(di Monica Magro)
Camminare come terapia, anche per le malattie
psichiatriche. Un esempio è Marco Francesco Simbula,
32 anni di Villacidro, anni fa colpito da un grave disturbo psichiatrico, oggi
studia per diventare un operatore socio-sanitario. Lui, insieme ad altri, è
stato uno dei primi a sperimentare il percorso di “Sentieri in libertà”: il
trekking sui Tacchi dell’Ogliastra (leggi qui) ideato da Alessandro Coni,direttore del dipartimento di
salute mentale e dipendenze della Asl di Sanluri. “Il mondo per me non esisteva
più, ero destinato a bruciarmi, non avevo più rapporti sociali, non mi godevo
più neanche un bicchiere d’acqua. I nostri genitori ci hanno dato la vita, la
malattia ci toglie tutto, non ci lascia niente”. Lo descrive così il tunnel nel
quale Marco è finito 14 anni fa, all’età di 18 anni. Poco importa conoscere il
nome della patologia perché “chiunque abbia vissuto
un’esperienza di malattia psichiatrica sa bene quanto sia difficile“.
Quattordici anni fa Marco era un ragazzo come tanti, ha vissuto delusioni
sentimentali e affettive che hanno portano a un malessere. “Ma non capivo cosa
mi stesse succedendo, non ero più io, non realizzavo di avere un problema –
racconta Marco – la malattia ti fa vivere in un mondo che non è più normale, è
come prendersi in giro da soli. Sono stato malissimo, nell’immensa solitudine e
nella nullità, senza autostima”.
Eppure “il disturbo psichiatrico non lo puoi
nascondere, si vede, imbarazza, ti tremano le mani, sei spaesato, e uscire da
quel tunnel è difficile – sottolinea Marco -. Occorre affrontare la
malattia in tempo, con le persone giuste”. Solo sotto consiglio della sorella,
il 32enne ha deciso di farsi aiutare, pur non sapendo di essere affetto da un
disturbo psichiatrico: “Per me era normale il disordine nella testa e non
capivo cosa potesse darmi uno psichiatra”. Così ha deciso di affidarsi a
un’equipe di medici e ha capito che “i rapporti sociali cambiano la vita, e
inizi di nuovo a vivere, meno pastiglie, meno gocce, più vita”.
Da una seduta con uno psichiatra una volta alla
settimana, dopo qualche mese ha accettato di iniziare una terapia di gruppo
dove ogni partecipante racconta a i suoi problemi, un percorso durato anni,
durante il quale ha dovuto superare numerosi ostacoli. “L’equipe di medici mi
ha permesso di esistere. Ho dovuto stringere i denti, ma prima ancora è stato
necessario capire che dovevo fidarmi di loro”. Mentre racconta il disagio,
nelle sue parole si percepisce un senso di gratitudine nei confronti di chi,
come il suo psichiatra che ora definisce ‘un fratello, uno zio’, gli ha dato
l’opportunità di rimettersi in gioco. Ma dopo la fiducia nei confronti degli
operatori, ha capito che un ruolo fondamentale nella sua vita lo hanno avuto i rapporti sociali, attraverso il volontariato.
“La buona volontà di aiutare gli altri mi ha dato
tante soddisfazioni, mi ha permesso di alzarmi la mattina e mi ha fatto
andare a letto la sera – spiega – così mi sono riappropriato dell’indipendenza
e della lucidità”. Dalla malattia psichiatrica, Marco oggi è tornato a essere
la persona che era prima di entrare nel vortice di pensieri e sensazioni che lo
costringevano a vivere un mondo distorto. Dopo anni di volontariato, dove ha
riscoperto il piacere di avere un contatto con la società, oggi è impegnato
mattina e sera. Nella prima parte della giornata lavora come giardiniere,
mentre nel corso della serata studia per diventare un operatore
socio-sanitario. Conduce una vita normale che si suddivide tra
lavoro, studio, uscite con gli amici e progetti per il futuro. “Gli studi
costano, io oggi sono un ragazzo indipendente e mi sento benissimo”. I suoi
sogni sono gli stessi della maggior parte dei suoi coetanei. “Vorrei concludere
quanto prima gli studi per trovare un lavoro e arrivare alla totale
indipendenza – dice – e poi penserò anche a una compagna”. Ma ha anche dei
consigli per chi vive in questo momento la malattia che lui è riuscito a
sconfiggere. “Non mollate, dovete capire che la vita continua – sottolinea –
cambierà, sta cambiando. Aprite la finestra e guardate fuori, là c’è ancora il
mondo e quello è solo l’inizio di una trasformazione. Fidatevi degli
specialisti, delle persone che stimate. Fatevi prendere per mano da loro”.
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