1 – Ricevo da Giorgio (grazie) questo msg: «se in “bottega”
c’è chi si occupa di agricoltura biologica e/o di alimentazione bio, potrebbe
valutare questa notizia, circolata in rete, e magari commentarla.
I pesticidi? Anche nelle urine.
Ma con la dieta bio spariscono – contraddizioni tra Repubblica web e carta
«C’è un bell’articolo sul web di Repubblica ma nella versione cartacea si minimizza sul glifosato e si spara sul biologico».
«C’è un bell’articolo sul web di Repubblica ma nella versione cartacea si minimizza sul glifosato e si spara sul biologico».
I pesticidi? Anche nelle urine.
Ma con la dieta bio spariscono
Una famiglia con due figli è
stata sottoposta a un monitoraggio. Ripetuto dopo 15 giorni di alimentazione a
base di prodotti senza chimica. E il glifosato crolla
di ANTONIO CIANCIULLO, 30
novembre 2017
« […] due genitori quarantenni,
due bambini in età da elementari. Una famiglia come tante, attenta a quello che
mangia ma con i compromessi alimentari tipici di chi vive in una grande città.
Con una differenza: ha accettato di sottoporsi a un test per misurare il
livello di pesticidi nel corpo e si è trovata di fronte a una doppia sorpresa.
La prima è venuta dall’analisi delle urine: Giacomo e Marta erano tranquilli, convinti delle loro scelte: pensavano di aver evitato, per loro e per i figli, i cibi a rischio. Il laboratorio ha fornito un quadro diverso della situazione. Ha accertato la presenza di glifosato (nel padre con valori che superano il doppio della media della popolazione di riferimento), di clorpirifos (un insetticida che provoca problemi di apprendimento: nelle analisi di Giacomo, il bambino di 7 anni, ne è stata trovata una concentrazione più che tripla rispetto alla media della popolazione di riferimento), di contaminazione da piretroidi (i valori di uno dei metaboliti, l’m-MPA, nella madre arriva a 3,4 microgrammi per grammo, un picco che la colloca in cima alla classifica).
La prima è venuta dall’analisi delle urine: Giacomo e Marta erano tranquilli, convinti delle loro scelte: pensavano di aver evitato, per loro e per i figli, i cibi a rischio. Il laboratorio ha fornito un quadro diverso della situazione. Ha accertato la presenza di glifosato (nel padre con valori che superano il doppio della media della popolazione di riferimento), di clorpirifos (un insetticida che provoca problemi di apprendimento: nelle analisi di Giacomo, il bambino di 7 anni, ne è stata trovata una concentrazione più che tripla rispetto alla media della popolazione di riferimento), di contaminazione da piretroidi (i valori di uno dei metaboliti, l’m-MPA, nella madre arriva a 3,4 microgrammi per grammo, un picco che la colloca in cima alla classifica).
A dieta biologica, e i
pesticidi scompaiono
La seconda sorpresa è arrivata
con le analisi di controllo, dopo 15 giorni di dieta a base di prodotti
provenienti da agricoltura biologica. Nell’80% dei nuovi test il quadro è
mutato radicalmente mostrando la rapidità degli effetti del cambio di stile di
vita. Su 16 analisi delle urine (quattro per ognuno dei membri della famiglia),
ben 13 hanno dato risultati estremamente positivi, con significative differenze
tra prima e dopo la dieta, e solo in due non si sono registrati miglioramenti.
Ad esempio, nel caso di Giacomo, il clorpirifos – una sostanza associata a
deficit di capacità di attenzione e di memoria nei bambini – è sceso da oltre 5
microgrammi per grammo di creatinina a 1,5 microgrammi. Quanto al glifosato,
nelle urine di Giorgio è scomparso e anche in quelle dei bambini è sceso da
0,19 microgrammi per litro nel più piccolo e da 0,16 per la sorella di 9 anni
sotto i limiti di rilevabilità. Sono i risultati della campagna del bio
monitoraggio #ipesticididentrodinoi promossa da FederBio con Isde-Medici per
l’ambiente, Legambiente, Lipu, Wwf e lanciata dal progetto cambialaterra.it
sostenuto da un gruppo di aziende del biologico (Aboca, Germinal Bio, NaturaSì,
Pizzi Osvaldo, Probios e Rigoni di Asiago). Le analisi sono state effettuate
dal Medizinisches Labor Bremen (MLHB), un laboratorio tedesco di biologia
medica fondato nel 1961 che aveva già eseguito questo tipo di analisi per le
Coop scandinave.
“Quello della famiglia di cui parliamo è solo un test di bio monitoraggio, ma conferma risultati ottenuti con metodi che hanno superato il vaglio della pubblicazione di riviste scientifiche molto qualificate e che dimostrano i risultati che si possono ottenere anche con un breve periodo di alimentazione bio”, precisa Patrizia Gentilini, oncologa dell’Isde.
