A Città del Capo lo chiamano Day Zero. Il
giorno in cui l’acqua finirà completamente. Accadrà un giorno
di aprile 2018. Tutta il Sudafrica si prepara all'evento
fatidico, e non solo perché mancherà l’acqua, ma perché si prevedono disordini
e caos senza precedenti a Città del Capo. Ospedali e scuole continueranno a
ricevere acqua, per quanto limitata, ma gli altri no. I rubinetti verranno
chiusi e verrà mandato l’esercito in città. Si teme anarchia e guerriglia urbana. Poi si dovranno aspettare le piogge, se e quando verranno.
Cosa è andato storto? In realtà Città del Capo,
mezzo milione di abitanti, è una città relativamente green, nel senso di attenta all’ambiente. Specie perché
siamo in una zona arida, hanno imparato a gestire le loro risorse con
parsimonia. Ma siamo in una stagione
eccezionale di siccità che dura da tre anni, e che è la peggiore in cento
anni. Siccità prolungate e innaturali.: sintomi, inequivocabili, dei
cambiamenti climatici.
Cosa fare? Beh, quel che potevano pensare di fare
l’hanno fatto: con
costruzione a tempo record di impianti di desalinizzazione, anche se ancora non
terminati, e ricerca forsennata di altre fonti acquifere sotterranee. Per ora
la maggior parte dell’acqua della città, circa la metà, arriva dalla
Theewaterskloof Dam, che però è al 13 per cento della sua portata massima.
Intanto dal 1 febbraio 2018 le multe
saranno elevate per chiunque sarà sorpreso a sfondare il nuovo limite dei
cinquanta litri al giorno. Adesso siamo a ottantasette litri, anche
se non tutti lo rispettano.
Nel 2014 le dighe della regione erano colme d’acqua
dopo le forti piogge. Addirittura nel 2015 Città del Capo venne insignita dell’Adaptation Implementation Prize da parte del
gruppo C40 (costituito da una serie di città), che promuove l’adattamento ai
cambiamenti climatici. Il merito era proprio nel fitto sistema di raccolta di
acqua piovana e non nella Theewaterskloof Dam. Si sono dunque mostrati
all’avanguardia nell’aggiustare condutture, nell’ottimizzare le tariffe, nel
far si che l’acqua non si perdesse per strada.
Anche da un punto di vista politica il cosiddetto
partito Democratic Alliance, che controlla la città dal
2006, ha sempre mostrato un vanto per la sostenibilità della città.
Oltre alla siccità la popolazione è aumentata del 30
per cento dal 2000 ad oggi. In realtà i nuovi arrivati si sono sistemati in
zone più povere dove l’acqua era scarsa dall'inizio, quindi la richiesta di
acqua non è cresciuta in parallelo con la popolazione.
Ma il punto è che sono stati cosi bravi a risparmiare
e a ottimizzare che non hanno messo troppa enfasi nel cercare acqua nuova. Vari
osservatori avevano suggerito la diversificazione
dell’approvvigionamento acquifero, come per esempio desalinizzatori
e ricerca di acqua sotterranea, ma la città ha dato poco retta a questi
esperti. Le sei dighe che servono la città, di cui Theewaterskloof Dam è la più
importante, fanno affidamento sull'acqua piovana. E quindi la siccità è ora
particolarmente pericolosa, i desalinizzatori sono ancora sotto costruzione (ci
vogliono fra i tre e i cinque anni per tirare su un impianto di
desalinizzazione) e non si sa bene se e dove siano le nuove riserve
sotterranee. Intanto le temperature aumentano e si prevede clima più caldo per
il futuro prossimo venturo. Il sindaco Ian Neilson dice che non si aspettava
che la situazione precipitasse cosi repentinamente. A Città del Capo ovviamente
non mancano i battibecchi politici su di chi la colpa, visto che il governo
centrale è di bandiera diversa dal Democratic Alliance che governa la città.
È cosi in altre parti del mondo: Brasilia ha
dichiarato lo stato di emergenza un anno fa e la mancanza di acqua è un
problema in più di ottocento città brasiliane a causa dei cambiamenti
climatici (leggi Over 850 Brazil cities
face major water shortage issues), uso intensivo di risorse
per l’agricoltura, cattiva infrastruttura e pianificazione.
Intanto a Città del Capo la gente fa quel che può in
questa città dove la divisione fra ricchi e poveri è palpabile. Nelle baraccopoli la gente riempie secchi e spartisce
l’acqua fino all'ultima goccia. Dall'altro lato, chi vive in ville
faraoniche con ancora le piscine piene, anche se per poco. Chi accumula acqua
per Day Zero, chi installa cisterne, chi cerca di mettere a punto sistemi di
depurazione interna, chi si scava il suo pozzo. In alcuni casi, ci sono
famiglie che sono riuscite a staccarsi completamente dalla rete idrica
ufficiale. Ma ovviamente il diventare autosufficienti non è per tutti:
occorre avere le risorse per crearsi tutta l’infrastruttura necessaria. Come
sempre chi pagherà di più sono i più impoveriti, i più deboli.
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