Può sembrare
una cosa banale, ma è una profonda verità.
Gli alberi danno
ogni giorno la vita alle città.
Sì, non solo offrono qualità ambientale,
ma permettono la stessa possibilità di avere condizioni ambientali
minimali per poter soggiornare e lavorare nelle nostre città.
Già nel 2013 era
stata pubblicata l’importante ricerca “Carbon
storage and sequestration by trees in urban and community areas of the United
States” sulla rivista Environmental Pollution (Vol.
178, luglio 2013, pp. 229-236), condotta da David J. Novak, Eric J. Greenfield,
Robert E. Hoehn, Elizabeth Lapoint dell’U.S. Forest
Service e del Davey
Institute: l’analisi sulla situazione ambientale di dieci città
americane aveva condotto a rilevanti scoperte.
Gli alberi non
solo sottraggono anidride carbonica e forniscono ossigeno all’aria
che respiriamo, ma eliminano anche le pericolosissime polveri sottili,
specialmente il particolato
fine inquinante (inferiore ai 2,5 micron, o PM2,5),
generati soprattutto dai sistemi di riscaldamento tradizionali e dal traffico
veicolare.
Le
implicazioni favorevoli sulla salute e sui costi della
sanità sono anche più elevate. Utilizzando il programma BenMAP dell’E.P.A., l’Agenzia di protezione ambientale
statunitense, i ricercatori hanno potuto stimare l’incidenza di effetti avversi
sulla salute, come mortalità e morbilità, associandola al valore monetario che
deriva dai cambiamenti nelle concentrazioni di Pm2,5. La quantità
totale di Pm2,5 rimossa annualmente dagli alberi varia dalle 4,7
tonnellate a Syracuse, alle 64,5 tonnellate di Atlanta, monetizzate in
equivalenti valori annuali che variano da 1,1 milioni di dollari a Syracuse ai
60,1 milioni di dollari a New York. Per quanto riguarda New York si
calcola che gli alberi salvino una media di otto vite umane ogni anno.
In queste
settimane un altro importante contributo scientifico giunge dagli Stati Uniti
per aumentare il nostro debito di riconoscenza per gli alberi cittadini.
Sulla
rivista Environmental Research Letters (Vol. 10, 12 agosto
2015, n. 8) è stata pubblicata la ricerca Impact of
urbanization on US surface climate, realizzata da Lahouari
Bounoua, Ping Zhang, Georgy Mostovoy, Kurtis Thome, Jeffrey
Masek, Marc Imhoff,Marshall Shepherd, Dale Quattrochi, Joseph
Santanello, Julie Silva del Goddard Space Flight Center della
N.A.S.A.
Dall’analisi
satellitare delle città americane – effettuata per la prima volta – i
ricercatori hanno verificato che learee urbane sono vere e proprie “isole
di calore”, con una temperatura più elevata rispetto alle aree
circostanti da 1 a 3 gradi centigradi (con una media di + 1,9 gradi in
estate e + 1,5 gradi in inverno), a causa della massiccia presenza di asfalto,
cemento, edifici e altre superfici impermeabilizzanti che frenano ilraffreddamento
naturale fornito dalla vegetazione.
Ovviamente
il surriscaldamento ha effetti anche economici: un
grado in più durante l’estate fa salire dal 5 al 20% i consumi di elettricità
per i condizionatori.
Il fattore
fondamentale per contrastare il surriscaldamento cittadino,
assolutamente indipendente dalle emissioni di gas a effetto serra, risulta
essere la presenza di vegetazione naturale.
Più alberi equivale,
quindi, a minoresurriscaldamento oltre agli effetti positivi in
termini di paesaggio, qualità ambientale, contenimento
dell’inquinamento.
Concetti di
buon senso ora confermati dalle ricerche scientifiche, purtroppo ancora alieni
ai nostri amministratori pubblici locali, nonostante avanzateprevisioni
legislative.
Infatti, l’approvazione della legge n. 10 del 14 gennaio 2013,
“Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani” è stata
una piccola-grande rivoluzione verde per le città:
viene sancita la Giornata nazionale degli alberi (21 novembre)
con iniziative concrete (es. messa a dimora di alberi autoctoni) e di
sensibilizzazione, è stato rivitalizzato il programma “un albero
per ogni neonato” (legge n. 113/1992), i Comuni dovranno
dotarsi di un catasto del verde urbano e di più consistenti
quote di verde pubblico negli strumenti urbanistici generali e
attuativi, i cittadini potranno prendere in gestione il “verde di quartiere”,
così come – finalmente – avranno una tutela specifica gli alberi
monumentali e le alberate cittadine, finora spesso e
volentieri massacrati a
dispetto di qualsiasi buon senso.
Un altro
piccolo passo in avanti: entro il 31 luglio 2015 i Comuni avrebbero
dovuto stilare l’elenco dei propri alberi monumentali.
Quanti
Comuni hanno davvero compiuto questo piccolo, ma importante
passo? Pochi.
Eppure in
tanti casi vi sono già atti di pianificazione che potrebbero aiutare molto: per
esempio, in Sardegna c’è il Repertorio
degli alberi monumentali allegato al piano paesaggistico regionale (P.P.R.,
1° stralcio costiero) ed è stato avviato dall’Ente Foreste della Sardegna ilCensimento
dei grandi alberi.
Nelle nostre
città, nei nostri paesi continua invece il taglio insensato di alberi, siepi e
arbusti: da Padova a Carbonia,
da Abano Terme a Empoli,
da Firenze a Cagliari,
la motosega impazza giuliva nel Bel Paese.
Non
lamentiamoci per il troppo caldo, quindi…..
Stefano Deliperi, Gruppo
d’Intervento Giuridico onlus
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