense delle scuole genovesi che vale quasi 30
milioni di euro tenendoci fuori da ogni decisione. Così i nostri bambini
mangeranno ancora i bastoncini di pesce della Namibia, il riso rumeno e la
verdura congelata che arriva dal Belgio”. Fino ad ora nessuna risposta.
da qui
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