Se avete un cane già lo sapete.
Purtroppo le persone passano. I cani
invece restano.
Non vuole essere una frase cinica, al
contrario. È la verità.
Colui che per primo disse che “il cane è
il migliore amico dell’uomo” ci aveva visto giusto. Non a caso non ha detto che
“l’uomo è il miglior amico dell’uomo”.
Gli animali, una
volta che ci hanno scelti, non ci lasciano più. Il cane promette fedeltà a vita e non
cambia idea, mai. Questa è la ragione per cui un cane abbandonato continuerà
comunque, nonostante tutto, a cercare colui che l’ha lasciato ai margini della
strada.
I cani vedono in noi una bellezza che
spesso noi stessi fatichiamo a vedere.
La storia che vi raccontiamo ha fatto il
giro del mondo.
Si svolge nel
cimitero di Villa Carlos Paz, nella provincia di Còrdoba. Ma non è una
storia che parla di morte, anzi. È una storia di amore e di fedeltà suprema.
È la storia di
Capitàn, un cane che per oltre 10 anni non si è voluto allontanare dalla tomba
del padrone.
Capitàn, incrocio di pastore tedesco, è
morto lì, a, di fianco alle spoglie che aveva vegliato per tutti quegli anni.
Capitàn è stato subito definito l’“Hachiko dell'Argentina” perché la sua storia è molto
simile a quella dell’Akita bianco giapponese, reso celebre anche dal film con
Richard Gere, Hachiko, che ha commosso milioni di
persone.
Capitàn fu trovato nel 2005 da Miguel
Guzmàn che voleva regalarlo al figlio Damiàn. Purtroppo Miguel morì l’anno dopo
e Capitàn scomparve misteriosamente. La moglie di Miguel e il figlio Damiàn
erano convinti che fosse morto finché lo ritrovarono all’improvviso.
Durante una
visita al cimitero si accorsero che Capitàn era rimasto a vegliare la tomba del
suo amato padrone.
La vedova ha raccontato:
«Damiàn iniziò a urlare e il
cane si avvicinò a noi, abbaiando come se stesse piangendo».
Fallito ogni
tentativo di riportarlo a casa. Il cane non ne voleva sapere di muoversi.
E per oltre dieci anni è rimasto lì,
giorno dopo giorno, a vegliare il suo amico umano.
Il cane trascorreva la giornata
gironzolando per il cimitero ma la sera tornava sempre a dormire sulla tomba
del suo padrone.
La donna che lo ha sfamato per tutti
questi anni al cimitero ha dichiarato:
«Gli mancava soltanto la parola,
era dolcissimo».
La speranza è che ora che non c’è più
Capitàn possa essere sepolto vicino al suo amico Miguel che non ha mai
abbandonato per tutti questi anni.
Gli mancava la parola, certo.
Ma i cani sono la prova inconfutabile che
il più delle volte le parole non servono poi molto.
Capitàn, con la sua dolcezza, ha mostrato
davvero che cosa significhi amare.
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