Mi chiamo Lorenzo Falchi e ho la fortuna di essere il Sindaco di Sesto Fiorentino, una città e una comunità di persone che ripudiano la guerra, che promuovono la cultura della pace, della cooperazione e della solidarietà tra i popoli e gli individui. Nelle nostre farmacie comunali abbiamo scelto di boicottare i prodotti israeliani. Vi spiego perché.
Sono certo che nessuno possa rimanere insensibile di fronte alle terribili
immagini del genocidio a Gaza, della violenza sistematica e cieca
verso civili, bambini, persone indifese in fila per un po’ di farina e di
acqua. Di fronte a tutto questo la Giunta comunale di cui sono Sindaco ha
deciso che fosse necessario dare un segnale, non violento ma forte: far
sentire la nostra voce, dal basso, anche per squarciare il silenzio complice
del governo Meloni e dell’Unione Europea.
Per questo abbiamo approvato una delibera, la prima in Italia, per
sostenere la campagna di boicottaggio contro i prodotti israeliani come forma
di pressione economica contro il governo di Netanyahu e per
realizzarla concretamente nelle società partecipate dal Comune.
Grazie a questo atto le nostre Farmacie Comunali hanno stabilito la sospensione
dei rapporti commerciali con aziende israeliane portando allo stop della
vendita di farmaci, parafarmaci, attrezzature mediche e preparati cosmetici
prodotti da tali aziende in tutti i punti vendita. Ovviamente tutti i farmaci
indicati dalle prescrizioni mediche saranno sempre disponibili e per tutti gli
altri prodotti l’azienda e il personale suggeriranno alternative equivalenti.
Una posizione chiara che presuppone l’interruzione di ogni forma di
complicità, anche economica, con la sistematica violazione dei diritti umani da
parte del Governo israeliano a Gaza e in Cisgiordania e che si unisce
ad una campagna internazionale che coinvolge organizzazioni non governative,
associazioni, imprese e singoli cittadini. Anche Francesca Albanese,
col suo recente rapporto, ha sottolineato l’importanza di denunciare i legami
economici tra il governo israeliano e le sue politiche genocidarie e molte
aziende occidentali che traggono benefici enormi dalla guerra, l’occupazione ed
il massacro della popolazione palestinese.
Un legame che spiega anche la grande complicità di larga parte del sistema
mediatico, sempre pronto a nascondere, edulcorare, disumanizzare il genocidio.
In piccolo l’ho provato in prima persona assistendo ad una campagna mediatica
contro la nostra decisione: sono stato definito antisemita e
“sindaco anti ebrei” sulla carta stampata, oltre a subire le accuse sguaiate e
ridicole di giornalisti faziosi e ben schierati in una nota trasmissione
televisiva nazionale.
Ma i fatti e le opinioni delle persone contano di più dei media e i
primi 15 giorni di campagna di boicottaggio sono stati un successo: molto
sostegno da parte dei cittadini, vendite totali in aumento nelle farmacie
comunali ma crollo del fatturato legato a prodotti israeliani. Molti comuni
stanno approvando delibere analoghe e tante sono le iniziative che rafforzano
il movimento di solidarietà al popolo palestinese anche tra gli enti locali.
Sappiamo bene che si tratta di una goccia nel mare ma sarebbe inaccettabile
rimanere immobili e rinunciare a muovere le leve che, nel nostro piccolo,
possono lanciare un segnale di umanità, pace e libertà.
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