lunedì 26 dicembre 2016

meno male che c'è Eugenio

Geoparco, il libro nero: la Regione paga anche gli utili della società privata – Alessandra Carta

È il libretto nero dell’Ati Ifras, l’associazione temporanea d’imprese che il 21 dicembre 2001, all’interno del Geoparco, venne incaricata dalla Regione di gestire il recupero e la bonifica dei siti minerari nel Sulcis. Non ci fu gara d’appalto. Si seguì la strada dell’affidamento diretto con la firma di una convenzione. A distanza di quindici anni, su quell’intesa, rinnovata due volte, si scoprono diseconomie e irregolarità, scritte in un mazzetto di sedici fogli consegnato il 20 ottobre scorso ai consiglieri del centrosinistra. Il report l’ha firmato l’assessorato al Lavoro guidato da Virginia Mura: perché l’Ati Ifras nacque proprio per dare occupazione.
L’associazione temporanea d’imprese mette insieme tre, tutte srl: nel 2001 vennero individuate dal ministero del Lavoro “per assumere a tempo indeterminato il personale impiegato nei lavori socialmente utili”, si legge. Ecco quindi la capofila Ifras, più la Intini e la Servizi globali (queste ultime due di Bari). In quindici anni, secondo i calcoli dell’assessorato, le tre srl “hanno incassato oltre 350 milioni, con un costo medio annuo di 28”.
E qui spunta quello che nel report viene indicata come il primo “rilievo problematico”. Il riferimento è alle spese generali e agli utili d’impresa” che nell’Ati hanno inciso “nella misura del 35 per cento sul costo complessivo dell’attività”. La somma delle due voci è stata pari dieci milioni annui sui 28 totali assegnati alle tre srl. L’incidenza dei soli ricavi risulta stimata nella misura del 15 per cento.
Ai 28 milioni complessivi si arriva mettendo insieme anche “i 15 di costo per il personale e i tre di spese connessi agli stessi lavoratori”. Sul punto la posizione dell’assessorato al Lavoro è durissima: è rilevata “una significativa inadeguatezza delle forme di garanzia prestata a favore della Regione autonoma della Sardegna a tutela degli eventuali adempimenti contrattuali”. In particolare si segnala “la mancanza di progetti e piani dettagli sulle attività da svolgere”, così come l’assenza “della direzione lavori e dell’assistenza in cantiere”. Dito puntato anche contro “la contabilità delle opere eseguite, non fornita in maniera dettagliata”.
Poi ecco il capitolo sulla pianta organica. In teoria l’Ati Ifras si sarebbe dovuta limitare ad assumere i lavoratori socialmente utili. In totale, 353. Invece oggi se ne contano 502. Perché “fuori dalla normativa prevista – è scritto ancora nel report dell’assessorato – ci sono 103 dipendenti assunti tramite diversi accordi”. Irregolari appunto. Nel dettaglio “50sono gli ex dipendenti della Rockwool“, la multinazionale che a Iglesias produceva materiali edili. Assorbiti pure “i 16licenziati dall‘Italcementi”. Si contano ancora, sempre stando alle carte dell’assessorato, altre “37 assunzioni” frutto di non precisati “accordi di programma“. A quota 502 si arriva con i contratti fatti autonomamente dalla stessa Ati Ifras e pari ad altre 46 buste paga.
Il caso dell’Ati è scoppiato ieri in Consiglio regionale, quando l’Aula ha dovuto fare marcia indietro sulla leggina del 29 novembre scorso, la ribattezzata norma salva-Geoparco: prevedeva la proroga della convenzione con la Regione per un altro anno. Ma il Dg dell’assessorato al Lavoro, Eugenio Annicchiarico, si è opposto. E adesso si capisce il perché.


