Facundo Huala, autorità politica del Movimento Mapuche
Autonomo di Puelmapu, è stato rimesso in libertà e non sarà estradato in Cile,
dove avrebbe rischiato una condanna esemplare (18 anni) per “terrorismo”,
secondo la legge pinochettista ancora in vigore oltre la cordigliera andina. Lo
ha deciso un giudice argentino nell’udienza tenuta a fine agosto a Esquel,
cittadina della Patagonia dove erano stati concentrati ben 400 agenti,
preoccupati dalla presenza delle tante persone convenute da tutta la regione,
ma anche dalla capitale, (come nel caso del Premio Nobel Adolfo Perez Esquivel)
per manifestare solidarietà a Facundo. Il giovane “lonko” mapuche era stato
arrestato, con una violenta operazione di polizia, dopo la partecipazione a un
presidio per il recupero delle terre ancestrali nella Estancia Leleque
illegalmente occupata da Benetton
Alle prime
luci dell’alba del 27 maggio scorso, la polizia argentina e il Grupo Especial
de Operaciones Provinciales (GEOP), le Forze Speciali della Provincia, erano
intervenuti con violenza al Lof
di Resistenza di Cushamen, comunità rurale della provincia patagonica del
Chubut. Lo sgombero era stato deciso perché i
Mapuche, al fine di recuperare le loro terre ancestrali, stavano presidiando un
territorio all’interno dell’estancia Leleque (proprietà Benetton) sulla
Ruta 40 a circa 100 km. da Esquel.
Secondo la
radio comunitaria FM Kalewche, l’azione violenta della polizia era stata
motivata dall’ordine di cattura internazionale che
pendeva nei confronti di Facundo Jones Huala, uno dei giovani
mapuche che viveva al Lof e che è accusato di terrorismo. A causa di ciò
l’intervento delle forze dell’ordine si è svolto con gas lacrimogeni e grosse
armi: dall’anno scorso per la giustizia argentina i giovani sono terroristi. Al
termine dell’azione della polizia, erano state condotte in carcere sette
persone. Dopo alcuni giorni, sei erano state rilasciate, mentre per Facundo Jones Huala era stata
richiesta l’estradizione in Cile. Una condizione enormemente più
grave dal momento che la legge antiterrorismo in Cile, quella voluta da
Pinochet negli anni ’70 e ancora in vigore, è ancora più dura e repressiva di
quella argentina. “Al Lof sono rimaste due donne con quattro bambini circondate
dalla polizia – aveva detto Martiniano Huala, il referente della Comunità
mapuche di Esquel – per questo motivo abbiamo
bisogno che questi fatti vengano diffusi il più possibile.”
Facundo Jones Huala, lonko (leader politico e religioso
della comunità mapuche), è un attivista del Movimento
Mapuche Autonomo di Puelmapu e della Resistenza Ancestrale Mapuche, una
organizzazione impegnata in azioni dirette verso le multinazionali ed i governi
cileno ed argentino. In un’intervista rilasciata all’agenzia ANRED,
Facundo sostiene che il potere e la responsabilità del ruolo che ricopre fanno
sì che egli debba impegnarsi in una militanza attiva per le terre e le famiglie
mapuche. Dichiara di essere un perseguitato politico: “Il nostro Movimento –
afferma – lotta per il recupero delle terre ancestrali in diversi luoghi tra
cui le zone di Villa la Angostura (Argentina)contro
il latifondista statunitense William Fisher che pretende di installare un
impianto per il prelievo dell’acqua”.
Nel gennaio
del 2013, insieme con altre cinque persone. Facundo
era stato arrestato a Pilmaiquén, in Cile, con l’accusa di incendio, un’accusa
pretestuosa ma assai comune nella repressione della lotta della comunità
mapuche di quelle terre che si oppone alla costruzione di una diga sul fiume
Pilmaiquén. Nel 2009, infatti, era stato approvato l’ennesimo progetto
idroelettrico su un territorio che apparteneva ai Mapuche. Si tratta del
progetto Central Hidroeléctrica Osorno, dell’impresa multinazionale Pilmaiquén
S.A, prevede l’inondazione del Ngen Mapu Kintuante, situato a Pilmaiquén, nella
comunità mapuche di El Roble Carimallin, un luogo dove sorge un complesso
cerimoniale sacro per i mapuche-williche (cioè i Mapuche del sud), motivo per
cui nel 2004 è nato un movimento di protesta. Tra gli arrestati del 2013
c’erano anche due machi. La/il machi è la guida spirituale dei Mapuche, la
persona che cura il popolo secondo le tradizioni, un ruolo molto rispettato e
di fondamentale importanza nella cultura.
