Pechino sospende l’import di mangimi, provenienti dal Brasile, coltivati con pesticidi proibiti. I paesi UE, dove si utilizzano questi mangimi brasiliani negli allevamenti intensivi (come quelli che devastano l’aria nella Pianura padana), restano in silenzio perché i pesticidi, anche quelli vietati in UE ma utilizzati nelle monoculture brasiliane e argentine, vengono prodotti e venduti da multinazionali europee come le tedesche Bayer-Monsanto e BASF e la svizzera-cinese Syngenta
Due settimane fa Brasil de Fato, un giornale molto vicino al MST (Movimento Senza Terra) e ad altri movimenti popolari dell’America Latina, ha diffuso la notizia secondo la quale la Cina ha deciso di sospendere le importazioni di soia da cinque aziende brasiliane a causa della contaminazione da pesticidi. La notizia, purtroppo, non è ancora circolata sui grandi media italiani, ma su web si trova il lancio dalla Reuters su molti siti brasiliani e anche su qualche sito inglese e francese (e anche su uno italiano). Secondo quanto riportato da Reuters le spedizioni delle aziende Cargill Agrícola SA, ADM do Brasil, Terra Roxa Comércio de Cereais, Olam Brasil e C.Vale sarebbero state interessate dalla misura.
La questione è fondamentale perché riguarda non solo la Cina, ma tutti i
paesi che utilizzano mangimi provenienti dal Brasile per i loro allevamenti, soprattutto gli
orribili allevamenti intensivi, quindi certamente anche l’Italia e gli altri
paesi UE, che sono del tutto mangimi-tossico-dipendenti dal Brasile (e
Argentina in misura minore).
Nell’articolo di Brasil de Fato, tra l’altro, si legge: “Per Diana Chaib,
economista e ricercatrice delle relazioni cino-brasiliane presso l’Università
Federale del Minas Gerais (UFMG), la decisione della Cina di sospendere le
importazioni di una parte della soia brasiliana può essere interpretata
come un avvertimento all’agroindustria brasiliana, soprattutto per
quanto riguarda le preoccupazioni relative al necessità di migliorare i
controlli di qualità e rivedere le pratiche relative all’uso dei pesticidi…”.
Una prima considerazione: la Cina finora ha prodotto pochissima
soia e mais OGM, il popolo cinese è un po’ diffidente, il governo finora
(ma sta cambiando l’orientamento) ha preferito importarli da
Paesi in “perenne via di Sviluppo”, come il Brasile (ma anche l’Argentina), che
è diventato il maggior produttore di soia OGM tramite la deforestazione
dell’Amazzonia, avendo superato gli Usa. Il Brasile è ormai anche il
maggior esportatore mondiale di soia OGM. L’articolo specifica che “La
Cina è il maggiore consumatore di soia al mondo, rappresentando oltre il 60%
del commercio mondiale di questo cereale… Per quanto riguarda il Brasile, due
terzi di tutta la soia prodotta nel Paese vengono spediti al gigante asiatico”.
Insomma forse il governo della Cina ha aperto gli occhi, non vuole più farsi
fregare e far ammalare i suoi cittadini, che pure vogliono mangiare carne,
anche se per ora ne mangiano abbastanza meno degli statunitensi: i cinesi ne
consumano poco più della metà (74 kg procapite anno contro 126 kg, mentre la
media mondiale è di 43 kg). Nel 2016 il governo della Cina ha delineato un
piano per ridurre il consumo di carne dei suoi abitanti del 50%, ma non pare che il
piano stia funzionando molto.
Invece la UE e l’Italia, in cui arrivano e si utilizzano questi mangimi
brasiliani avvelenati e infetti, continuano a star zitti, perché i pesticidi,
anche quelli vietati in UE, ma utilizzati nelle monoculture brasiliane e
argentine, vengono prodotti e venduti da aziende europee, le tedesche
Bayer-Monsanto, BASF e la svizzera-cinese Syngenta.
Sempre nell’articolo si legge: “In una nota, il ministero Agricoltura e Allevamento
del Brasile (Mapa) ha affermato che ‘le altre unità delle società notificate
continuano a esportare normalmente in Cina, con le sospensioni valide solo per
le 5 unità ufficialmente notificate’. Pertanto, prosegue il ministero, ‘i
volumi scambiati dal Brasile non saranno interessati da questa sospensione
temporanea di queste 5 unità notificate’. Ma non è vero: ‘le
cinque unità sospese fanno parte di operazioni che hanno rappresentato oltre il
30% degli oltre 73 milioni di tonnellate di soia esportate dal Brasile in Cina
nel 2024″.
Alan Tygel, della Campagna permanente contro i pesticidi e per la vita, ricorda “che da
anni i movimenti agroecologici mettono in guardia sulla qualità dei prodotti
agricoli brasiliani, basati sull’uso di prodotti chimici altamente tossici
e dannosi per l’ambiente… L’impegno del Brasile negli ultimi decenni
nell’investire tutte le sue risorse nell’agroalimentare, ha generato questo
tipo di dipendenza, rendendo il nostro paese vulnerabile a crisi catastrofiche
se i principali importatori decidessero per qualche motivo di vendicarsi del
Brasile…”.
