lunedì 19 dicembre 2016

lo spopolamento visto da Emiliano Deiana

Ieri, alla Fondazione Sardegna, c'è stata una lunga giornata di dibattiti sullo "spopolamento" di alcuni paesi della Sardegna. Si è presentato il bellissimo (e necessario) lavoro di Sardarch intitolato Spop. Se volete un consiglio: cercatelo e compratelo. 
Io (e altri sindaci) eravamo stati invitati a dibattere col Presidente della Regione Pigliaru e con quello della Fondazione Sardegna Cabras. Certamente, nei rispettivi campi di azione, le due persone - forse - con maggiore potere, oggi, in Sardegna. 
Era un po' come se Don Romualdo fosse invitato a Castel Gandolfo a parlare con Bergoglio e Ratzinger. Una cosa così: fatte le giuste proporzioni. 
Cioè, Don Romualdo potevamo essere noi. Bergoglio e Ratzinger, loro. 
Vabbè, il paragone è un po' così: ma ci siamo capiti. 
Il fatto è che, per motivi sicuramente validissimi, non c'era nè Bergoglio e nè Ratzinger (questo un po' ce lo immaginavamo che Benedetto XVI e Francesco non ci fossero). Cioè, non c'erano nè Pigliaru nè Cabras. Meglio ancora: Cabras ha parlato di mattina. L'incontro istituzionale e il dibattito coi paesi morituri era alle 18. 
Ma non ci siamo persi d'animo e abbiamo provato - insieme ai sindaci di Nughedu San Nicolò, Villa Verde, Padria, Sini (c'erano pure altri colleghi in altre "sezioni") - a dire la nostra. 
Vediamo un po' di riassumere. 
Magari - dopo un po' - stanca essere il paese-mozzarella. Il paese con la data di scadenza appiccicata sul groppone. Sarà pur vero che ci sono 31 paesi in una situazione più critica degli altri, ma non si spopola solo Villa Verde o Nughedu Santa Vittoria o Ardauli o Cheremule. Si spopola TUTTA la Sardegna. 
Lo spopolamento si declina in altre parole: emigrazione, disoccupazione, denatalità, invecchiamento della popolazione. 
Dovrà pur finire - anche - lo Storytelling di 'staminchia di alcuni imbrattacarte che si emigra per far esperienza. Su 100.000 che emigrano 5/6 emigrano per fare lo scrittore maudit nelle periferie delle grandi capitali coi soldi di mamma e babbo. Gli altri emigrano per bisogno. Per il bisogno di lavorare. Perché in questa terraccia che calpestiamo non c'è lo straccio di una prospettiva. Nemmeno la più miserabile e infima. 
Se in Sardegna (e in Italia) il tasso di natalità decade; se l'età media in Sardegna si attesta sui 46 anni mentre nel Maghereb è di 21 anni: ci sarà un problema? 
Se in Sardegna, col 99% di zone rurali, si perdono un paio d'anni a discutere di "città metropolitane"; se in Sardegna, col 99% di aree rurali, l'unica forma di fiscalità di vantaggio l'abbiamo chiamata "zona franca urbana" ci si renderà conto che - forse - si è perduta la connessione con la realtà? 
Cioè, che ci costringono a vivere in una dimensione parallela? A discutere (e ad azzuffarci) su questioni inutili o utili solo a pochi?
Chi dice di possedere la ricetta per "mitigare" lo spopolamento è un cialtrone. Tutte le politiche devono essere per forza di cose "sperimentali". Nella sperimentazione, forse, ciò che va bene in Gallura non va bene nel Barigadu. Potrebbero servire sperimentazioni differenti su problemi simili. 
Naturalmente è un cialtrone anche chi dice "farò", "faremo". Sempre declinato al futuro. 
È l'adesso che conta. 
Noi, nei paesi, la dobbiamo pure far finita di fare i "necrofori" delle nostre comunità. Intuire (e attuare) che le politiche di sviluppo non possono essere "comunali", ma territoriali (le funzioni associate e le fusioni comunali, invece, non sono una soluzione, ma uno strumento da maneggiare con cura). 
Nei paesi dobbiamo strapparci di dosso la data di scadenza e sovvertire l'ordine delle cose. Sovvertirlo a livello culturale, politico, umano. 
La smettiamo di dire cosa può fare la "regione" per noi? E diciamo cosa possiamo fare NOI per la Sardegna? 
La smettiamo di offrire - NOI - solo il Grande Sagrificio? E ci mettiamo in cammino a offrire il meglio che c'è in termini culturali, ambientali, produttivi e paesaggistici? 
Ci riesce a farla dentro di noi la rivoluzione? O pensiamo che la faranno Bergoglio e Ratzinger per noi? Magari, come diceva Flaiano, utilizzando la loro mobilia per le barricate? 
Ecco. Un po' di pensieri sparsi in una domenica delle salme. 
[E]

E infine una provocazione a chi dice che i servizi possono essere chiusi dove ci sono poche persone. Che non può esserci - chi cazzo lo ha mai chiesto? - un ospedale per ogni paese. 
Da Pattada a Sassari ci sono 78 km. Oggi hanno chiuso il punto nascita dell'Ospedale di Ozieri. Le partorienti del Monte Acuto e del Logudoro migrano verso l'urbe. 
Sogniamo. Facciamo che un pazzo chiude il punto nascita di Sassari e tiene aperto quello di Ozieri. 
Cosa succederebbe in Sardegna? Cosa direbbero a Sassari? Direbbero che una partoriente di Sassari non può farsi 78 km per andare a partorire a Ozieri. 
O sbaglio? 
E perché dovrebbe essere normale che una partoriente di Pattada faccia 78 km di strade devastate per andare a partorire a Sassari? 
La domanda l'ho fatta. Datevi la risposta.

Nessun commento:

Posta un commento