venerdì 27 aprile 2018

senza telefonino, di Alberto Pellai


QUAL È L’ETÀ GIUSTA PER DARE IL CELLULARE IN MANO AD UN FIGLIO - Alberto Pellai
Una delle domande che mi vengono fatte più spesso dai genitori nel corso delle mie conferenze è: “Qual è l’età giusta per dare il cellulare in mano ad un figlio?”.
Sarebbe bello avere una risposta giusta per questa domanda. Sarebbe bello se una società scientifica si fosse sbilanciata in questo senso dicendoci: “Ecco l’età giusta, in cui il cellulare in mano a tuo figlio non è più un problema”.
Chiaramente l’età giusta non esiste. Ma esiste una domanda che ci può guidare: “Mio figlio è pronto a gestire la complessità associata all’uso di un cellulare, specie se Smartphone?”.
E’ in grado di distinguere ciò che è adatto a lui da ciò che non lo è? E’ capace di difendersi da eventuali attacchi e aggressioni verbali che potrebbe ricevere dai suoi amici di whatsApp. Sarebbe in grado di dire ad una persona che gli invia messaggi contenenti parolacce o bestemmie o addirittura materiale pornografico: “Non mandarmi mai più cose di questo tipo. Il tuo comportamento online è davvero problematico. Se lo fai un’altra volta ti cancello dai miei contatti”?
E ancora: vostro figlio è capace di spegnere il suo cellulare quando serve averlo spento, invece che acceso? Per esempio, sa spegnerlo in autonomia quando si mette a studiare? Sa metterlo in un’altra stanza quando pranza e cena con il resto della famiglia? Sa lasciarlo fuori dalla stanza da letto quando va a dormire? E quando gioca con gli amici, il cellulare sa gestirselo bene oppure interferisce con tutte le sue attività sociali? E ancora, quando è a scuola, a Messa (per chi ci va), all’allenamento sportivo sa metterlo da parte, spegnerlo, eventualmente anche non portarselo al seguito?
Infine, quando gioca con i vari videogames di cui ha scaricato le App sul suo smartphone, vostro figlio è in grado di darsi un tempo limite, di dirsi “Non più di 15-30 minuti, poi basta per oggi”?
Ecco, se vostro figlio è in grado di fare tutto questo, allora è pronto per avere in mano un cellulare. Se non è in grado, può avere in mano un cellulare, ma di tutti i temi relativi ai quesiti che vi ho proposto, dovrete sentirvi corresponsabili in prima persona. Il che significa che avrete molto da fare e per molto tempo, in termini di educazione al benessere digitale e all’uso appropriato dello smartphone nei prossimi anni (sì avete letto bene: anni, non mesi o settimane, perché per fare un buon uso di questo strumento occorre molto lavoro educativo da parte di noi genitori).
A casa nostra, abbiamo deciso che il cellulare sarebbe entrato nella vita dei nostri figli al termine della terza media. Al momento perciò lo possiede solo il primogenito, che è sedicenne. La nostra seconda figlia, 13enne, ha i propri gruppi whatsApp nel cellulare della mamma. Pur avendo preso una decisione così controcorrente, al momento posso dirvi che siamo tutti vivi e che mi pare anche che nessuno soffra di isolamento sociale. Anzi la nostra casa è sempre affollata di amici e amiche dei figli, che spesso stazionano da noi anche per pranzo e cena. A volte anche per dormire. La cosa non ci dispiace. Anzi ci sembra molto importante per la loro crescita. Più che avere un cellulare tra le mani. E quando il primogenito ha avuto in mano il proprio cellulare, devo ammettere che c’è stato, comunque e nonostante fosse già quattordicenne, molto lavoro da fare rispetto ai temi che avete letto nella prima parte di questo messaggio. E il lavoro continua, anche ora che è 16enne.
Detto questo: ognuno può decidere per i propri figli quello che vuole. Ma il mio consiglio è che alla scuola primaria avere in mano un cellulare è davvero un’impresa titanica e impone capacità di autoregolazione e competenze così complesse, che ….. solo i supereroi sono in grado di gestire. Perciò se vostro figlio è un supereroe….. nessun problema e andate avanti così. Altrimenti, cominciate a pensarci un po’ su.
da qui