E’ dalla
fine del 2012 che lo Stato cileno ha varato una nuova tattica volta a
indebolire la lotta dei Mapuche: la detenzione arbitraria delle sue autorità
ancestrali politiche e religiose, siano esse machi, werken (portavoce)
o lonko (capo politico). “Mentre mi trovavo in Cile
a Pilmaiquén – ha raccontato Facundo nell’intervista ad Anred – ammalato e in
cura presso la machi, portavoce delle comunità che resistono all’invasione
delle centrali idroelettriche, sono stato arrestato e detenuto in prigione per
un anno. Sono accusato di essere un terrorista perché lotto per il recupero
delle terre ancestrali e nei miei confronti viene applicata la Legge
Antiterrorista. Nel processo di
recupero delle terre, per i Mapuche non esistono recinti, non c’è uno Stato.
Non esiste lo Stato argentino, né quello cileno. Non esiste neppure la logica
della proprietà winka (bianca). Potremmo dire che c’è una “zona mapuche liberata”, dove si
ricostruisce la nostra vita. Questo è il nostro progetto politico.
Stiamo lottando per cacciare le multinazionali dal nostro territorio, per espellere
le miniere, le industrie petrolifere, i Benetton, i Lewis e tutta
l’imprenditorialità nazionale”.
“Lo Stato ha generato questo conflitto
politico storico e non ha saputo risolverlo. Per questo motivo – continua
Facundo – noi ci impegniamo nel “recupero delle terre”, è un processo
rivoluzionario, perché stiamo ricostruendo il nostro mondo. Occorre ricordare
che i popoli nativi vivono nelle terre
peggiori: pietrose, sabbiose, sono spazi ridotti e senza acqua. Mentre i
capitalisti, i proprietari terrieri posseggono le terre migliori, le terre
produttive (…) Noi Mapuche siamo stati torturati e perseguitati per molti,
molti anni. Molte morti per il recupero delle terre cnon sono mai state
denunciate. Chiediamo, come popolo mapuche, un cammino di liberazione
nazionale, come nelle altre nazioni oppresse impegnate in un cammino di
emancipazione”.
Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace 1980, sempre vicino alle lotte dei popoli nativi, è giunto ad Esquel per partecipare all’udienza del 31 agosto, quella in cui è stata chiesta l’estradizione di Facundo Jones Huala in Cile. Pérez Esquivel è ancora presidente della Commissione per la Memoria della Provincia (CPM Comisión Provincial por la Memoria) di Buenos Aires. La cittadina di Esquel per questo evento è stata invasa da più di 400 poliziotti, sono arrivati elicotteri, data la presenza dei numerosi Mapuche venuti per testimoniare il loro sostegno a Facundo. Pérez Esquivel ha dichiarato: ”Ė necessario porre fine a questa contraddizione che criminalizza i popoli nativi per le loro lotte ed i loro diritti ancestrali, mentre si continua a beneficiare i grandi latifondisti nelle terre che non appartengono loro. In questo contesto, Facundo Jones Huala è un detenuto politico. Saremo presenti all’udienza per esprimere la nostra posizione nella difesa dei diritti dei Mapuche nella regione, perché ci preoccupa il fatto che i popoli nativi siano rappresentati come assassini quando, in realtà, sono vittime. Si sta violando la Costituzione Nazionale, l’accordo dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) la dichiarazione dei diritti delle Nazioni Unite sui popoli nativi.
Huala è incriminato in due cause penali: una per supposta usurpazione ed abigeato denunciato dalla Compañia de Tierras del Sur Argentino, di proprietà Benetton, e l’altra, per i presunti delitti di incendio, detenzione illegale di armi di fabbricazione artigianale ed entrata clandestina in territorio cileno, per la quale la giustizia del paese confinante sollecita l’estradizione del leader mapuche. La comunità ha respinto reiteratamente le accuse di incendio di boschi o praterie, riaffermando la propria visione che dà assoluta priorità alla difesa ed alla protezione della natura e dell’ecosistema.”
Il 2 settembre è finalmente arrivato il verdetto, la CPM ha pubblicato sulla sua pagina FB un comunicato in cui “celebra la sentenza del giudice federale Guido Otranto che ha pronunciato la nullità del processo di estradizione in Cile del lonko mapuche Facondo Jones Huala. La giustizia ha riconosciuto l’esistenza di pressioni e violenze contro i testimoni presenti nella causa. A questo si somma lo spionaggio illegale utilizzato durante il processo di procedimento giudiziario provinciale.
