domenica 30 agosto 2015

La mensa impopolare - Albino Asagreco

A Genova la protesta inizia nel 2014, in una scuola materna dove la Commissione Mensa (CM) comincia a far domande (e richieste) “fastidiose” sulla qualità del cibo servito ai bambini. A una prima riunione di routine, un gruppo di anonimi cerca di riportare il silenzio urlando “il cibo è buonissimo” alle mamme che volevano parlare. Dopo qualche mese, le Commissioni Mensa capiscono che il Comune non darà mai risposte chiare a domande semplici. Viene così elaborato un questionario: 53 domande a risposta chiusa, una specie di Invalsi di ritorno: ci sono ogm? Il cibo è biologico? È italiano? È giapponese? È surgelato? Sì o No?
Il Comune traccheggia. Parte una raccolta di firme, si scrive una lettera al sindaco e arrivano le prime risposte. Alcune contengono menzogne, la maggior parte sono costrette a rivelare verità. “Cibo da discount”, intitola la Repubblica. Si raccolgono i primi consensi, il servizio comunale ammorbidisce le posizioni. Si affaccia perfino qualche ammissione e infine i prodotti peggiori spariscono dalle cucine.
Con l’anno nuovo, alla scuola materna arriva un appalto nuovo. Lo ottiene La Nuova Cascina, un colosso della ristorazione nazionale che produce 30 milioni di pasti l’anno. Adesso però rischia di essere escluso dai nuovi appalti per vicende assai poco edificanti, quelle delle inchieste di Mafia Capitale. Eppure, l’inizio sembra promettente e la protesta si prende una pausa concedendosi anche un po’ di riposo. Protestare stanca. A marzo, invece, complici le allerta-maltempo genovesi e il passaggio obbligato di emergenza da un retro cucina,viene alla luce una cassa di arance marce e ammuffite pronte da spremere (la materna è sempre la stessa). Si cerca di impedire di fotografare, le bidelle fanno cordone contro le mamme chiamate a vedere, il servizio comunale fa in modo che il reperto sparisca, insieme alle bolle di accompagnamento che recitano “cibo conforme”. Poche ore dopo, alla chetichella, vengono buttati nei cassonetti decine di chili di altri “prodotti freschi”. Stavolta si va ai NAS, che però hanno un loro modo particolare di vedere le cose: dicono che è già troppo tardi per intervenire e tutto è certamente già sparito. Parte una lettera all’Assessore e a tutti gli altri livelli di servizio. Nessuna risposta
All’inizio di aprile la CM dell’asilo pensa a strade diverse: basta protestare, adesso proponiamo. Si cerca di raccogliere adesioni a un documento con sei proposte (semplici, a costo zero, chiare ed efficaci) per migliorare servizio e controlli. Col passaparola, in pochi giorni, si aggregano una ventina di scuole. Stavolta la lettera non può essere ignorata, è così che nasce la Rete Commissioni Mensa Genova (CMG).
In realtà, la svolta l’ha data l’assessore Pino Boero. Intervistato, minaccia al solito giornale l’intervento dell’avvocatura del Comune contro i genitori. Potrà sembrare strano, ma ogni tanto qualcuno i giornali li legge ancora. Il pezzo arriva sotto gli occhi di un consigliere grillino che è stato qualche anno nelle Commissioni Mensa e ricorda bene l’andazzo. Il consigliere si arrabbia, e fa un’interrogazione senza avvisare chi ha animato la protesta. La politica si muove e arrivano altri consiglieri. La Rete CM genovese rischia subito di spaccarsi: c’è chi vuol buttar le braccia al collo ai politici e chi spiega che il caso lo risolveranno loro, quindi è meglio che chi ha fatto la protesta fino a quel momento si tolga di torno.