VIETARE IL CELLULARE AI MINORI CON UNA LEGGE: LO SMARTPHONE COME ALCOOL E TABACCO Alberto Pellai


Di recente l’emergenza mediatica intorno al fenomeno Blue Whale (una sfida online in base alla quale un giovanissimo si iscrive ad un percorso in 50 prove che progressivamente lo portano ad uno stato dissociativo e lo inducono al suicidio) ha generato un’enorme ansia tra i genitori. Per la prima volta le mamme e i papà di tutto il mondo si sono confrontati con una notizia che li metteva in allarme su quanto la vita online dei loro figli poteva metterli a rischio rispetto alla loro incolumità fisica. In realtà, da tempo gli esperti dell’età evolutiva cercano di sensibilizzare il mondo degli adulti ad una consapevolezza educativa e ad una presenza più attenta e coinvolta rispetto a ciò che i propri figli fanno nella e della loro vita online. “Emergenza educativa” è la definizione più spesso utilizzata per commentare fenomeni sempre più spesso presenti nelle cronache nazionali e che hanno per protagonisti bambini, preadolescenti e adolescenti.
Sexting, adescamento online, cyberbullismo: parole e fenomeni sconosciuti ai genitori di dieci anni fa rappresentano oggi temi di grande rilevanza per il progetto educativo di ogni famiglia e rispetto ai quali ogni genitore deve dotarsi di competenze educative e preventive, da mettere in gioco con i propri figli, spesso a partire già dalla seconda infanzia. Perché, anche se il proprio figlio ancora non ha uno smartphone, ciò nonostante potrebbe trovarsi suo malgrado coinvolto in fenomeni di questa natura attraverso le tecnologie dei compagni di scuola e degli amici.
E’ alla luce della complessità crescente associata alla diffusione sempre più intensa e precoce delle tecnologie e in particolare degli smartphone tra i bambini della scuola primaria che ha fatto molto discutere la proposta di legge presentata in Irlanda che prevede il divieto di vendita di smartphone a minori di 14 anni e la sanzione per i genitori che permettono ai propri figli di navigare online in solitudine e senza accompagnamento e presidio educativo  (la multa in caso di trasgressione ammonterebbe a 100 euro). Una cosa simile era già avvenuta in una città giapponese, Kariya, dove con ordinanza del sindaco era stato imposto il divieto di utilizzo dello smartphone dopo le 21.00 ai 13.000 minori di età compresa tra i 6 e i 15 anni ivi residenti.
Negli Stati Uniti una mozione popolare, promossa dal gruppo Parents Against Underage Smartphones (Genitori contro gli smartphone ai minorenni) sta raccogliendo sempre più firme e aderenti che chiedono la possibilità di mettere a votazione nel 2018 il divieto di vendita a bambini e preadolescenti di devices elettronici. Per la prima volta, anche i Pediatri sembrano attivarsi in modo ufficiale su questo fronte fornendo indicazioni e linee-guida cui tutti i genitori dovrebbero imparare ad attenersi. Nel 2016 l’American Academy of Paeditrics (Accademia americana di pediatria) ha determinato che un’ora rappresenta il limite massimo di utilizzo giornaliero per smartphone e tablet tra i 2 e i 5 anni e ha fornito regole familiari inderogabili sull’uso dello stesso dai 6 anni in su.
Ciò che si evidenzia è una preoccupazione generalizzata verso l’impatto che le tecnologie possono avere sulla salute e il benessere dei piccolissimi e per la prima volta, dopo l’entusiasmo generalizzato ed epidemico che ha portato alla presenza indiscrimanata di questi strumenti in ogni casa e nelle mani di soggetti di ogni età, sembra esserci una sorta di “passo indietro” da parte dei genitori stessi, ma anche degli specialisti dell’età evolutiva. Ora si pensa alle tecnologie con lo stesso approccio precauzionale che è stato utilizzato per comportamenti a rischio (la cui pericolosità sulla salute umana è ad ogni modo provata da decenni di evidenze scientifiche e di ricerca) quali i comportamenti alcol-correlati e tabacco-correlati.
Rispetto alla pericolosità associata all’uso di smartphone e navigazione online in età precoce non possiamo ancora avere una mole di dati ricerca tale da portarci ad indicazioni preventive  certe e generalizzate, ma è indubbio che l’enorme quantità di effetti indesiderati e collaterali derivati dalla loro presenza nella vita di bambini e giovanissimi è sotto gli occhi di tutti.
La prevenzione nei prossimi anni sarà lo strumento fondamentale per evitare che la generazione dei nativi digitali si trovi intrappolata in una serie di patologie derivanti da un uso smodato e sregolato, che può rivelarsi auto-lesivo ed etero-lesivo, delle infinite strumentazioni tecnologiche di cui si trovano dotati fin dall’età più precoce.


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