Sardara. La salita per arrivare alla sommità della
collina è abbastanza agevole con il fuoristrada della Protezione Civile. I
lavori di sistemazione della strada panoramica sono incompiuti. Così come
incompleti sono il restauro e la
messa in sicurezza dell’intero Castello di Monreale (1.309). E dire che
il Comune di Sardara, uno dei pochi “comuni virtuosi” di Sardegna, avrebbe anche le
risorse per proseguire i lavori. Ma il giovane sindaco Peppe Garau ci spiega
che i quattrocento mila euro sono
bloccati dal Patto di Stabilità, la regola più stupida partorita dai
sedicenti sapienti della finanza che dettano legge in tutta Europa. E le
piccole imprese del settore edile di Sardara restano a bocca asciutta,
lasciando a spasso giovani che potrebbero lavorare al recupero del Castello.
Il Comune di Sardara
(provincia di Medio Campidano) è una cartina di tornasole di come le cose
potrebbero funzionare meglio e di come invece logiche sbagliate e speculative
possono deviare il destino di una comunità verso falsi paradisi. In questo piccolo borgo, collocato
lungo il confine tra regno d’Arborea e regno di Cagliari, sono concentrate bellezze paesaggistiche e archeologiche che
in altri Paesi avrebbero creato centinaia di posti di lavoro. Dal Castello di
Monreale si domina la piana del Campidano e nelle giornate serene si arriva ad
ammirare il Golfo di Oristano e quello di Cagliari. Attorno al Castello si
notano i primi scavi, anch’essi sospesi, per riportare alla luce il borgo
sottostante. A poche centinaia di metri ci sono le terme, per fortuna attive e funzionanti, che presto porteranno
nelle casse del Comune preziose risorse. Nel centro storico troviamo il Civico Museo Archeologico “Villa Abbas” che
da solo vale una visita per le sue testimonianze della civiltà Punica e della
misteriosa epoca dei Nuraghi. Nei pressi della chiesa di Sant’Anastasia ci si
imbatte in un affascinante santuario
nuragico con tempio a pozzo. L’assessore Andrea Caddeo ci spiega
che l’acqua del pozzo era considerata miracolosa contro i dolori ed ha le
stesse proprietà dell’acqua di Vichy. Alla bellezza e alla storia, si devono
aggiungere sapori e colori unici: un
vitigno come il Semidano, una marmellata di bovale introvabile altrove, uno zafferano che dal 1.500 colora il Medio Campidano.
Eppure quali sono i grandi
interventi che vengono prospettati in questa bella piana che dovrebbe attirare
le migliaia di turisti che affollano le coste sarde? I grandi parchi eolici!
Mostri alti più di cento metri, in fila uno dietro l’altro, proprio nella piana
dominata dal Castello. Pale eoliche per produrre energia in un Regione che già
oggi produce il 40 per cento in più del proprio fabbisogno. E non ci sono solo
pale. Incombono anche trivelle per la ricerca di idrocarburi. Per fortuna il Comune resiste
insieme ai comitati.
I suoi giovani amministratori sanno qual è l’oro da
preservare, continuano a partorire idee e a promuovere azioni sostenibili. Ad
investire nel Museo, nelle attività artigianali e gastronomiche, nell’acqua
sacra di Sardara.
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