Nel frattempo, a Palazzo Tursi, nasce una bella idea: le scuole, e guarda caso proprio quelle della Rete, verranno visitate a sorpresa da una task force di consiglieri. Evidentemente, per mantenere l’effetto sorpresa indispensabile a un controllo efficace, si pensa di far indossare ai consiglieri un mantello che li renda invisibili. In fondo siamo all’asilo… Qualcuno chiede ai genitori che hanno messo in moto la protesta di essere presenti ai sopralluoghi “a sorpresa”. Potranno rispondere a qualche domanda e magari saranno utili anche per le foto di rito. E’ troppo. Nella Rete il fronte si spacca davvero, iniziano a volare rifiuti e parole grosse, mentre un balletto di date, ordini e contrordini sul sito ufficiale del Comune (che, naturalmente, pubblica la data della visita “a sorpresa”) fa scrivere un articolo irriverente persino alla testata locale tutt’altro che rivoluzionaria.
Il 30 aprile c’è il colpo di scena più divertente. Lo mettono in atto le stesse ditte che portano i pasti. Alla super-programmata presenza dei consiglieri “in incognito”, si esibiscono in una serie di disservizi che neanche il sabotaggio più perfido avrebbe potuto immaginare: i pranzi sono gelidi, arrivano in ritardo, mancano le porzioni… Ci sono poi diverse casse di frutti troppo esotici per essere veri. Per ironia della sorte, la dirigente del servizio illustra la presenza delle mele-banane proprio al consigliere grillino che aveva fatto esplodere il caso: le banane arrivano etichettate come mele. La pagina facebook (Rete Commissioni Mensa Genova), appena nata, fa registrare numeri da record.
Pochi giorni dopo si concretizza, finalmente, l’annunciata, smentita, e poi ri-programmata Commissione Consiliare. Naturalmente, si fa di tutto per non far intervenire le mamme “troppo battagliere”. Alla fine, però, due genitori finiscono seduti al centro di una parata di rappresentanti istituzionali. Sono armati fino ai denti di materiale divulgativo anti-esproprio: pennetta USB e copia cartacea in tatzebao ma c’è anche uno striscione fra i genitori del pubblico.Maniman (non si sa mai, in genovese) gli togliessero la parola o il diritto di mostrare i dati, bisogna farsi trovare pronti a tutto.
Le altre presenze di spicco vanno dall’assessore a Federfarma, che parlerà di alcuni progetti da lanciare nelle farmacie, al responsabile della ASL, che invece resta ben ancorato al tema del giorno illustrando come, per migliorare la resa del servizio, i sopralluoghi vengano concertati con le ditte. Ci sono anche il pediatra che si occupa di diete scolastiche e, in fondo a destra, i rappresentanti delle suddette ditte.
I genitori parlano dieci minuti giusti (sui 180 della riunione) ma riescono a mostrare tutto: dalle foto delle arance marce al cibo buttato, il packaging fuori legge persino nei mercati rionali, il cibo ri-surgelato. Ci scappa perfino la descrizione del “trucco” delle forniture miste. Raccontano il cibo OGM in un capitolato OGM free, gli ovoprodotti di seconda categoria… Il pubblico è molto attento e molto, molto silenzioso. Per concludere, richieste di cambiamenti sui controlli, la qualità, le ammende, la sicurezza alimentare e perfino sui contaminanti ambientali nel cibo scolastico. Sarebbe il primo caso in Italia. Una richiesta tanto esagerata da rendere più facile demolire o ignorare le altre, quelle di puro buon senso? Macché, interviene il pediatra che, lasciando di stucco chi l’ha preceduto, mentre sostiene tutte le richieste fatte, spiega di far parte dell’Isde, i medici per l’ambiente. Applausi, votazione: 29 su 30. I tenaci genitori in lotta non credono ai loro occhi e, appena usciti all’esterno, si abbandonano a cauti festeggiamenti. Il consiglio ha chiesto un tavolo congiunto con le Commissioni Mensa.