Presunte irregolarità del Geoparco, un Dg della Regione ha fermato la politica - Alessandra Carta

Se non fosse stato per Eugenio Annicchiarico, direttore generale dell’assessorato al Lavoro, il caso Geoparco non sarebbe scoppiato. Non ora, almeno. Perché l‘Ati Ifras, l’associazione temporanea d’impresa che in convenzione con la Regione gestisce dal 2001 il recupero e le bonifiche nei siti minerari del Sulcis, avrebbe continuato a lavorare per altri dodici mesi, al costo di 26 milioni. E questo malgrado le diseconomie e le irregolarità che gli stessi uffici del Lavoro hanno elencato nel libretto nero del Geoparco.
Il Dg si è opposto alla proroga della convenzione con una lettera inviata allo stesso assessore Virginia Mura e al presidente Francesco Pigliaru il 7 dicembre scorso. Quindi una settimana dopo l’approvazione della norma salva-Geoparco con la quale il Consiglio regionale ha dato il via libera al rinnovo della convenzione. Una procedura irregolare per il massimo dirigente del Lavoro. Di qui il diniego.
Stando a quanto scritto dal Dg, “il disposto” della leggina “si pone in aperto e diretto contrasto coi principi generali e i dettati nazionali e comunitari in materia di appalti”. E poi c’è in contenzioso stragiudiziale tra l’Ati Ifras e la Regione”, con la prima che reclama il mancato pagamento di alcune fatture, mentre l’Amministrazione imputa all’associazione temporanea d’imprese il non rispetto della convenzione stessa. Nella causa si parla di “gravi carenze documentali” sullo svolgimento delle bonifiche nei siti minerari, ma anche sulla rendicontazione delle spese sostenute.
Il diniego del Dg è prima approdato in Giunta, ma per giorni non se n’è saputo nulla. Quindi la decisione del centrosinistra di convergere sulla posizione del direttore generale azzerando la legge del 29 novembre e approvandone una nuova. Due le direttive: salvaguardia dell’occupazione e conferma al 31 dicembre la scadenza della convenzione tra Regione e Ati Ifras (ieri l’approvazione).
Il Dg ha così fermato la politica. Ma gli equilibri interni al palazzo non sembrano compromessi. Pietro Cocco, il capogruppo Pd che da primo firmatario ha presentato sia la prima legge che la revisione, dice: “Nell’uno e nell’altro caso ci siamo mossi con la certezza della fattibilità. E abbiamo agito sempre nel solo interesse dei lavoratori. L’obiettivo è stato raggiunto anche stavolta: per i 502 lavoratori dell’Ati Ifras è garantita la continuità reddituale. Per due mesi, dal primo gennaio, entreranno in cassa integrazione, ma senza perdere un solo euro dello stipendio: la Regione coprirà il 20 per cento di retribuzione che si perderebbe con gli ammortizzatori sociali. Successivamente, con contratti a tempo determinato, potranno essere impiegati all’Igea, per un massimo di nove mesi”.
In Consiglio regionale, il dibattito è durato a lungo ieri. Tra gli interventi anche quello di Rossella Pinna, la dem-ex sindaca di Guspini. “Sarebbe assurdo sentirsi sminuiti nel nostro lavoro di legislatori quando un dirigente della Regione rileva problemi di applicabilità di una norma. L’Assemblea doveva onorare un impegno: tutelare i livelli occupativi e in questa direzione ci siamo mossi definendo un percorso che non mette a rischio alcuna busta paga. La situazione dell’Ati Ifras è complessa: questa maggioranza ha raccolto una eredità pesante. Col bando europeo per l’affidamento del servizio risolveremo il problema alla radice”.
Dal Pd interviene anche Alessandro Collu. “Il caso del Sulcis, al netto della sua complessità, ci pone di fronte a una questione più ampia: fare economie e non diseconomie. Visti i costi dell’Ati Ifras è bene cominciare un ragionamento sulla stabilizzazione diretta dei lavoratori che prestano servizio per la Regione. Bisogna sedersi intorno a un tavolo e tirare le somme: l’efficienza di una pubblica amministrazione passa anche dalla razionalizzazione della spesa”.

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