venerdì 5 maggio 2017

la solita merda al sole


Lo Stakanov dei Rossomori tra Regione e Consorzi. Per mille euro al giorno - Pablo Sole
 21 dicembre 2016  
Pensava di potersi finalmente godere delle meritate vacanze. E invece no. Il 7 dicembre, nelle stesse ore in cui il suo assessore presentava dimissioni irrevocabili al presidente della Regione Francesco Pigliaru, il perito agrario Francesco Putzolu – fino ad allora addetto di Gabinetto di Elisabetta Falchi, in quota Rossomori – firmava un contratto di collaborazione con il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale. Per 16.700 euro. Ovvero poco meno di mille euro al giorno, visto che l’incarico è stato autorizzato fino a Capodanno. Potrà pure sembrare una cifra fuori mercato, ma va detto che sarà un lavoro snervante e al limite della resistenza umana, visto che Putzolu è pure un funzionario dell’assessorato regionale all’Agricoltura e dovrà prestare i suoi servigi al Consorzio “al di fuori del normale orario di servizio”, scrive il direttore generale dell’assessorato regionale al Personale Giuseppina Meddenel documento che dà il via libera alla collaborazione. Peraltro, il primo tentativo di cooptazione risale al maggio scorso ma non se ne fece nulla: bisognava informare i sindacati. Il passaggio è stato perfezionato a giugno e un mese dopo è stato chiesto il nullaosta agli uffici regionali, giunto il 18 novembre scorso. Infine, nel giorno delle dimissioni della Falchi, la firma tra l’ormai ex addetto di Gabinetto dell’assessore e il Consorzio.
L’avvocato e il consulente
Ad individuare Putzolu, politicamente impegnato coi Rossomori, è il commissario del Consorzio di bonifica Carlo Augusto Melis Costanominato per via diretta dalla giunta Pigliaru per coordinare la fusione dei consorzi della Sardegna meridionale, del Cixerri e del Basso Sulcis grazie al suo profilo “di alta professionalità”. Il compito però dev’essersi rivelato alquanto gravoso e dunque Melis Costa, che sulla carta ha a disposizione decine di dirigenti, ha chiesto aiuto a Putzolu. Senza alcuna selezione: “C’è urgenza”, scrive nei documenti, citando il nutrito curriculum del neo consulente. Forse memore del fatto che quest’ultimo, tra il 2014 e il 2015, è stato nominato sempre dalla giunta regionale commissario del Consorzio di bonifica del nord Sardegna su proposta dell’assessore Falchi, la stessa che poi chiamerà il funzionario/perito agrario nel suo staff. La scelta cade su Putzolu perché “come si evince dal curriculum, è in possesso dei necessari requisiti di qualificazione professionale”. Ed è proprio nella veste di commissario del Consorzio di bonifica del nord Sardegna che Putzolu, avendo urgente bisogno di un avvocato, si rivolge per via diretta ad un legale cagliaritano. Si chiama Carlo Augusto Melis Costa, che per quell’incarico incassa 5mila euro.
L’esperienza nei consorzi? Nove mesi. Grazie alla politica
Per Putzolu l’esperienza nel Logudoro – da maggio 2014 a febbraio 2015 – si rivela preziosa poche settimane fa, il 7 dicembre appunto, quando firma il contratto con Melis Costa in virtù “del curriculum e dell’esperienza maturata – si legge in delibera – nella gestione dei consorzi di bonifica”. Sarebbe interessante vederlo, questo curriculum. Solo che non si trova: nessuna traccia sul sito della Regione e nemmanco mezza riga sul portale del Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, che pure ha deciso di avvalersi della sua comprovata professionalità. Si sa però che in passato Putzolu si è occupato di: serre fotovoltaicheammodernamento delle imprese agricolevalorizzazione economica delle forestevalore aggiunto dei prodotti agricoli. “Ma alla fine degli anni ’90, su incarico dell’allora assessore regionale all’Agricoltura Antonello Paba, ho lavorato al Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale”, puntualizza Putzolu.
Una questione di opportunità
Certo è che la cooptazione di un funzionario dell’assessorato all’Agricoltura al Consorzio di bonifica dovrebbe suscitare in chi di dovere qualche interrogativo. In relazione, quantomeno, alla sua opportunità. Per una semplice ragione: si parla proprio dell’assessorato (dove Putzolu lavora) che sulla carta dovrebbe sovrintendere al funzionamento e alla gestione dei consorzi (dove Putzolu presterà consulenza). Controllore e controllato? Pari sono.