“Due studi fra gli altri, uno del febbraio 2006 pubblicato su Environmental Health Perspectives e uno del 2013 sul Journal of Urology, sottolineano la riduzione del rischio ipospadia, una malformazione genitale nei bambini, nel caso di alimentazione biologica. Inoltre nel gennaio scorso l’Unione europea ha pubblicato Human health implication of organic food and organic agricolture, una ricerca che documenta i vantaggi di un’alimentazione priva di tracce di pesticidi per problemi come le malattie allergiche, l’obesità e la resistenza agli antibiotici”».
“Quello della famiglia di cui parliamo è solo un test di bio monitoraggio, ma conferma risultati ottenuti con metodi che hanno superato il vaglio della pubblicazione di riviste scientifiche molto qualificate e che dimostrano i risultati che si possono ottenere anche con un breve periodo di alimentazione bio”, precisa Patrizia Gentilini, oncologa dell’Isde.
“Due studi fra gli altri, uno del febbraio 2006 pubblicato su Environmental Health Perspectives e uno del 2013 sul Journal of Urology, sottolineano la riduzione del rischio ipospadia, una malformazione genitale nei bambini, nel caso di alimentazione biologica. Inoltre nel gennaio scorso l’Unione europea ha pubblicato Human health implication of organic food and organic agricolture, una ricerca che documenta i vantaggi di un’alimentazione priva di tracce di pesticidi per problemi come le malattie allergiche, l’obesità e la resistenza agli antibiotici”».
2 – Contrariamente a quel che spera Giorgio (e piacerebbe a noi
bottegarde/i) non abbiamo qui chi studia su “veleni, bugie e forse salute”.
Però la “bottega” chiesto a un paio di persone che collaborano se avevano
voglia di commentare/intervenire. Ecco i “cattivi” pensieri di Claud’Io [o
Claud-Io, se preferite].
OPINIONE MUTANTE DI TIPO METEREOLOGICO (scritto in poco tempo e
passibile di errori ma non di malafede).
Su internet non bisogna
fidarsi altrimenti si finisce per avere una cognizione metereologica del
problema. Oggi piove, domani nevica, poi viene il sole. Ogni giorno è diverso.
GLIFOSATO
E’ un dissecante, deriva
dall’AGENTE ARANCIO utilizzato nel Vietnam dove ha fatto danni che ancora oggi
non sono sanati. Fa bene, fa male? Sicuramente fa male e chi afferma il
contrario è, nel migliore dei casi, un disinformato. Se nell’ultima decisione
della Comunità Europea ne è stato consentito per altri 5 anni l’uso, contro il
parere di Italia e Francia, non è perché innocuo, è stata una decisione
politica non tecnica: la Bayer (Germania) sta acquistando la Monsanto
(USA) cioè il maggior produttore di glifosato. Tecnicamente è un prodotto
“perfetto” soprattutto sulle piante Ogm create per quel dissecante; è
selettivo. Viene usato anche come disseccante sul grano non maturo. In
Canada il clima non è ideale per portare il grano alla sua completa maturazione
ma si deve farlo arrivare in Italia – e altrove – in tempo, quando qui si
miete il grano, così da poterlo mischiare con il nostro. Hanno un mese. In
Italia è proibito ma non è vietato importare e utilizzare grani provenienti da
Paesi dove è consentito. Il risultato è: non è grano maturo ed è anche dannoso.
BIOLOGICO
«Bio» è un termine che
purtroppo è diventato un brand e non qualifica i prodotti. Per marchiarsi «bio»
basta essere certificati da enti preposti. Vi garantisco che c’è da ridere (o
da piangere?). Non puoi utilizzare antiparassitari e anticrittogamici di sintesi
ma ora hanno scoperto che il solfato di rame, un prodotto utilizzato da sempre
come anticrittogamico per produzioni «bio», è tossico in maniera minore
sull’uomo… però molto per la natura. La Comunità Europea dovrà
decidere e come per il glifosato verrà presa una decisione politica. «Bio» non
vuol dire qualità nè sicurezza. Se si affermi che un vero prodotto «bio»,
sempre che possa esistere, sia uguale a uno Ogm e trattato con
sostanze dannose, è tipico di chi non sa cosa è l’agricoltura. Se io faccio
un’analisi organolettica a una mela che non ha subìto trattamenti e a una che
viene da impianti industriali che utilizzano dai 35 ai 50 trattamenti di
antiparassitari e anticrittogamici all’anno, trovo le stesse sostanze
organolettiche ma non lo stesso gusto, sapore. Non sono nello stesso
equilibrio. I presunti prodotti «bio» vengono venduti anche a 3/4 volte il
prezzo di un “non bio”. Ora vi trovate nella GDO (grande distribuzione
organizzata, i supermercati) al reparto di frutta e verdura «bio». La differenza?
