mercoledì 21 dicembre 2016

L’imputato-Dg di Forestas: “Il problema dei boschi sardi? Troppi vincoli” - Pablo Sole

I boschi della Sardegna hanno un grosso problema: son troppo tutelati. Basti pensare che per ridurre in legna da ardere 550 ettari di lecceta nel Marganai – gioiello ambientale nel cuore del Sulcis – si deve addirittura chiedere l’autorizzazione alla Sovrintendenza ai beni paesaggistici. Ecco perché le norme vanno cambiate. Dei placet per tagliare una foresta, si potrebbe tranquillamente fare a meno: meno burocrazia, più motoseghe. Tutti concetti messi nero su bianco in un documento – prima pubblicato e poi scomparso dal sito del ministero per le Politiche forestali – firmato da Antonio Casula, plurimputato e direttore generale di Forestas. Sul quale pende incidentalmente una richiesta di condanna penale per i tagli abusivi realizzati proprio nel Marganai. Senza l’obbligatoria autorizzazione della Sovrintendenza, appunto.

L’imputato al tavolo del vice capo del Corpo forestale. E il documento fantasma

La doppia veste di Casula – l’una comoda di direttore generale, l’altra meno piacevole di imputato – il 29 novembre scorso non ha impedito al dominus amministrativo di Forestas di sbarcare a Roma, insieme al collega Giuliano Patteri, per illustrare le summenzionate e dirompenti tesi al Forum nazionale delle foreste. Raggiunto il centro congressi Fontana di Trevi, Casula ha preso posto al tavolo 6, dedicato al confronto sul ruolo delle istituzioni, e ha presentato una relazione di tre pagine a colleghi giunti a Roma da tutta Italia. A coordinare i lavori, il vice capo del Corpo forestale dello Stato, Alessandra Stefani. La quale, con tutta probabilità, non era stata precedentemente edotta sulle pendenze penali dell’interlocutore: affaire Marganai a parte, tra poche settimane si terrà una nuova udienza del processo che vede Casula sul banco degli imputati per reati contro la pubblica amministrazione, precisamente per frode nelle pubbliche forniture e turbativa d’asta. Le ‘seccature’ giudiziarie di Casula sono invece ben note all’amministratore di Forestas Giuseppe Pulina, per il quale evidentemente non costituiscono un ostacolo. L’hanno pensata diversamente in quel di Roma. Secondo quanto riferito da fonti privilegiate, qualcuno ha fatto notare ai capoccia del ministero la posizione scomoda del plurimputato e l’inopportunità di quel documento – più che una relazione, un’autoassoluzione – e subito son scattate le contromisure. Se fino a poco tempo fa il papello di Casula poteva essere liberamente consultato sul sito del ministero, da qualche giorno è sparito. L’unico. Sono rimasti online tutti gli altri interventi, circa un centinaio. Sardinia post ha recuperato la relazione e la rende disponibile ai lettori (leggi).

Nell’Isola 400mila ettari di boschi sottoposti a tutela paesaggistica. Casula: “Preoccupante”

Nel suo intervento il direttore generale di Forestas – agenzia nata con l’obiettivo di tutelare e preservare il patrimonio naturalistico dell’Isola nell’ottica dell’interesse pubblico – se la prende in particolare con la Sovrintendenza ai Beni paesaggistici. Che, nel settembre 2015, ha disposto la sospensione dei lavori di ceduazione nel Marganai perché non erano mai state concesse le prescritte autorizzazioni paesaggistiche. L’imputato-Dg si lamenta del fatto che oltre all’autorizzazione del Corpo forestale, per gli interventi di ceduazione nelle aree tutelate dal punto di vista paesaggistico, si deve incredibilmente chiedere pure il parere vincolante della Sovrintendenza. “L’aspetto è preoccupante”, scrive Casula, angosciato dal fatto che nell’Isola le aree di notevole interesse paesaggistico assommano a 400mila ettari. “Doppiamente boschi”, annota sarcastico.

Fare fuori la Sovrintendenza

Dimenticando il semplice e basilare principio per cui il Corpo forestale si esprime sulla compatibilità forestale, appunto, mentre la Sovrintendenza su quella paesaggistica – vale a dire due piani adiacenti e complementari – Casula alfine scopre le carte e al tavolo coordinato dal vice capo Stefani suggerisce una semplice mossa per liberarsi dai lacciuoli fastidiosi degli uffici deputati alla difesa del paesaggio: farli fuori. Secondo l’uomo forte di Forestas, le norme vanno cambiate nel senso che gli interventi già approvati dalle autorità competenti dovranno potersi attuare “SENZA IL PASSAGGIO IN SOVRINTENDENZA (testuale nel documento, ndr)”. Dimenticando che tra le autorità competenti, almeno finora, c’è pure la Sovrintendenza.

Giornalisti e ambientalisti? Brutti, sporchi e cattivi

Se nel Marganai la Sovrintendenza ha spento le motoseghe, la colpa è pure della “SCARSA CONOSCENZA (testuale, ndr) da parte della collettività, delle associazioni ambientaliste e della stampa sulle tematiche forestali”. La colpa? Quella di aver “criminalizzato la gestione forestale attiva dei boschi quand’anche era autorizzata e monitorata dalle competenti (!) autorità”. Sulle autorizzazioni (mancanti) si è già detto. Sul monitoraggio (mancato) pure. I controlli delle “competenti (!) autorità” infatti si son rivelati talmente stringenti e puntuali che dell’apertura di nuove piste in mezzo al bosco senza autorizzazioni – reato formalmente contestato nella richiesta di condanna – hanno dato notizia quegli incompetenti (!) di ambientalisti e giornalisti. Ai piani alti di Forestas, pare, dell’obbligatorietà delle autorizzazioni non ne sapevano niente.

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