I
boschi della Sardegna hanno un grosso problema: son troppo tutelati. Basti
pensare che per ridurre in legna da ardere 550 ettari di lecceta nel Marganai –
gioiello ambientale nel cuore del Sulcis – si deve addirittura chiedere
l’autorizzazione alla Sovrintendenza ai beni paesaggistici. Ecco perché le
norme vanno cambiate. Dei placet per tagliare una foresta, si potrebbe
tranquillamente fare a meno: meno burocrazia, più motoseghe. Tutti concetti
messi nero su bianco in un documento – prima pubblicato e poi scomparso dal
sito del ministero per le Politiche forestali – firmato da Antonio Casula,
plurimputato e direttore generale di Forestas. Sul quale pende incidentalmente
una richiesta di condanna penale per i tagli abusivi realizzati proprio nel
Marganai. Senza l’obbligatoria autorizzazione della Sovrintendenza, appunto.
L’imputato
al tavolo del vice capo del Corpo forestale. E il documento fantasma
La
doppia veste di Casula – l’una comoda di direttore generale, l’altra meno
piacevole di imputato – il 29 novembre scorso non ha impedito al dominus
amministrativo di Forestas di sbarcare a Roma, insieme al collega Giuliano
Patteri, per illustrare le summenzionate e dirompenti tesi al Forum nazionale
delle foreste. Raggiunto il centro congressi Fontana di Trevi, Casula ha preso
posto al tavolo 6, dedicato al confronto sul ruolo delle istituzioni, e ha
presentato una relazione di tre pagine a colleghi giunti a Roma da tutta
Italia. A coordinare i lavori, il vice capo del Corpo forestale dello Stato,
Alessandra Stefani. La quale, con tutta probabilità, non era stata
precedentemente edotta sulle pendenze penali dell’interlocutore: affaire
Marganai a parte, tra poche settimane si terrà una nuova udienza del processo
che vede Casula sul banco degli imputati per reati contro la pubblica
amministrazione, precisamente per frode nelle pubbliche forniture e turbativa
d’asta. Le ‘seccature’ giudiziarie di Casula sono invece ben note
all’amministratore di Forestas Giuseppe Pulina, per il quale evidentemente non
costituiscono un ostacolo. L’hanno pensata diversamente in quel di Roma.
Secondo quanto riferito da fonti privilegiate, qualcuno ha fatto notare ai
capoccia del ministero la posizione scomoda del plurimputato e l’inopportunità
di quel documento – più che una relazione, un’autoassoluzione – e subito son
scattate le contromisure. Se fino a poco tempo fa il papello di Casula poteva
essere liberamente consultato sul sito del ministero, da qualche giorno è
sparito. L’unico. Sono rimasti online tutti gli altri interventi, circa un
centinaio. Sardinia post ha recuperato la relazione e la rende disponibile ai
lettori (leggi).
Nell’Isola
400mila ettari di boschi sottoposti a tutela paesaggistica. Casula:
“Preoccupante”
Nel
suo intervento il direttore generale di Forestas – agenzia nata con l’obiettivo
di tutelare e preservare il patrimonio naturalistico dell’Isola nell’ottica
dell’interesse pubblico – se la prende in particolare con la Sovrintendenza ai
Beni paesaggistici. Che, nel settembre 2015, ha disposto la sospensione dei lavori
di ceduazione nel Marganai perché non erano mai state concesse le prescritte
autorizzazioni paesaggistiche. L’imputato-Dg si lamenta del fatto che oltre
all’autorizzazione del Corpo forestale, per gli interventi di ceduazione nelle
aree tutelate dal punto di vista paesaggistico, si deve incredibilmente
chiedere pure il parere vincolante della Sovrintendenza. “L’aspetto è
preoccupante”, scrive Casula, angosciato dal fatto che nell’Isola le aree di
notevole interesse paesaggistico assommano a 400mila ettari. “Doppiamente
boschi”, annota sarcastico.
Fare
fuori la Sovrintendenza
Dimenticando
il semplice e basilare principio per cui il Corpo forestale si esprime sulla
compatibilità forestale, appunto, mentre la Sovrintendenza su quella
paesaggistica – vale a dire due piani adiacenti e complementari – Casula alfine
scopre le carte e al tavolo coordinato dal vice capo Stefani suggerisce una
semplice mossa per liberarsi dai lacciuoli fastidiosi degli uffici deputati
alla difesa del paesaggio: farli fuori. Secondo l’uomo forte di Forestas, le
norme vanno cambiate nel senso che gli interventi già approvati dalle autorità
competenti dovranno potersi attuare “SENZA IL PASSAGGIO IN SOVRINTENDENZA
(testuale nel documento, ndr)”. Dimenticando che tra le autorità competenti,
almeno finora, c’è pure la Sovrintendenza.
Giornalisti
e ambientalisti? Brutti, sporchi e cattivi
Se
nel Marganai la Sovrintendenza ha spento le motoseghe, la colpa è pure della
“SCARSA CONOSCENZA (testuale, ndr) da parte della collettività, delle
associazioni ambientaliste e della stampa sulle tematiche forestali”. La colpa?
Quella di aver “criminalizzato la gestione forestale attiva dei boschi
quand’anche era autorizzata e monitorata dalle competenti (!) autorità”. Sulle
autorizzazioni (mancanti) si è già detto. Sul monitoraggio (mancato) pure. I
controlli delle “competenti (!) autorità” infatti si son rivelati talmente
stringenti e puntuali che dell’apertura di nuove piste in mezzo al bosco senza
autorizzazioni – reato formalmente contestato nella richiesta di condanna –
hanno dato notizia quegli incompetenti (!) di ambientalisti e giornalisti. Ai
piani alti di Forestas, pare, dell’obbligatorietà delle autorizzazioni non ne
sapevano niente.
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