Nella cornice del tavolo di dialogo convocato dal giudice, la Commissione provinciale per la memoria (CPM) reclama ora una soluzione del conflitto che rispetti i diritti ancestrali dei paesi originari. La libertà concessa a Huala per questa causa rappresenta un passo importante nella ricerca di giustizia ed obbliga ad approfondire le istanze di dialogo con l’INAI (Instituto Nacional de Asuntos Indígenas) e le autorità provinciali e nazionali per trovare una soluzione consensuale del conflitto con le comunità mapuche del Chubut. La CPM esige però la sospensione delle persecuzioni da parte della polizia e giudiziarie contro i militanti mapuche e le organizzazioni sociali e dei diritti umani che fanno parte della Rete di Appoggio al Lof in Resistenza e sottolinea che la risoluzione di questo conflitto deve rispettare i principi costituzionali di riconoscimento della preesistenza dei popoli originari.”
Adolfo Pérez Esquivel, Premio Nobel per la Pace 1980, sempre vicino alle lotte dei popoli nativi, è giunto ad Esquel per partecipare all’udienza del 31 agosto, quella in cui è stata chiesta l’estradizione di Facundo Jones Huala in Cile. Pérez Esquivel è ancora presidente della Commissione per la Memoria della Provincia (CPM Comisión Provincial por la Memoria) di Buenos Aires. La cittadina di Esquel per questo evento è stata invasa da più di 400 poliziotti, sono arrivati elicotteri, data la presenza dei numerosi Mapuche venuti per testimoniare il loro sostegno a Facundo. Pérez Esquivel ha dichiarato: ”Ė necessario porre fine a questa contraddizione che criminalizza i popoli nativi per le loro lotte ed i loro diritti ancestrali, mentre si continua a beneficiare i grandi latifondisti nelle terre che non appartengono loro. In questo contesto, Facundo Jones Huala è un detenuto politico. Saremo presenti all’udienza per esprimere la nostra posizione nella difesa dei diritti dei Mapuche nella regione, perché ci preoccupa il fatto che i popoli nativi siano rappresentati come assassini quando, in realtà, sono vittime. Si sta violando la Costituzione Nazionale, l’accordo dell’OIL (Organizzazione Internazionale del Lavoro) la dichiarazione dei diritti delle Nazioni Unite sui popoli nativi.
Huala è incriminato in due cause penali: una per supposta usurpazione ed abigeato denunciato dalla Compañia de Tierras del Sur Argentino, di proprietà Benetton, e l’altra, per i presunti delitti di incendio, detenzione illegale di armi di fabbricazione artigianale ed entrata clandestina in territorio cileno, per la quale la giustizia del paese confinante sollecita l’estradizione del leader mapuche. La comunità ha respinto reiteratamente le accuse di incendio di boschi o praterie, riaffermando la propria visione che dà assoluta priorità alla difesa ed alla protezione della natura e dell’ecosistema.”
Il 2 settembre è finalmente arrivato il verdetto, la CPM ha pubblicato sulla sua pagina FB un comunicato in cui “celebra la sentenza del giudice federale Guido Otranto che ha pronunciato la nullità del processo di estradizione in Cile del lonko mapuche Facondo Jones Huala. La giustizia ha riconosciuto l’esistenza di pressioni e violenze contro i testimoni presenti nella causa. A questo si somma lo spionaggio illegale utilizzato durante il processo di procedimento giudiziario provinciale.
Nella cornice del tavolo di dialogo convocato dal giudice, la Commissione provinciale per la memoria (CPM) reclama ora una soluzione del conflitto che rispetti i diritti ancestrali dei paesi originari. La libertà concessa a Huala per questa causa rappresenta un passo importante nella ricerca di giustizia ed obbliga ad approfondire le istanze di dialogo con l’INAI (Instituto Nacional de Asuntos Indígenas) e le autorità provinciali e nazionali per trovare una soluzione consensuale del conflitto con le comunità mapuche del Chubut. La CPM esige però la sospensione delle persecuzioni da parte della polizia e giudiziarie contro i militanti mapuche e le organizzazioni sociali e dei diritti umani che fanno parte della Rete di Appoggio al Lof in Resistenza e sottolinea che la risoluzione di questo conflitto deve rispettare i principi costituzionali di riconoscimento della preesistenza dei popoli originari.”
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