Immaginate i
profughi all’Expo. L’expo 2015 avrebbe finalmente l’opportunità di nutrire
davvero il pianeta, quello che fugge, disperato, affamato da questo modello di
sviluppo che saccheggia risorse naturali, alimenta guerre tra impoveriti ed in
paesi impoveriti, coltiva l’odio (leggi anche L’odio di Alain
Goussot), esalta e promuove l’individualismo competitivo.
Sarebbe la
dimostrazione che le belle parole dello slogan non sono solo un titolo vuoto di
contenuti, che a prevalere sono davvero le esigenze di tutti gli abitanti del
pianeta e non quelle delle multinazionali.
La retorica
del cibo troverebbe finalmente uno sbocco positivo.
E
l’esposizione universale metterebbe in mostra veramente tutte le contraddizioni
del nostro tempo. Di più. Le metterebbe fisicamente di fronte agli Stati e alle
imprese multinazionali che sono responsabili del governo del pianeta.
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