di Alessio Ribaudo
L’appuntamento, per tre giorni a settimana, è fissato a mezzanotte. Prima si infilano stivali alti, indossano materiali tecnici per sopportare il freddo intenso, inseriscono potenti torce nella cintura e, dopo una riunione in Commissariato, si inerpicano sui monti del Parco dei Nebrodi con dei fuoristrada: sino a 1.800 metri dove le strade asfaltate si interrompono e diventano sentieri. Sono in dieci e battono palmo a palmo pascoli e boschi alla ricerca di animali rubati o casolari trasformati in macelli clandestini dove si sezionano pure carni adulterate e potenzialmente rischiose per la salute. Solo ieri, nell’ultimo blitz chiamato «Gamma-Interferon», coordinato dalla procura di Patti, nel Messinese, hanno eseguito 33 provvedimenti cautelari che hanno colpito allevatori, macellai e veterinari. Senza considerare altri 17 indagati fra cui un comandante dei Vigili e un sostituto commissario di Polizia.
L’idea della squadra
Sono stati ribattezzati «la squadra dei
vegetariani». «Ci hanno affibbiato questo nomignolo pensando di ridicolizzarci
— spiega il vicequestore aggiunto Daniele Manganaro, 42 anni, due lauree e un
master universitario di secondo livello — ma noi lo siamo diventati a ragion
veduta perché più scoprivamo illegalità e più, uno dopo l’altro, abbiamo smesso
di mangiare carne». Manganaro, guida il commissariato di Sant’Agata di
Militello (Messina), dal 2014. «Appena arrivato — prosegue — ho intuito che nei
Comuni del Parco di mia competenza c’era qualcosa di strano: troppi
imprenditori denunciavano smarrimenti e furti di bestiame». Da qui l’idea di
creare una squadra specializzata in abigeati, macellazioni clandestine,
sofisticazioni alimentari e truffe per ottenere fondi pubblici.
Le diverse competenze
«Ho scoperto che fra i miei uomini
c’erano figli di allevatori come Salvatore Mangione che conoscono quei boschi e
sanno come trattare gli animali durante i controlli; c’erano chimici come
Tiziano Granata in grado di analizzare i medicinali rinvenuti e, poi, altri
ragazzi encomiabili che passano notti al freddo per osservare i movimenti
sospetti».
Il supporto del
questore
Un incastro umano che ha trovato la
sponda dal questore di Messina, Giuseppe Cucchiara. Un dirigente schivo, con un
lungo passato da investigatore della Mobile, che alla scrivania preferisce la
strada. «Supportandoli con uomini e mezzi ho fatto solo il mio dovere — dice
Cucchiara — e a furia di seguire le loro indagini anche io sono diventato
vegetariano»…
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