Lo Stakanov dei Rossomori tra Regione e Consorzi. Per mille euro al giorno - Pablo Sole
21 dicembre 2016
Pensava di potersi finalmente godere delle
meritate vacanze. E invece no. Il 7 dicembre, nelle stesse ore in cui il suo assessore presentava dimissioni irrevocabili
al presidente della Regione Francesco Pigliaru,
il perito agrario Francesco Putzolu – fino ad allora addetto di Gabinetto di Elisabetta Falchi,
in quota Rossomori – firmava un contratto di collaborazione con il
Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale. Per 16.700 euro. Ovvero poco meno di mille euro al giorno, visto che l’incarico è stato
autorizzato fino a Capodanno. Potrà pure sembrare una cifra fuori mercato, ma
va detto che sarà un lavoro snervante e al limite della resistenza umana, visto
che Putzolu è pure un funzionario dell’assessorato
regionale all’Agricoltura e dovrà prestare i suoi servigi al
Consorzio “al di fuori del normale orario di servizio”,
scrive il direttore generale dell’assessorato regionale al Personale Giuseppina Medde, nel documento che dà il via
libera alla collaborazione. Peraltro, il primo tentativo di
cooptazione risale al maggio scorso ma non se ne fece nulla: bisognava
informare i sindacati. Il passaggio è stato perfezionato a giugno e un mese
dopo è stato chiesto il nullaosta agli uffici regionali, giunto il 18 novembre
scorso. Infine, nel giorno delle dimissioni della Falchi, la firma tra l’ormai ex
addetto di Gabinetto dell’assessore e il Consorzio.
L’avvocato e il consulente
Ad individuare Putzolu, politicamente impegnato coi Rossomori, è il
commissario del Consorzio di bonifica Carlo Augusto Melis Costa, nominato per via diretta dalla giunta Pigliaru per
coordinare la fusione dei consorzi della Sardegna meridionale, del Cixerri e
del Basso Sulcis grazie al suo profilo “di alta professionalità”. Il
compito però dev’essersi rivelato alquanto gravoso e dunque Melis Costa, che
sulla carta ha a disposizione decine di dirigenti, ha chiesto aiuto a Putzolu.
Senza alcuna selezione: “C’è urgenza”, scrive nei documenti, citando il nutrito
curriculum del neo consulente. Forse memore del fatto che
quest’ultimo, tra il 2014 e il 2015, è stato nominato sempre dalla giunta regionale commissario del
Consorzio di bonifica del nord Sardegna su proposta
dell’assessore Falchi, la stessa che poi chiamerà il funzionario/perito agrario
nel suo staff. La scelta cade su Putzolu perché “come si evince dal curriculum, è in possesso dei necessari
requisiti di qualificazione professionale”. Ed è proprio nella veste
di commissario del Consorzio di bonifica del nord Sardegna che
Putzolu, avendo urgente bisogno di un avvocato, si rivolge per via diretta
ad un legale cagliaritano. Si chiama Carlo Augusto Melis Costa, che per
quell’incarico incassa 5mila euro.
L’esperienza nei consorzi? Nove mesi.
Grazie alla politica
Per Putzolu l’esperienza nel Logudoro
– da maggio 2014 a febbraio 2015 – si rivela preziosa poche settimane fa, il 7
dicembre appunto, quando firma il contratto con Melis Costa in virtù “del
curriculum e dell’esperienza maturata – si legge in delibera – nella
gestione dei consorzi di bonifica”. Sarebbe interessante vederlo, questo curriculum.
Solo che non si trova: nessuna traccia sul sito della Regione e nemmanco mezza
riga sul portale del Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, che pure
ha deciso di avvalersi della sua comprovata professionalità. Si sa però che in
passato Putzolu si è occupato di: serre fotovoltaiche; ammodernamento delle imprese agricole; valorizzazione economica delle foreste; valore aggiunto dei prodotti agricoli. “Ma alla fine
degli anni ’90, su incarico dell’allora assessore regionale all’Agricoltura
Antonello Paba, ho lavorato al Consorzio di bonifica della Sardegna
meridionale”, puntualizza Putzolu.