Il tempo passa e, naturalmente, non succede niente. Dopo il Dossier Maggio che raccoglieva tutti i dati e le foto presentate in consiglio, i genitori s’inventano “La settimana del controllo a sorpresa”, nella quale chi può va in mensa a vedere che aria tira. I risultati costituiscono il Dossier Giugno: 11 infrazioni su 12 sopralluoghi. Si va dalle deroghe irregolari alle diete speciali penalizzanti, e poi triple etichettature, conteggi che non tornano. Non è vero che nelle scuole di Genova si mangia, per così dire, bio: dipende dal quartiere in cui vivi, e questo i responsabili non lo avevano mai detto. Ma ormai tutti sono stanchi, la scuola è finita…
Eppure i genitori resistono e riprendono il tam tam, protestano perché non sono stati divulgati i dati richiesti (soldi, ammende, verifiche sulle deroghe…). Il 2 luglio, a scuole strachiuse, arriva una convocazione “plenaria” delle CM della città. Il caldo inizia a essere torrido ma le presenze non sono certo poche.Nessuno sa bene perché è stato convocato ma il clima è costruttivo: il solito assessore fa sedere al tavolo di confronto e presenta i partecipanti, spiegando chi sono e cosa vogliono. Il pubblico è in sintonia, riconoscimenti e applausi. La Rete CMG viene presentata ufficialmente come referente per i genitori delle CM. “Però”. avverte l’Assessore, “dovrete lavorare a luglio, perché ad agosto ci saranno i rinnovi dei lotti scaduti e la Stazione Unica Appaltante, che lavora in assoluta autonomia, preparerà il bando. Voi ci siete, a luglio?” “Ci siamo, assessore”.

Vengono inviate 23 richieste e si attende che vengano nominate le “portavoci del Comune”. Il 22 luglio, a una settimana dalla scadenza, arrivano le risposte. Quattro punti non certo secondari vengono rigettati, un paio accettati, sul resto “stiamo ragionando”. Sì, ma chi sta ragionando? Si chiede un incontro e il 4 agosto, con 35 gradi all’ombra, le “truppe residue” vanno a un incontro riservato in una sede dislocata. Vengono a sapere per caso, quasi per inciso, che il rinnovo non sarà per i due lotti in scadenza ma per tutta la città: un mega-appalto da 4 milioni di pasti l’anno che il Comune pubblicherà a fine mese. Le “truppe residue” accaldate pensano di non aver capito, chiedono conferma scritta. Perché così sarebbe un inganno, verrebbero tagliate fuori da qualunque decisione. Non saprebbero nemmeno quante e quali proposte sono state accettate, chi le ha discusse. Niente. Non hanno nemmeno avuto copia delle “Linee di indirizzo” per dirigere i nuovi capitolati…In questo modo, tutto verrà surgelato per almeno tre anni e il discorso vale per tutta la città.
La Rete delle Commissioni Mensa, o meglio le sue “truppe residue” scampate alla crudeltà dell’agosto in città, provano a spiegare come e dove possono la sortita “balneare” che renderebbe vana una lotta condotta con generosità, tenacia e qualche amarezza. In pochi giorni conquistano il sostegno di Arci Genova, Aiab e Asci Liguria, AssoUtenti, Fair, Terra! e altre associazioni che si occupano di territorio. Firmeranno anche loro una lettera che chiede di bloccare il mega-appalto. La lettera parte ma non c’è alcuna risposta. Tre consiglieri di maggioranza presentano una mozione spiegando di condividere la protesta. Ancora silenzio.
In un intervento scritto per partecipare al dibattito aperto sul manifesto e intitolato “C’è vita a sinistra”, il 22 agosto il sindaco Marco Doria scrive che uno dei problemi per gli scomodi primi cittadini di sinistra è quello di “costruire alleanze sociali…intercettando persone e gruppi in una società frantumata”. I genitori della rete di Genova lo leggono e rispondono così: «Il Comune ha fatto un colpo di mano premeditato lanciando in agosto un mega-appalto per le mense delle scuole genovesi che vale quasi 30 milioni di euro tenendoci fuori da ogni decisione. Così i nostri bambini mangeranno ancora i bastoncini di pesce della Namibia, il riso rumeno e la verdura congelata che arriva dal Belgio”. Fino ad ora nessuna risposta.
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