mercoledì 12 febbraio 2025

La Cina respinge i mangimi brasiliani - Antonio Lupo

Pechino sospende l’import di mangimi, provenienti dal Brasile, coltivati con pesticidi proibiti. I paesi UE, dove si utilizzano questi mangimi brasiliani negli allevamenti intensivi (come quelli che devastano l’aria nella Pianura padana), restano in silenzio perché i pesticidi, anche quelli vietati in UE ma utilizzati nelle monoculture brasiliane e argentine, vengono prodotti e venduti da multinazionali europee come le tedesche Bayer-Monsanto e BASF e la svizzera-cinese Syngenta

Due settimane fa Brasil de Fato, un giornale molto vicino al MST (Movimento Senza Terra) e ad altri movimenti popolari dell’America Latina, ha diffuso la notizia secondo la quale la Cina ha deciso di sospendere le importazioni di soia da cinque aziende brasiliane a causa della contaminazione da pesticidi. La notizia, purtroppo, non è ancora circolata sui grandi media italiani, ma su web si trova il lancio dalla Reuters su molti siti brasiliani e anche su qualche sito inglese e francese (e anche su uno italiano). Secondo quanto riportato da Reuters le spedizioni delle aziende Cargill Agrícola SA, ADM do Brasil, Terra Roxa Comércio de Cereais, Olam Brasil e C.Vale sarebbero state interessate dalla misura.

La questione è fondamentale perché riguarda non solo la Cina, ma tutti i paesi che utilizzano mangimi provenienti dal Brasile per i loro allevamenti, soprattutto gli orribili allevamenti intensivi, quindi certamente anche l’Italia e gli altri paesi UE, che sono del tutto mangimi-tossico-dipendenti dal Brasile (e Argentina in misura minore).

Nell’articolo di Brasil de Fato, tra l’altro, si legge: “Per Diana Chaib, economista e ricercatrice delle relazioni cino-brasiliane presso l’Università Federale del Minas Gerais (UFMG), la decisione della Cina di sospendere le importazioni di una parte della soia brasiliana può essere interpretata come un avvertimento all’agroindustria brasiliana, soprattutto per quanto riguarda le preoccupazioni relative al necessità di migliorare i controlli di qualità e rivedere le pratiche relative all’uso dei pesticidi…”.

Una prima considerazione: la Cina finora ha prodotto pochissima soia e mais OGM, il popolo cinese è un po’ diffidente, il governo finora (ma sta cambiando l’orientamento) ha preferito importarli da Paesi in “perenne via di Sviluppo”, come il Brasile (ma anche l’Argentina), che è diventato il maggior produttore di soia OGM tramite la deforestazione dell’Amazzonia, avendo superato gli Usa. Il Brasile è ormai anche il maggior esportatore mondiale di soia OGM. L’articolo specifica che “La Cina è il maggiore consumatore di soia al mondo, rappresentando oltre il 60% del commercio mondiale di questo cereale… Per quanto riguarda il Brasile, due terzi di tutta la soia prodotta nel Paese vengono spediti al gigante asiatico”.

Insomma forse il governo della Cina ha aperto gli occhi, non vuole più farsi fregare e far ammalare i suoi cittadini, che pure vogliono mangiare carne, anche se per ora ne mangiano abbastanza meno degli statunitensi: i cinesi ne consumano poco più della metà (74 kg procapite anno contro 126 kg, mentre la media mondiale è di 43 kg). Nel 2016 il governo della Cina ha delineato un piano per ridurre il consumo di carne dei suoi abitanti del 50%, ma non pare che il piano stia funzionando molto.

Invece la UE e l’Italia, in cui arrivano e si utilizzano questi mangimi brasiliani avvelenati e infetti, continuano a star zitti, perché i pesticidi, anche quelli vietati in UE, ma utilizzati nelle monoculture brasiliane e argentine, vengono prodotti e venduti da aziende europee, le tedesche Bayer-Monsanto, BASF e la svizzera-cinese Syngenta.

Sempre nell’articolo si legge: “In una nota, il ministero Agricoltura e Allevamento del Brasile (Mapa) ha affermato che ‘le altre unità delle società notificate continuano a esportare normalmente in Cina, con le sospensioni valide solo per le 5 unità ufficialmente notificate’. Pertanto, prosegue il ministero, ‘i volumi scambiati dal Brasile non saranno interessati da questa sospensione temporanea di queste 5 unità notificate’. Ma non è vero: ‘le cinque unità sospese fanno parte di operazioni che hanno rappresentato oltre il 30% degli oltre 73 milioni di tonnellate di soia esportate dal Brasile in Cina nel 2024″.