Una questione di opportunità
Certo è che la cooptazione di un
funzionario dell’assessorato all’Agricoltura al Consorzio di bonifica dovrebbe
suscitare in chi di dovere qualche interrogativo. In relazione, quantomeno,
alla sua opportunità. Per una semplice ragione: si parla proprio
dell’assessorato (dove Putzolu lavora) che sulla carta dovrebbe sovrintendere
al funzionamento e alla gestione dei consorzi (dove Putzolu
presterà consulenza). Controllore e controllato? Pari sono.
Il commissario-avvocato nomina un consulente del suo studio (e dirigente
pd). Ma gli uffici bloccano tutto -Pablo Sole
17 gennaio 2017
17 gennaio 2017
La collaborazione tra il Consorzio
di bonifica della Sardegna meridionale e il perito agrario Francesco
Putzolu, funzionario dell’assessorato regionale all’Agricoltura ed ex
addetto di Gabinetto dell’assessore Elisabetta Falchi, rischiava di
passare alla storia come il più breve rapporto di lavoro negli annali
dell’amministrazione regionale. Firmato il contratto il 7 dicembre, l’incarico è stato revocato (leggi)ventuno
giorni dopo per “incompatibilità”. Ma c’è chi è rimasto a lavoro ancora meno:
chiamato per via diretta al Consorzio di bonifica del Cixerri con
delibera del commissario straordinario Carlo Augusto Melis Costa tre
giorni prima di Natale, il consulente Efisio Demuru non ha
nemmeno avviato il rapporto di lavoro, malgrado ci fosse anche la determina a contrarre il
pagamento (guarda). Venti giorni dopo la delibera, la
dirigente Patrizia Mattioni ha annullato gli atti in
autotutela. Una vicenda-fotocopia rispetto al caso Putzolu, con qualche
particolare curioso in più: Demuru, noto politico del Pd, ha
lavorato nello studio legale di chi lo ha ingaggiato, vale a dire Melis Costa.
La cooptazione senza selezione e
l’annullamento in autotutela
Il 22 dicembre il commissario, nominato
dalla giunta Pigliaru per la fusione tra i consorzi della Sardegna meridionale,
del Cixerri e del Basso Sulcis, firma una delibera con la quale chiama Demuru.
Che, “contattato per le vie brevi – si legge nel documento (guarda) – ha
manifestato piena disponibilità”. Melis Costa gli dà l’incarico di effettuare
una “ricognizione multistrato del personale” dietro un compenso di
2.500 euro. Ventiquattrore dopo vengono adottati gli atti
amministrativi del caso, con il via libera alla prestazione di Demuru senza
alcuna selezione, “considerato il modico valore dell’affidamento e l’urgenza”,
scrive nella determina di proposta di affidamento (leggi) la
responsabile del procedimento Barbara Banci. In prima
battuta, il definitivo via libera arriva dalla dirigente
dell’area amministrativa del Consorzio del Cixerri, Patrizia Mattioni,
il 23 dicembre. È la medesima dirigente che, evidentemente dopo attenta
analisi, il 12 gennaio annulla tutti gli atti.
L’affidamento diretto? Illegittimo. E la
politica non può sostituirsi agli uffici
Scrive Mattioni che il
procedimento è doppiamente viziato. Da un lato il commissario Melis
Costa, la cui nomina è prettamente politica, non poteva indicare in delibera il
nome del consulente cui affidarsi e sostituirsi quindi alla parte
amministrativa, visto che “sulla base di riesame – scrive la dirigente (guarda) –
il contenuto della delibera integra in primo luogo un ‘atto gestionale’ di
esclusiva competenza della dirigenza”. Insomma, Melis Costa poteva sì
richiedere l’aiuto di un consulente, ma spettava agli uffici individuarlo
secondo le modalità di legge e non ad personam. Da qui un secondo
elemento: il professionista esterno non può ottenere l’incarico con affidamento
diretto. Il 12 gennaio dunque, la firma della determina che annulla
tutto il procedimento.
Efisio Demuru è un notissimo esponente
del Partito democratico. Già assessore ai Lavori pubblici e presidente del
consiglio comunale di Capoterra, attuale componente dell’assemblea
nazionale del partito, già Capo di Gabinetto della presidenza della Provincia
di Cagliari con Angela Quaquero (ora nel Consiglio di
indirizzo del Teatro Lirico di Cagliari in rappresentanza della Regione), è
risultato il più votato della lista Pd (2.862 preferenze) alle elezioni tenute il 3 aprile scorso per la Città
metropolitana di Cagliari. Dal 2006 al 2010 ha inoltre
lavorato per l’Ups, l’Unione delle province sarde.