Chaib dice che l’impatto di questa misura potrà essere misurato in base
alla durata dell’embargo o alle nuove restrizioni su altri prodotti brasiliani. “Ciò potrebbe
influire sui prezzi nazionali della soia in Brasile e aumentare i costi dei
mangimi per il bestiame, il che potrebbe rendere la carne bovina brasiliana
meno competitiva sul mercato internazionale. Ma questo impatto sul commercio di
carne bovina dipenderà dall’entità e dalla durata della sospensione della soia
che la Cina attuerà. Il Brasile è il maggiore consumatore di pesticidi
al mondo, superando Cina e Stati Uniti messi insieme. Invece di
scoraggiare l’uso di questi agenti chimici nella produzione agricola, lo stato
brasiliano offre miliardi di reais in esenzioni fiscali alle aziende del
mercato dell’agrobusiness chimico del Paese, incoraggiandone l’uso (nel 2019
Bolsonaro ha autorizzato 152 nuovi pesticidi, ndr).
Sempre in questo articolo la scienziata biomedica e ricercatrice della
Fondazione Oswaldo Cruz (Fiocruz), Karen Friedrich, richiama l’attenzione
“sugli effetti nocivi dell’uso estensivo di pesticidi nella produzione
agricola, oltre a tutte le prove dei danni alla collettività. salute e
ambiente. E questo potrebbe avere a che fare con questi “incidenti”
commerciali. Queste sostanze sono state utilizzate per decenni e stanno
già sviluppando i propri parassiti, sviluppando resistenza. È la stessa logica
degli antibiotici ospedalieri. Usandoli in modo così indiscriminato, hanno
sviluppato batteri super resistenti. E in agricoltura abbiamo questi parassiti
che stanno sviluppando resistenza. Quindi questo non è un bene per gli
agricoltori e per l’agroindustria. Questo è un bene per le industrie, per
Bayer, Basf, Monsanto, Syngenta ecc., che stanno cercando di mantenere questo
prodotto sul mercato fino all’ultimo secondo”.
La crisi economica della Germania, paese ormai in recessione, con l’Italia
e la Pianura Padana in coda, con la sua industria tedescodipendente, ci faranno
aprire gli occhi? Nella relazione che accompagna il PDL 1760, in discussione da
luglio 2024 alla Commissione Agricoltura della Camera in sede referente, si
può leggere: “Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) queste sono
state responsabili di più di 50.000 morti premature (52.300) in Italia nel solo
2020, per una stima di 462.300 anni di vita persi e di quasi 47.000 nel
2021. Dati drammatici che collocano l’Italia al primo posto per morti premature
causate dall’esposizione al PM2,5 e che comportano anche enormi
costi sanitari, in particolare nelle zone come la Pianura padana nelle quali si
registra un’alta concentrazione di attività emissive, quali gli
allevamenti intensivi. Le 50.000 morti premature, la maggior parte di
abitanti nella Pianura padana, in buona parte legate alle emissioni degli
allevamenti intensivi”. Il PDL N. 1760 “Disposizioni in materia di
riconversione del settore zootecnico per la progressiva transizione
agroecologica degli allevamenti intensivi”, che vuole una riconversione degli
allevamenti intensivi, in primis il blocco di nuovi allevamenti intensivi e
impedire l’aumento di capi in quelli attuali, è stato presentato da 23
deputati, tra cui anche quattro di centrodestra, era stato proposto a marzo
2024 da cinque associazioni (Greenpeace, WWF, ISDE, Lipu e Terra!).
Certamente il docufilm 2024 sugli allevamenti intensivi di Giulia
Innocenzi “Food for profit”, che ha avuto un enorme successo (è stato trasmesso
da Report), ha raccontato e impressionato moltissimi cittadini sui traffici
mafiosi delle lobby al Parlamento europeo e di molti parlamentari europei, che
sostengono il predominio di questi mostruosi allevamenti intensivi, sia
in Italia che nei paesi UE. Ma noi poi mangiamo la carne che producono, con
residui di pesticidi proibiti in UE e degli Antibiotici somministrati agli
animali.
Sono un vecchio medico, che ha curato in ospedale anche i tumori, che sono
malattie croniche, che ci arrivano soprattutto da quello che mangiamo, beviamo
e respiriamo. Ci possiamo svegliare e lottare tutti insieme? Oppure alla fine
ha ragione Elena Cattaneo, senatrice a vita dal 2013, la
neuroscienziata proOGM, che dice da anni che noi italiani siamo degli ipocriti
e stupidi, che non vogliamo coltivare (per ora) gli OGM in Italia, ma ce li
mangiamo tutti i giorni (glifosato incluso)?
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