Il commissario-avvocato nomina un consulente del suo studio (e dirigente pd). Ma gli uffici bloccano tutto -Pablo Sole
 17 gennaio 2017

La collaborazione tra il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale e il perito agrario Francesco Putzolu, funzionario dell’assessorato regionale all’Agricoltura ed ex addetto di Gabinetto dell’assessore Elisabetta Falchi, rischiava di passare alla storia come il più breve rapporto di lavoro negli annali dell’amministrazione regionale. Firmato il contratto il 7 dicembre, l’incarico è stato revocato (leggi)ventuno giorni dopo per “incompatibilità”. Ma c’è chi è rimasto a lavoro ancora meno: chiamato per via diretta al Consorzio di bonifica del Cixerri con delibera del commissario straordinario Carlo Augusto Melis Costa tre giorni prima di Natale, il consulente Efisio Demuru non ha nemmeno avviato il rapporto di lavoro, malgrado ci fosse anche la determina a contrarre il pagamento (guarda). Venti giorni dopo la delibera, la dirigente Patrizia Mattioni ha annullato gli atti in autotutela. Una vicenda-fotocopia rispetto al caso Putzolu, con qualche particolare curioso in più: Demuru, noto politico del Pd, ha lavorato nello studio legale di chi lo ha ingaggiato, vale a dire Melis Costa.
La cooptazione senza selezione e l’annullamento in autotutela
Il 22 dicembre il commissario, nominato dalla giunta Pigliaru per la fusione tra i consorzi della Sardegna meridionale, del Cixerri e del Basso Sulcis, firma una delibera con la quale chiama Demuru. Che, “contattato per le vie brevi – si legge nel documento (guarda) – ha manifestato piena disponibilità”. Melis Costa gli dà l’incarico di effettuare una “ricognizione multistrato del personale” dietro un compenso di 2.500 euro. Ventiquattrore dopo vengono adottati gli atti amministrativi del caso, con il via libera alla prestazione di Demuru senza alcuna selezione, “considerato il modico valore dell’affidamento e l’urgenza”, scrive nella determina di proposta di affidamento (leggi) la responsabile del procedimento Barbara Banci. In prima battuta, il definitivo via libera arriva dalla dirigente dell’area amministrativa del Consorzio del Cixerri, Patrizia Mattioni, il 23 dicembre. È la medesima dirigente che, evidentemente dopo attenta analisi, il 12 gennaio annulla tutti gli atti.
L’affidamento diretto? Illegittimo. E la politica non può sostituirsi agli uffici
Scrive Mattioni che il procedimento è doppiamente viziato. Da un lato il commissario Melis Costa, la cui nomina è prettamente politica, non poteva indicare in delibera il nome del consulente cui affidarsi e sostituirsi quindi alla parte amministrativa, visto che “sulla base di riesame – scrive la dirigente (guarda) – il contenuto della delibera integra in primo luogo un ‘atto gestionale’ di esclusiva competenza della dirigenza”. Insomma, Melis Costa poteva sì richiedere l’aiuto di un consulente, ma spettava agli uffici individuarlo secondo le modalità di legge e non ad personam. Da qui un secondo elemento: il professionista esterno non può ottenere l’incarico con affidamento diretto. Il 12 gennaio dunque, la firma della determina che annulla tutto il procedimento.
Efisio Demuru è un notissimo esponente del Partito democratico. Già assessore ai Lavori pubblici e presidente del consiglio comunale di Capoterra, attuale componente dell’assemblea nazionale del partito, già Capo di Gabinetto della presidenza della Provincia di Cagliari con Angela Quaquero (ora nel Consiglio di indirizzo del Teatro Lirico di Cagliari in rappresentanza della Regione), è risultato il più votato della lista Pd (2.862 preferenze) alle elezioni tenute il 3 aprile scorso per la Città metropolitana di Cagliari. Dal 2006 al 2010 ha inoltre lavorato per l’Ups, l’Unione delle province sarde.
Nel curriculum firmato nell’ottobre del 2014 e pubblicato sul sito istituzionale del comune di Capoterra (guarda), si legge che Demuru da luglio 2013, abbandonata la poltrona in Provincia, è consulente dello studio legale Asteras. A fondarlo è stato il professionista che il 22 dicembre scorso ha chiamato Demuru al Consorzio con affidamento diretto: Carlo Augusto Melis Costa. Questa informazione basilare però non è presente nel curriculum che Demuru presenta al Consorzio di bonifica del Cixerri (firmato nel giugno 2016). Compare una consulenza per il Consorzio Iris, il cui responsabile scientifico è l’esponente del Pd Chicco Porcu. È possibile che la collaborazione tra Demuru e Asteras si sia interrotta, anche se nella pagina Linkedin del politico il rapporto di lavoro risulta attivo e c’è perfino un rimando al sito istituzionale di Asteras.
Un’ultima curiosità: in tutti i documenti il consulente viene indicato come “dottor Efisio Demuru”. Ma lo stesso consulente non ha mai dichiarato, in alcun curriculum, il conseguimento della laurea. Si tratta probabilmente di un errore di quanti hanno redatto gli atti, non attribuibile a Demuru, che ha sempre indicato come titolo di studio il diploma di maturità classica conseguita al liceo Dettori di Cagliari.