Il prezzo, non la qualità . Poi se acquisto peperoni a dicembre, «bio» o
no, sono di serra, non naturali: insipidi e pieni di acqua. Finti. Non ci vuole
un genio per capire che devi acquistare e mangiare frutta e verdura di
stagione, possibilmente coltivata il più vicino possibile. Se hai voglia
di ciliegie a dicembre, arrivano dal Sud Africa o dal Cile, lì sono di
stagione, ma non pensar che arrivino mature: vengono raccolte acerbe e poi
trattate. Un frutto maturo ha compiuto il suo ciclo di sviluppo, è dolce. Uno
non maturo non lo sarà mai.
TEST
Ovviamente un test su 4 persone
non può essere indicativo. Se mangio frutta o verdura con qualcosa che mi
crea danni poi cambio e mangio senza quelle sostanze, può essere che
la mia situazione migliori ma qui si vorrebbe certificare che è sufficiente non
mangiare più un prodotto “rischioso” e tutto si risolve. Se vi ricordate di
Seveso o Bhopal sapete che non va così. Voglio rivederli fra 20 anni.
Forse non ci sarà più la sostanza dannosa nelle urine ma nel frattempo
quali danni sono stati fatti? E poi le analisi non hanno dato nessuna
certezza totale. Un test sulle urine verifica la presenza o assenza di una
sostanza, non dice cosa sia rimasto in giro, per il resto del corpo, dove si
sia depositato e cosa può provocare. Hanno fatto verifiche? Mi sa di no.
Faciloneria e ignoranza non
sono ammissibili: portano a dire tutto e il contrario. Creare confusione
significa far passare che il cattivo diventa buono e/o viceversa.
Provo a riassumere.
«Bio» significa meno trattamenti; è un brand che permette alla GDO di vendere a
un prezzo maggiorato fino a 3/4 volte. Fatevi una domanda: lo
acquistano da piccoli produttori seri e al giusto prezzo oppure al prezzo “non
bio” e poi intascano il resto?
Fra poco vedrete – hanno già iniziato
– supermercati BIO e NON BIO con «bio» e
“non bio” separati ma fisicamente vicini. Il marketing ha individuato
una fascia di consumatori disposti a pagare prezzi assurdi per prodotti …
assurdi (e non parlo di soli alimentari). Per ricchi. La qualità sarà
decisa dal prezzo: più costa, più è buono e salubre. Preparatevi al peggio.
Io sono nato in campagna, ho
studiato all’Itas di Imola, laureato alla facoltà di Agraria di Bologna e
continuo a studiare la materia. Non sarò un genio ma non sono un cialtrone.
3 – Nella lista «gasbo» (GAS sta per Gruppo Acquisto Solidale)
c’è una bella discussione su glisofato e dintorni. Qui sotto alcuni stralci.
Scrive Wladi: «[…] la Bayer ha acquisito
Monsanto ed è attualmente
il più grande produttore di glisofato. Il corto circuito o la logica è evidente: coi loro veleni ci ammaliamo poi con le loro medicine ci curiamo (?). Non è complottismo, non sono fake news: è il capitalismo baby, connaturato allo sfruttamento e al far soldi fregandosene di tutto sulla pelle della gente. Vaccinate gente, vaccinate».
il più grande produttore di glisofato. Il corto circuito o la logica è evidente: coi loro veleni ci ammaliamo poi con le loro medicine ci curiamo (?). Non è complottismo, non sono fake news: è il capitalismo baby, connaturato allo sfruttamento e al far soldi fregandosene di tutto sulla pelle della gente. Vaccinate gente, vaccinate».
Gli chiede Glauco: «Si può fare qualcosa?».
E risponde Wlado: «un tempo ti avrei detto che
serve sostenere l’economia solidale, la transizione, l’equo solidale, il
boicottaggio di Gdo e di agricoltura non contadina…
ora non credo sia sufficiente, credo che serva radicalità nei fini (non dico nei mezzi) e si debba combattere il capitalismo senza aspettare che risulti desueto o si consumi da solo, in tutte le sue componenti di dominio: politica, economica, culturale, sociale. Informarsi e agire collettivamente, preparandosi a resistere e aprendo crepe nel sistema… finché non crolla! Tante, piccole, insistenti crepe finché le fondamenta non crolleranno».
ora non credo sia sufficiente, credo che serva radicalità nei fini (non dico nei mezzi) e si debba combattere il capitalismo senza aspettare che risulti desueto o si consumi da solo, in tutte le sue componenti di dominio: politica, economica, culturale, sociale. Informarsi e agire collettivamente, preparandosi a resistere e aprendo crepe nel sistema… finché non crolla! Tante, piccole, insistenti crepe finché le fondamenta non crolleranno».
4 – E dopo Claud’io la “bottega” è
aperta ovviamente ad altri interventi.
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