Il progetto si chiama "+Pari - Pare" è
gratuito ed è aperto a chi ha tra i 18 e i 35 anni: "Solitudine è la
parola che è emersa più spesso. Quando qualcuno ha il coraggio di dirla ad alta
voce gli altri si riconoscono. E si sentono meno soli"
“Chi meglio può capire una
difficoltà se non chi la sta vivendo in prima persona?”. Da questa
domanda prende forma +Pari – Pare, il nuovo progetto del Comune di
Milano per il benessere psicologico dei giovani adulti. Niente studio, niente
diagnosi. Solo confronto tra coetanei.
Si tratta di gruppi di ascolto e supporto tra pari, totalmente gratuiti e
attivi in tre spazi strategici della città: BASE Milano, la Biblioteca
di Affori e il CAM di Turro. A promuoverli è il Comune di Milano insieme
alla cooperativa Coesa, che da oltre vent’anni lavora sul
territorio con servizi educativi, assistenziali e psicologici. Il progetto è
pensato per una fascia spesso dimenticata: i giovani adulti tra i 18 e i 35
anni. “Non più adolescenti, ma neppure pienamente dentro al mondo adulto.
Quelli che stanno chiudendo l’università. O cercano lavoro. O cercano sé
stessi. Per loro spesso non c’è spazio nei servizi sociali, né in quelli
clinici”, spiega Elisa Sini Bottelli, psicologa di Cooperativa
Coesa. +Pari – Pare vuole colmare proprio quel vuoto.
Ogni gruppo è diviso in moduli tematici. Si può partecipare a uno solo o a
tutti. “I primi moduli sono già partiti e sono andati sold out in pochissimi
giorni”, racconta Sofia Redaelli di Progetto Itaca. I numeri
parlano chiaro: 60 posti disponibili, 60 iscritti. Il bisogno di ascolto è
evidente. Il primo modulo ha affrontato il tema delle relazioni: familiari,
sentimentali, amicali. “Solitudine è la parola che è emersa più spesso. Non
quella da isolamento. Ma quella che si prova anche in mezzo agli altri. In aule
universitarie. In uffici. A una festa. Una sensazione diffusa, ma taciuta.
Finché qualcuno non ha il coraggio di dirla ad alta voce. E allora gli altri si
riconoscono. E si sentono meno soli”, continua Redaelli. I partecipanti non
sono pazienti. Sono giovani che condividono fatiche, sogni, paure. E che si
confrontano tra pari, in uno spazio sicuro. Con la riservatezza garantita, ma
senza l’impostazione di una seduta clinica. “L’obiettivo – spiega Elisa Sini
Bottelli – è proprio demedicalizzare la sofferenza emotiva.
Togliere lo stigma e dire ‘sto male’ senza sentirsi sbagliati”. Una scelta
chiara, che mette al centro il valore dell’esperienza condivisa.
L’ultimo modulo si è concluso a luglio, ma in autunno il progetto riparte.
La partecipazione è gratuita e ci si può iscrivere direttamente dalla pagina
dedicata sul sito del Comune di Milano. In un momento in cui il disagio
psicologico è sempre più diffuso ma spesso invisibile, +Pari – Pare prova a
offrire uno spazio concreto di ascolto. Non una soluzione, ma un luogo
in cui sentirsi meno soli. E confrontarsi con chi sta vivendo qualcosa di
simile.
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