Alan Tygel, della Campagna permanente contro i pesticidi e per la vita, ricorda “che da anni i movimenti agroecologici mettono in guardia sulla qualità dei prodotti agricoli brasiliani, basati sull’uso di prodotti chimici altamente tossici e dannosi per l’ambiente… L’impegno del Brasile negli ultimi decenni nell’investire tutte le sue risorse nell’agroalimentare, ha generato questo tipo di dipendenza, rendendo il nostro paese vulnerabile a crisi catastrofiche se i principali importatori decidessero per qualche motivo di vendicarsi del Brasile…”.

Chaib dice che l’impatto di questa misura potrà essere misurato in base alla durata dell’embargo o alle nuove restrizioni su altri prodotti brasiliani. “Ciò potrebbe influire sui prezzi nazionali della soia in Brasile e aumentare i costi dei mangimi per il bestiame, il che potrebbe rendere la carne bovina brasiliana meno competitiva sul mercato internazionale. Ma questo impatto sul commercio di carne bovina dipenderà dall’entità e dalla durata della sospensione della soia che la Cina attuerà. Il Brasile è il maggiore consumatore di pesticidi al mondo, superando Cina e Stati Uniti messi insieme. Invece di scoraggiare l’uso di questi agenti chimici nella produzione agricola, lo stato brasiliano offre miliardi di reais in esenzioni fiscali alle aziende del mercato dell’agrobusiness chimico del Paese, incoraggiandone l’uso (nel 2019 Bolsonaro ha autorizzato 152 nuovi pesticidi, ndr).

Sempre in questo articolo la scienziata biomedica e ricercatrice della Fondazione Oswaldo Cruz (Fiocruz), Karen Friedrich, richiama l’attenzione “sugli effetti nocivi dell’uso estensivo di pesticidi nella produzione agricola, oltre a tutte le prove dei danni alla collettività. salute e ambiente. E questo potrebbe avere a che fare con questi “incidenti” commerciali. Queste sostanze sono state utilizzate per decenni e stanno già sviluppando i propri parassiti, sviluppando resistenza. È la stessa logica degli antibiotici ospedalieri. Usandoli in modo così indiscriminato, hanno sviluppato batteri super resistenti. E in agricoltura abbiamo questi parassiti che stanno sviluppando resistenza. Quindi questo non è un bene per gli agricoltori e per l’agroindustria. Questo è un bene per le industrie, per Bayer, Basf, Monsanto, Syngenta ecc., che stanno cercando di mantenere questo prodotto sul mercato fino all’ultimo secondo”.

La crisi economica della Germania, paese ormai in recessione, con l’Italia e la Pianura Padana in coda, con la sua industria tedescodipendente, ci faranno aprire gli occhi? Nella relazione che accompagna il PDL 1760, in discussione da luglio 2024 alla Commissione Agricoltura della Camera in sede referente, si può leggere: “Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) queste sono state responsabili di più di 50.000 morti premature (52.300) in Italia nel solo 2020, per una stima di 462.300 anni di vita persi e di quasi 47.000 nel 2021. Dati drammatici che collocano l’Italia al primo posto per morti premature causate dall’esposizione al PM2,5 e che comportano anche enormi costi sanitari, in particolare nelle zone come la Pianura padana nelle quali si registra un’alta concentrazione di attività emissive, quali gli allevamenti intensivi. Le 50.000 morti premature, la maggior parte di abitanti nella Pianura padana, in buona parte legate alle emissioni degli allevamenti intensivi”. Il PDL N. 1760 “Disposizioni in materia di riconversione del settore zootecnico per la progressiva transizione agroecologica degli allevamenti intensivi”, che vuole una riconversione degli allevamenti intensivi, in primis il blocco di nuovi allevamenti intensivi e impedire l’aumento di capi in quelli attuali, è stato presentato da 23 deputati, tra cui anche quattro di centrodestra, era stato proposto a marzo 2024 da cinque associazioni (Greenpeace, WWF, ISDE, Lipu e Terra!).

Certamente il docufilm 2024 sugli allevamenti intensivi di Giulia Innocenzi “Food for profit”, che ha avuto un enorme successo (è stato trasmesso da Report), ha raccontato e impressionato moltissimi cittadini sui traffici mafiosi delle lobby al Parlamento europeo e di molti parlamentari europei, che sostengono il predominio di questi mostruosi allevamenti intensivi, sia in Italia che nei paesi UE. Ma noi poi mangiamo la carne che producono, con residui di pesticidi proibiti in UE e degli Antibiotici somministrati agli animali.

Sono un vecchio medico, che ha curato in ospedale anche i tumori, che sono malattie croniche, che ci arrivano soprattutto da quello che mangiamo, beviamo e respiriamo. Ci possiamo svegliare e lottare tutti insieme? Oppure alla fine ha ragione Elena Cattaneo, senatrice a vita dal 2013, la neuroscienziata proOGM, che dice da anni che noi italiani siamo degli ipocriti e stupidi, che non vogliamo coltivare (per ora) gli OGM in Italia, ma ce li mangiamo tutti i giorni (glifosato incluso)?

da qui

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