Nel curriculum firmato nell’ottobre del 2014 e pubblicato sul sito
istituzionale del comune di Capoterra (guarda), si legge che
Demuru da luglio 2013, abbandonata la poltrona in Provincia, è consulente dello studio
legale Asteras. A fondarlo è stato il professionista che il 22 dicembre
scorso ha chiamato Demuru al Consorzio con affidamento diretto: Carlo Augusto
Melis Costa. Questa informazione basilare però non è presente nel curriculum
che Demuru presenta al Consorzio di bonifica del Cixerri (firmato nel giugno
2016). Compare una consulenza per il Consorzio Iris, il cui responsabile
scientifico è l’esponente del Pd Chicco Porcu. È possibile che la
collaborazione tra Demuru e Asteras si sia interrotta, anche se nella
pagina Linkedin del politico il rapporto di lavoro risulta
attivo e c’è perfino un rimando al sito istituzionale di Asteras.
Un’ultima curiosità: in tutti i documenti
il consulente viene indicato come “dottor Efisio Demuru”. Ma lo stesso
consulente non ha mai dichiarato, in alcun curriculum, il conseguimento della
laurea. Si tratta probabilmente di un errore di quanti hanno redatto gli atti,
non attribuibile a Demuru, che ha sempre indicato come titolo di studio
il diploma di maturità classica conseguita al liceo Dettori di Cagliari.
Consorzio di bonifica, un uomo solo al comando. Critiche del collegio
revisori - Pablo Sole
4 maggio 2017
Direttore generale, quindi responsabile
del Servizio tecnico e, ad interim, dei Servizi: amministrativo; agrario;
segreteria personale, affari legali e generali. Il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale (CBSM),
articolato nei quattro servizi citati (guarda) è guidato da
un unico professionista che ricopre tutti gli incarichi. Una posizione – quella di Roberto Meloni – che il collegio dei revisori, quale organo di controllo, ha
fortemente stigmatizzato mettendo in risalto l’inevitabile “compromissione del
principio di buona gestione aziendale della segregazione delle funzioni”.
Ente tra i più grandi d’Italia, guidato
dal commissario straordinario Carlo Augusto Melis Costa con
il precipuo incarico di portare a termine la fusione con i consorzi del Cixerri e del Basso Sulcis, il
CBSM può contare su circa 180 dipendenti e il bilancio muove ogni anno decine e decine di milioni di euro. Tra
i progetti più ambiziosi: la realizzazione della diga di Monte Nieddu, nelle campagne tra Sarroch, Pula e Villa San Pietro. Valore
dell’appalto: 83 milioni. Cifre importanti, che andrebbero
amministrate – dice la legge – secondo una rigida e rigorosa organizzazione,
sostenuta alla base da una netta separazione delle
funzioni. È uno dei principi basilari, se non le fondamenta,
dell’amministrazione pubblica.
E invece, a sfogliare gli atti del
Consorzio ci si può imbattere anche in passaggi come questo: “Il dirigente del
Servizio tecnico e direttore generale ing. Roberto Meloni […] sentito il parere
favorevole espresso dal Responsabile del procedimento ing. Roberto Meloni […]
determina di provvedere…”. Si tratta di un documento (guarda) firmato
un mese fa e relativo al già citato appalto multimilionario per la realizzazione
della diga di Monte Nieddu.
La nomina di Meloni a responsabile del
procedimento dell’appalto di Monte Nieddu è arrivata l’11 ottobre 2016, dopo le dimissioni del collega Nicola Dessì. L’incarico è ufficializzato tramite
una lettera, una sorta di ‘comunicazione interna’ – per questo non appare in
‘amministrazione trasparente’ – mai pubblicata e intercettata da Sardinia Post. Nelle due pagine che compongono il documento (guarda), il commissario Melis
Costa invita Meloni a svolgere le “funzioni sostitutive” di responsabile del
procedimento o “ad individuare un altro dipendente”. Meloni ha ritenuto di
dover conservare l’incarico.
