Ho
visto un video in
cui un soldato israeliano strappa la bici a una bambina palestinese, e lei
piange. Lui continua a tenere i piedi sopra la bici e costringe la bambina ad
andare via. La bambina, ancora, piange.
Il soldato aspetta che la bambina se ne vada, correndo e piangendo, e poi getta la bici fra i cespugli.
Il soldato aspetta che la bambina se ne vada, correndo e piangendo, e poi getta la bici fra i cespugli.
Questo non c’entra niente con il
bisogno di sicurezza di un popolo. Come il bisogno di sicurezza non c’entra
niente con il costringere un altro popolo a vivere in un fazzoletto di terra,
fermare le ambulanze con i nonni che stanno morendo ai posti di blocco,
privarli dell’acqua, privarli della libertà, privarli dei campi da coltivare,
chiuderli con un muro, privarli del riconoscimento di uno Stato.
Io sto con le biciclette, e con
le bambine che le guidano, perché sono l’unica possibilità, per tutti, di arrivare
alla pace.
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