Consorzio di bonifica, un uomo solo al comando. Critiche del collegio revisori - Pablo Sole
 4 maggio 2017 

Direttore generale, quindi responsabile del Servizio tecnico e, ad interim, dei Servizi: amministrativo; agrario; segreteria personale, affari legali e generali. Il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale (CBSM), articolato nei quattro servizi citati (guarda)  è guidato da un unico professionista che ricopre tutti gli incarichi Una posizione – quella di Roberto Meloni – che il collegio dei revisori, quale organo di controllo, ha fortemente stigmatizzato mettendo in risalto l’inevitabile “compromissione del principio di buona gestione aziendale della segregazione delle funzioni”.
Ente tra i più grandi d’Italia, guidato dal commissario straordinario Carlo Augusto Melis Costa con il precipuo incarico di portare a termine la fusione con i consorzi del Cixerri e del Basso Sulcis, il CBSM può contare su circa 180 dipendenti e il bilancio muove ogni anno decine e decine di milioni di euro. Tra i progetti più ambiziosi: la realizzazione della diga di Monte Nieddu, nelle campagne tra Sarroch, Pula e Villa San Pietro. Valore dell’appalto: 83 milioni. Cifre importanti, che andrebbero amministrate – dice la legge – secondo una rigida e rigorosa organizzazione, sostenuta alla base da una netta separazione delle funzioni. È uno dei principi basilari, se non le fondamenta, dell’amministrazione pubblica.
E invece, a sfogliare gli atti del Consorzio ci si può imbattere anche in passaggi come questo: “Il dirigente del Servizio tecnico e direttore generale ing. Roberto Meloni […] sentito il parere favorevole espresso dal Responsabile del procedimento ing. Roberto Meloni […] determina di provvedere…”. Si tratta di un documento (guarda) firmato un mese fa e relativo al già citato appalto multimilionario per la realizzazione della diga di Monte Nieddu.
La nomina di Meloni a responsabile del procedimento dell’appalto di Monte Nieddu è arrivata l’11 ottobre 2016, dopo le dimissioni del collega Nicola Dessì. L’incarico è ufficializzato tramite una lettera, una sorta di ‘comunicazione interna’ – per questo non appare in ‘amministrazione trasparente’ – mai pubblicata e intercettata da Sardinia Post. Nelle due pagine che compongono il documento (guarda), il commissario Melis Costa invita Meloni a svolgere le “funzioni sostitutive” di responsabile del procedimento o “ad individuare un altro dipendente”. Meloni ha ritenuto di dover conservare l’incarico.
Una curiosità: dalla medesima lettera si viene a sapere che il 19 dicembre 2013, il direttore generale (Roberto Meloni) aveva investito il dirigente del Servizio tecnico (Roberto Meloni) del ruolo di responsabile del procedimento, se è vero che come si evince dal curriculum del dirigente (guarda), in quella data occupava già entrambi i ruoli. Parrebbe per così dire un’autoassegnazione. L’atto, malgrado la legge sulla trasparenza fosse in vigore già da cinque mesi, non è mai stato pubblicato. Qualche tempo dopo era arrivata la conferma dell’incarico tramite delibera a firma dell’allora commissario Giovanni Pilia, lo stesso che pochi mesi dopo aveva revocato l’incarico a Meloni resosi conto dell’incompatibilità tra gli incarichi di Rup e Progettista dell’aggiornamento economico.
