Dopo la condanna del filosofo Caffo per maltrattamenti e violenza sulla compagna, crolla il teatrino morale che la scrittrice e la sua corte hanno allestito in nome del puro amichettismo
E ora, dopo la condanna al filosofo Leonardo
Caffo, accusato di maltrattamenti e violenza ai danni della sua ex compagna,
siano attese, pretese, le dimissioni di Chiara Valerio, direttrice
della rassegna romana destinata alla piccola e media editoria, “Plpl”. Sia
non meno chiaro chi ha mistificato per interesse e interessata ipocrisia. Il
silenzio protervo di un clan che in nome della complicità piccina mostra un
silenzio destinato in modo mistificatorio a colpevolizzare chi abbia invece da
subito detto quanto fosse inopportuno l’invito all’“amico” Caffo.
Imbarazzante non meno la difesa d’ufficio di Roberto Saviano: “Da
Chiara Valerio c’è solo da imparare” (sic).
Resta però, fatto salvo ogni principio garantistico, che il nodo
dell’intera questione va oltre il caso giudiziario, la presunzione
d’innocenza, utilizzata da Valerio e dalla sua corte silente, complice, per
tacitare le opinioni dissonanti, facendo ricorso al ricatto del presunto “linciaggio”, della “gogna”, di
una non meno presunta “piazzale Loreto”. “Sepolcri imbiancati”,
interessati a che il sistema della cooptazione non subisse scosse e il
controllo del territorio della produzione e dello scambio letterario ed
editoriale, fieristico e spettacolare continuasse a esistere, a lavorare,
intatto, senza scosse tra emoticon e video risibili dalla Nuvola di Fuksas
all’Eur, dove si è svolta la rassegna “Più libri più liberi”, destinata,
solo sulla carta, alla “piccola e media editoria”. Il video
di “scatolino” apparso sulla pagina Instagram di Plpl
risibilmente vergognoso, ipocritamente, adolescenzialmente edificante.
Presunzione di autorità morale, quasi che Chiara Valerio, per dogma amichettistico, potesse garantire per il filosofo afferente al suo mondo di relazioni – i curricula di entrambi speculari, sovrapponibili: Radiotre, Scuola Holden e ogni altro luogo non meno da essi controllato con la protervia propria di una setta edificante – che, si è detto, adesso tace, nonostante, da subito, molte voci del femminismo avessero denunciato quanto fosse irricevibile la protervia di Valerio, supportata dall’amico Diego Bianchi che a Propaganda live le aveva concesso l’ennesimo spazio autoassolutorio. Il comunicato diramato da Plpl parla di risultati in linea con lo scorso anno. Falso. Sono i costi del biglietto e gli studenti che avrebbero gonfiato la partecipazione.
Dimenticavo: la direttrice artistica aveva invitato Caffo a parlare dei
suoi libri nonostante il processo per maltrattamenti nei suoi confronti e la
dedica della kermesse a Giulia Cecchettin. Inaccettabile che,
nonostante l’evidenza del fallimento anche etico, Valerio sia stata confermata
alla direzione dell’edizione 2025. I piccoli editori? Intanto, relegati nel
sotterraneo della Nuvola, nero su bianco, lamentano una
contrazione tra il 25 e il 40% delle vendite. Che avrebbe risparmiato –
leggiamo – le più grandi case come Sellerio e Adelphi. Per
oggettivi limiti e errori organizzativi.
Luca Briasco, editor di Minimum Fax, ha pubblicato su Facebook un lungo atto
d’accusa: “So bene da cosa dipende il numero di presenze invariato: mai
viste tante scuole in Fiera, dal mercoledì al venerdì. E però la facilità con
la quale, il sabato e la domenica, si girava per Più libri più liberi mi è
sembrata altrettanto (tristemente) senza precedenti”. Aggiungendo che “i
dati sono semplicemente falsi (…). Infine, molti eventi sold out sono stati
legati alla partecipazione di autori o personaggi pubblici che nulla hanno in
comune con la maggioranza schiacciante degli editori presenti in Fiera”. La
conferma dell’amichettismo sarà la tomba di una presunta egemonia
letteraria “di sinistra”. Si sappia pure che le doverose, se mai
arriveranno, dimissioni di Chiara Valerio non cancelleranno il
vulnus in atto. Il silenzio del clan non meno irricevibile.
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