Una curiosità: dalla medesima lettera si viene a sapere che
il 19 dicembre 2013, il direttore generale (Roberto
Meloni) aveva investito il dirigente del Servizio tecnico (Roberto Meloni) del
ruolo di responsabile del procedimento, se è vero che come si evince dal curriculum del dirigente (guarda),
in quella data occupava già entrambi i ruoli. Parrebbe per così dire un’autoassegnazione. L’atto, malgrado la legge sulla
trasparenza fosse in vigore già da cinque mesi, non è mai stato pubblicato.
Qualche tempo dopo era arrivata la conferma dell’incarico tramite delibera a
firma dell’allora commissario Giovanni Pilia, lo
stesso che pochi mesi dopo aveva revocato l’incarico a
Meloni resosi conto dell’incompatibilità tra gli incarichi di
Rup e Progettista dell’aggiornamento economico.
Motivazione: dicono le norme che “il
responsabile del procedimento non può svolgere anche
le funzioni di progettista per appalti di importo superiore ai 500mila euro
(oggi portato a 1,5 milioni, ndr)”. Spiegava poi Pilia (leggi) che la
concentrazione di tutti quei poteri nelle mani di un solo professionista
“poteva essere valutata come potenzialmente lesiva della
normativa vigente in materia di anticorruzione”. Quel documento
non risulta annullato.
Intanto, giova forse ricordare che, oggi,
il direttore generale del Consorzio (Roberto Meloni)
sovrintende sull’operato del dirigente del Servizio tecnico (Roberto Meloni), che sovrintende sull’operato del
responsabile del procedimento per la realizzazione della diga di Monte Nieddu (Roberto Meloni), il quale a sua volta sovrintende sul
progettista dell’aggiornamento economico (Roberto Meloni).
Da notare poi che a metà febbraio il
commissario Melis Costa aveva esteso ulteriormente i poteri di Meloni (guarda), nominandolo direttore generale di tutti e tre i consorzi interessati
dalla fusione. Quell’atto però è stato annullato in autotutela (guarda) pochi
giorni fa su indicazione di Federico Ferrarese Ceruti,
direttore del Servizio programmazione e governance dello sviluppo rurale
dell’assessorato regionale all’Agricoltura.
Sarà un problema di carenza di personale e
blocco delle assunzioni, come scrive in una relazione (guarda) la responsabile del Consorzio per la prevenzione
della corruzione, Federica Arangino, nel giustificare
la totale assenza di rotazione del personale, così come previsto dalle norme
anticorruzione. E infatti, secondo quanto appreso da fonti riservate, diversi
mesi fa l’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone ha invitato l’assessorato
regionale all’Agricoltura – e il presidente Francesco Pigliaru come
rappresentante legale della Regione – ad agire con solerzia, per
risolvere al più presto l’anomalia.
Ma la posizione di Meloni non è passata
inosservata, come detto, nemmeno a Cagliari. “Osserviamo – scrivono i
componenti del collegio dei revisori – che in
tal modo il principio di buona gestione aziendale della segregazione delle
funzioni risulti inevitabilmente compromesso”. La precisazione è contenuta in
calce alla relazione sul bilancio consuntivo 2015 (guarda l’estratto),
pubblicata pochi giorni fa e inviata anche agli uffici dell’assessorato
regionale all’Agricoltura. Significa, in buona sostanza, che il controllato non
può essere anche il controllore.
E non è la prima volta che il collegio fa
notare come l’accentramento di tutte le funzioni apicali nella disponibilità di
un unico soggetto – Meloni appunto – comprometta “il principio di buona
gestione aziendale della segregazione delle funzioni”. Nella relazione sul
bilancio preventivo 2016, l’organo di controllo guidato da Piero Maccioni e composto da Andrea Clarkson e Salvatore
Angelo Pinna, aveva messo nero su bianco la medesima osservazione.
Il documento era poi finito, oltre che sulla scrivania del commissario Melis
Costa, appena nominato dalla giunta regionale, anche negli uffici
dell’assessorato all’Agricoltura. Era il 26 maggio 2016. A distanza di un anno,
la situazione non pare cambiata.
No, certe cose la sinistra non le fa, questo è populismoqualunquismoismoismo e lo lasciamo ai grillini! Lei nonm'interrompaiononl'hointerrotto blablablablabla
RispondiEliminanon si capisce bene l'ultima parola ;)
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