venerdì 5 luglio 2024

Non costa quasi niente - Miguel Martinez

E’ più facile abbandonare in giro un tappo da solo che una bottiglia, sappiamo che sulle nostre spiagge si trovano molti più tappi che conchiglie.

Ma proprio perché è così minimale la misura, ha qualcosa di ridicolo. E magari io, che non butterei un tappo senza pensarci, mi sento un pochino offeso; e questo si somma a tante altre cose che non capiamo, e che ci piovono addosso, e in un mondo in cui l’unico potere che ci è concesso è quello di votare ogni cinque anni contro qualcuno, contribuiscono alla sensazione di far parte di un gregge diretto da un pastore disumano, per fini che sa solo lui.

Allo stesso tempo, dovrebbe essere ovvio che il problema non è il tappo, è la bottiglia:Nel 2016, furono prodotti 320 mila miliardi di tonnellate di plastiche di tutti i tipi.

Ma sentiamo la parte veramente interessata: la UNESDA Soft Drinks Europe (“UNESDA rappresenta l’industria europea delle bevande analcoliche”) e la Federazione Europea di Acque Imbottigliate, due lobby con sede – ovviamente – a Bruxelles.

Sono contrari quanto Salvini alla misura del tappo legato (“tethered cap”), ma per motivi ben più seri.

Iniziano facendo rumorosa professione di fede ambientalista, ovviamente.

Ma fanno notare che i tappi legati richiedono plastiche diverse e più pesanti, e quindi faranno aumentare le tonnellate di plastica in giro; la loro lavorazione dovrebbe aggiungere una gran quantità di emissioni di CO2; e per produrli, si dovrà rivedere tutta la linea di produzione, con un aumento di costi notevole.


Ora, i plasticari hanno ragione, dal punto di vista loro.

Le bottiglie di plastica usa e getta sono un prodotto che al cliente finale non costa quasi niente, per cui quasi tutti gli esseri umani ne possono comprare senza nemmeno pensasrci.

Quindi ogni anno nel mondo si producono circa 600 miliardi di bottiglie di plastica usa e getta.

Prodotti che non costano quasi niente, solo che il quasi moltiplicato per 600 miliardi fa una bella cifra, è un elemento fondamentale di tutta la catena planetaria della Grande Distribuzione Organizzata. E le aziende federate all’Unesda si vantano di dare lavoro a 1,7 milioni di persone. E più si parla di ambiente, più cresce il mercato dell’acqua in bottiglia:


Non entriamo qui nel devastante impatto ambientale di queste bottiglie usa-e-getta, persino i plasticari lo riconoscono; eppure come si vede il mercato della devastazione cresce proprio negli anni in cui cresce la retorica ambientalista.

I tappi legati faranno sicuramente aumentare i costi ai produttori; che quindi aumenteranno il prezzo all’utente finale e continueranno a guadagnare lo stesso? No, perché se le bottigliette cominciassero a costare quasi qualcosa, la gente ci penserebbe due volte. Magari scoprirebbe che l’acqua del rubinetto è potabile…

Per cui i plasticari suggeriscono una sola strategia alternativa: il riciclaggio. Cioè tutte le bottiglie, invece di essere buttate, tornano a casa e ridiventano bottiglie e le spiagge restano pulite e gli inceneritori non emettono fumi. Questa è la proposta dell’industria della plastica da sempre, ma è ovviamente bacata alla radice: la plastica non viene “re-cycled”, ma “down-cycled”, con le bottigliette ci fai prima le palette per raccogliere la spazzatura, e poi più niente (semplificando); e più si ricicla la plastica, più diventa tossica.

Ma la proposta sembra semplice: per continuare a produrre sempre più bottigliette di plastica che non costano quasi niente, si fa così:

1.       A spese del contribuente, lo Stato lancia una grande campagna per dire dove si butta questo e dove si butta quello. L’Uomo Medio vive sommerso tra milioni di messaggi che contemporaneamente cercano di sedurre, di vendere qualcosa, di prenderein giro, di spaventare e per fortuna è quindi diventato quasi sordo a roba del genere; ma comunque i plasticari vogliono proprio quello che l’Uomo Medio non vuole – uno Stato Predicatore.

2.      A spese del contribuente, lo Stato potenzia tutta l’immensa infrastruttura che permette il riciclaggio.

3.      A spese del contribuente, lo Stato finanzia la ricerca e l’innovazione che permetterà a plasticari di godere di un po’ di materia prima più o meno gratuita.

Il bello è che il Contribuente è lo stesso tizio che compra la bottiglietta di plastica.

Quindi la situazione è questa.

C’è un’Istituzione (che chiamiamo vagamente “Europa”) che deve affrontare la catastrofe ambientale indotta dall’uso della plastica usa e getta.

Per farlo, ha davanti a sé un’alternativa:

1.       chiudere tutta la filiera, far licenziare 1,7 milioni di persone, far infuriare centinaia di milioni di elettori abituati a compare la bottiglina al supermercato, far tremare il PIL.

2.      Fare ammuina, cioè imporre i tappi legati. Che non sono del tutto inutili, certo, e danno l’illusione che si è fatto qualcosa.

C’è una Destra politica che coglie un rigetto istintivo di tanti. Immaginatevi una persona che lavora sodo e non ha tempo da perdere a informarsi troppo; che ha sentito dire che il riciclaggio risolve tutto, e sta attenta a riciclare; poi arriva una misura piccola, ma che si sente anche fisicamente come un po’ scomoda e ridicola, quasi a tatto una presa in giro, e che dice, “io non mi fido di te, che ricicli“. E la persona si chiede a pelle – “perché io, che non faccio male a nessuno, devo sempre pagare?

C’è una Sinistra politica che si eccita subito, dicendo che la Destra è talmente menefreghista che pur di danneggiare l’ambiente, respinge anche una misura così evidentemente positiva e così piccola e così poco fastidiosa.

E c’è una Destra che ri-coglie la palla al balzo, e nota come la Sinistra sia sempre vessatoria e nemica della libertà e vuol fare pagare tutte le crisi agli ultimi.

Così sul nulla, riparte il Motore Perpetuo a Energia Avversaria.

Mentre la catastrofe ambientale avanza inesorabile, ovunque inconstrata.

da qui 

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