Ahmed Al Ahmed, con un gesto rischioso ma che
istintivamente qualsiasi essere umano potrebbe comprendere, sentire e mettere
in atto nella stessa maniera, ha bloccato, a mani nude, uno dei terroristi armato
di fucile che ha ucciso decine di persone durante la festa ebraica
dell’Hanukkah, a Bondi Beach e, senza torcergli un capello, ha poi atteso che
intervenisse la polizia australiana, non prima di essere stato egli stesso
ferito, forse dal secondo terrorista.
Che errore giustapporre a un gesto dettato dal
sentimento universale di umanità – sottolineato
anche dai genitori di Ahmed – gli aggettivi musulmano, siriano,
mediorientale e via dicendo. Se Al Ahmed fosse stato un non credente,
oppure, che so, un animista nessuno lo avrebbe sottolineato. E nemmeno avrebbe
messo in rilievo, in primo piano, la sua origine se fosse stato di pelle
bianca. In questo modo non solo si distorce la spinta autentica che ha dato
luogo al suo agire ma si da legittimità al modo di pensare, razzista e
discriminatorio, di chi è convinto che il credo religioso o l’appartenenza a un
popolo, il colore della pelle, possano essere di per sé origine di abiezioni,
fucine di “male” oppure di privilegi, di qualità e virtù superiori.
Infine un coro pressoché unanime lo ha definito
eroe. Non verrà mai abbastanza presto il giorno in cui la parola eroe
avrà senso e significato esclusivamente nell’ambito mitologico e nelle
sue derivate simboliche artistico-letterarie.
Al Ahmed ha fatto la cosa giusta, ha scelto di
proteggere e difendere persone in pericolo. Un gesto rischioso – certo! –
coraggioso. Ma il coraggio, contrariamente a quanto pensava
Manzoni, proprio per la radice del suo etimo, quel richiamo al cuore, che
infonde vita in ogni essere animato, è prerogativa che appartiene, ed è
contenuta, nelle possibilità di ogni essere umano, non solo di qualcuno. Insistere
nel denominare eroi persone che si sono comportate come Al Ahmed significa
assegnare loro una prerogativa di eccezionalità e, contestualmente e
conseguentemente, dare per scontato che la stragrande maggioranza delle persone
non sarebbe in grado di agire nella medesima maniera. Un modo di pensare dalle
conseguenze politiche ed etiche devastanti, inserito anch’esso nel filone di
pensiero biopolitico discriminatorio, essenzialmente razzista, che assegna e
gerarchizza capacità e limiti d’azione, rendendole sostanzialmente immutabili,
per ogni essere umano.
Ahmed Al Ahmed ha messo in atto un gesto di protezione
e difesa nonviolenta com’è accaduto innumerevoli volte nella storia, in ogni
parte del globo, quando c’è stato da lottare, da difendere,
principi di giustizia, di umanità, di salvaguardia della dignità, della vita e
della libertà di ogni uomo e ogni donna.
Faremmo bene a ricordarci sempre, solo per fare un
esempio che riguarda la nostra storia, che centinaia di migliaia di
partigian3 e resistenti hanno dato un contributo primario e fondamentale,
lottando senz’armi, a rischio altissimo e quotidiano per la propria vita, al
crollo del regime nazifascista nel nostro paese.
Così come l’azione e la lotta nonviolenta sono state
motore di liberazione da fascismi, colonialismi, dittature e regimi repressivi
in ogni parte del mondo, soprattutto dal Novecento ad oggi.
Gli eroi non esistono. Esiste chi lotta.
Ognunə può farlo.
https://comune-info.net/non-un-eroe-non-perche-musulmano-non-perche-siriano/
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