Sono una lettrice
del Corriere, in particolare il sabato perché mi piace
«Io donna», e arrivo a elemosinare due euro per concedermi il lusso di
comprarlo. Ho 42 anni, una laurea nel cassetto, sono disoccupata dal 2012.
Il punto è che sono brutta. Ho un viso orribile,
deformato dal forcipe con cui mi hanno presa dal grembo di mia madre, ultima di
dieci figlie. Un viso che ai colloqui scartano; perché in questo mondo sembra
ci sia posto solo per l’esteriorità. Ho esperienza da vendere, idee, e invece
guardo mia madre ottantenne e sento solo un senso di vergogna per essere per
lei ancora un pensiero e non una gioia. Tante volte ho pensato di farla finita,
ma amo maledettamente e paradossalmente la vita, anche se mi ha sempre presa a
calci.
Scrivo al Corriere perché vorrei meritare una dignità
lavorativa. Perché avrei bisogno, essendo una persona onesta e vera, di non
elemosinare due euro per un giornale, ma uscire a testa alta e poterlo
comprare. Non è l’Italia, Paese di cui sono orgogliosa, è la gente che vive di
pochezza che rovina il mondo.
Con fatica ho comprato molti libri, sono la mia salvezza.
Ora dovrei venderli, ora che tra un po’ i due euro mi serviranno per un pezzo
di pane. «Sei bella dentro Francé», mi dicono, ma intanto fuori le prese in
giro sono coltelli per la mia anima. Anni di volontariato, studi di
filosofia... la sofferenza che ti spinge ad andare sempre dove gli altri non
arrivano...
Voglio un lavoro. Lo merito, lo merita la mia dignità di
persona onesta e leale.
Francesca
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