Il gasdotto austriaco esplode (un
altro!) e il Ministro dello
sviluppo economico Calenda dice che “e’ proprio per questo
che ci vuole il TAP“, differenziare le linee di ingresso.
Che sono già differenziate, riceviamo il
gas da 4 direttrici diverse (i gasdotti TAG, TEMP, TTPC, GreenStream).
La SNAM dice che non ci sono problemi,
abbiamo enormi riserve (è vero, ben 17 miliardi di metri cubi, l’Italia è un
paese esportatore di gas).
Però, in seguito all’incidente, il
prezzo del gas è aumentato all’istante. Come mai?
Ci stanno prendendo per i fondelli
oppure ci stanno prendendo in giro?
I metanodotti della Snam esplodono a
intervalli piuttosto regolari, qua e là per il Paese. Gli incidenti
avvengono spesso in seguito a banali movimenti del terreno, piccoli
smottamenti, ecc.
Se la logica non è un esercizio ludico
ricreativo, questo indica che i gasdotti è meglio farli in pianura, dove è più
difficile, se non proprio impossibile, che i terreni franino.
Ecco l’assurdità del progetto di gasdotto “Rete
Adriatica”.
L’idea che un supermetanodotto di
queste dimensioni, una vera “grande opera” italiana (all’italiana?) debba
essere fatta passare sui crinali dell’Appennino per centinaia di chilometri,
producendo in tal modo il maggior danno possibile all’ambiente e manomettendo
il già precario equilibrio idrogeologico della penisola è a dir poco
incomprensibile.
L’idea che un supermetanodotto di queste
dimensioni debba infilare
in modo sistematico le aree più sismiche d’Italia e probabilmente d’Europa (Islanda
esclusa), con un’attività tellurica spasmodica e tuttora in atto, solleva dubbi
sulle capacità di raziocinio dei proponenti e dei loro sostenitori. In
alternativa, solleva dubbi sull’interesse di costoro nei confronti dei
cittadini, dell’ambiente in cui vivono e del paese in generale.
In quasi 15 anni di avversione a questo progetto
di ecomostro abbiamo visto passare tanti governi (i vari Berlusconi,
Prodi, Letta, Renzi, Gentiloni) con tanti sottosegretari e ministri, tanti
Calenda di partiti diversi che però hanno sempre espresso il medesimo pensiero
(avanti tutta) e, a nostro avviso, messo davanti a tutto gli
interessi della “nostra” multinazionale e del “governo” di turno.
Alla fine l’impressione è che i governi
se li scelgano direttamente la Snam e/o l’ENI e che di fatto non vi siano
differenze apprezzabili tra i vari, a parte il nome del ministro o del
sottosegretario di turno.
Aldo Loris Cucchiarini, Gruppo d’Intervento Giuridico onlus – Marche, Comitato
“No Tubo”
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