Motivazione: dicono le norme che “il responsabile del procedimento non può svolgere anche le funzioni di progettista per appalti di importo superiore ai 500mila euro (oggi portato a 1,5 milioni, ndr)”. Spiegava poi Pilia (leggi) che la concentrazione di tutti quei poteri nelle mani di un solo professionista “poteva essere valutata come potenzialmente lesiva della normativa vigente in materia di anticorruzione”. Quel documento non risulta annullato.
Intanto, giova forse ricordare che, oggi, il direttore generale del Consorzio (Roberto Meloni) sovrintende sull’operato del dirigente del Servizio tecnico (Roberto Meloni), che sovrintende sull’operato del responsabile del procedimento per la realizzazione della diga di Monte Nieddu (Roberto Meloni), il quale a sua volta sovrintende sul progettista dell’aggiornamento economico (Roberto Meloni).
Da notare poi che a metà febbraio il commissario Melis Costa aveva esteso ulteriormente i poteri di Meloni (guarda), nominandolo direttore generale di tutti e tre i consorzi interessati dalla fusione. Quell’atto però è stato annullato in autotutela (guarda) pochi giorni fa su indicazione di Federico Ferrarese Ceruti, direttore del Servizio programmazione e governance dello sviluppo rurale dell’assessorato regionale all’Agricoltura.
Sarà un problema di carenza di personale e blocco delle assunzioni, come scrive in una relazione (guarda) la responsabile del Consorzio per la prevenzione della corruzione, Federica Arangino, nel giustificare la totale assenza di rotazione del personale, così come previsto dalle norme anticorruzione. E infatti, secondo quanto appreso da fonti riservate, diversi mesi fa l’Autorità nazionale anticorruzione guidata da Raffaele Cantone ha invitato l’assessorato regionale all’Agricoltura – e il presidente Francesco Pigliaru come rappresentante legale della Regione – ad agire con solerzia, per risolvere al più presto l’anomalia.
Ma la posizione di Meloni non è passata inosservata, come detto, nemmeno a Cagliari. “Osserviamo – scrivono i componenti del collegio dei revisori – che in tal modo il principio di buona gestione aziendale della segregazione delle funzioni risulti inevitabilmente compromesso”. La precisazione è contenuta in calce alla relazione sul bilancio consuntivo 2015 (guarda l’estratto), pubblicata pochi giorni fa e inviata anche agli uffici dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Significa, in buona sostanza, che il controllato non può essere anche il controllore.
E non è la prima volta che il collegio fa notare come l’accentramento di tutte le funzioni apicali nella disponibilità di un unico soggetto – Meloni appunto – comprometta “il principio di buona gestione aziendale della segregazione delle funzioni”. Nella relazione sul bilancio preventivo 2016, l’organo di controllo guidato da Piero Maccioni e composto da Andrea Clarkson e Salvatore Angelo Pinna, aveva messo nero su bianco la medesima osservazione. Il documento era poi finito, oltre che sulla scrivania del commissario Melis Costa, appena nominato dalla giunta regionale, anche negli uffici dell’assessorato all’Agricoltura. Era il 26 maggio 2016. A distanza di un anno, la situazione non pare cambiata.


2 commenti:

  1. No, certe cose la sinistra non le fa, questo è populismoqualunquismoismoismo e lo lasciamo ai grillini! Lei nonm'interrompaiononl'hointerrotto blablablablabla

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