“L’anticiclone africano? Non esiste“. Parola di Paolo
Sottocorona, meteorologo di La7, che spiega: “Anticiclone significa alta
pressione, che è tutt’altra cosa rispetto al caldo africano nei deserti, dove
invece la pressione è bassa. Se usi un termine tecnico dev’essere giusto:
chiamare anticiclone quello del Sahara perché non piove significa non aver mai
letto un libro”. Intervistato da La Stampa Sottocorona riflette sul modo di
fare previsioni oggi, segnato da “sensazionalismo che diventa allarmismo,
come quando si dice che il periodo che ci attende sarà il più caldo di sempre:
non dà nessuna informazione e ti terrorizza, ma senza allertare”.
Anche quello della “temperatura percepita” sarebbe un falso mito
(anzi, un “falso fisico”) che l’esperto smonta senza mezzi termini:
“La scienza dice che a parità di temperatura una persona soffre di più o di
meno secondo l’umidità relativa: se l’aria è molto umida, l’evaporazione è
minore e andiamo in accumulo di calore. Bisognerebbe dire correttamente che ci
sono 35° ma, siccome c’è elevata umidità, si soffre come se ce ne fossero 45°,
ma in realtà non ce ne sono 45, è un falso colossale. E l’effetto, come al
solito, è terrorizzare anziché informare”.
Sottocorona ne ha pure per quell’usanza di dare un nome ai diversi
fenomeni, che siano anticicloni o uragani: “Hanno pensato di fare questa cosa
perché in America battezzano gli uragani; così come si fa da noi, però, il
danno è un po’ intenzionale. Ora tu puoi anche chiamarlo, Pippo, Pluto o
Paperino, ma qui lo scopo sono i clic: il clickbait è la madre di tutti
i danni sui siti di previsione, perché a ogni clic loro ci guadagnano, ma
è solo strategia di marketing, di reale o realistico non c’è niente
se non acchiappare i gonzi”.
Nemmeno le app di meteo si salvano. “Non andrebbero guardate –
avverte il meteorologo – perché aggiornano semplicemente le previsioni di ora
in ora. Non sono neanche previsioni, è tempo in atto”. E chiosa: “Il nowcasting
è la valutazione del presente, con un’idea della tendenza nelle prossime tre
ore. Non è un servizio, è una presa in giro che andrebbe
venduta per quello che è”.
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